“BITONTO E’ IN UN MARE DI ULIVI” Cinema 22 Aprile 2015 BITONTO, CENTRO DEL MONDO NEL LIBRO PUBBLICATO DA LATERZA: “BITONTO E’ IN UN MARE DI ULIVI” di ROMOLO RICAPITO Presentato presso la libreria Laterza di Bari il volume, sempre edito da Laterza, “Bitonto è in un mare di ulivi” di Nicola Pice, studioso ed ex sindaco. A coordinare l’incontro la giornalista e sceneggiatrice Antonella Gaeta, che ha ospitato a sua volta il regista cinematografico Pippo Mezzapesa. La dott.ssa Gaeta, che è anche collaboratrice di Repubblica Bari, ha lodato la bellezza del centro storico e della Cattedrale di Bitonto, specificando che l’immersione nel libro del prof. Pice le è congeniale, avendo avuto una nonna bitontina innamoratasi del nonno, originario della vicina Palo del Colle. I due comunicavano attraverso il buco della serratura di una casa attigua. In più, la sorella di sua nonna era anche la moglie del fondatore del cinema Coviello, storica sala di Bitonto ed ex Teatro Umberto. Al Coviello, Antonella Gaeta sviluppò la sua passione per il cinema, che l’ha portata anche a presiedere l’Apulia Film Commission. Il legame con Nicola Pice è poi stringente, essendo stato egli suo professore di greco al liceo classico : sentendosi coinvolta nelle sue lezioni, la giornalista si è laureata in lettere classiche. Il professor Pice ha espresso la volontà di aver voluto raccontare una cittadina (Bitonto) nei suoi luoghi tipici e attraverso le persone che vi abitano o vi hanno abitato, oltrepassandone il perimetro. A Bitonto vissero nomi storici come Tommaso Traetta (musicista), Francesco Speranza (pittore), Nicola Majorano, detto il Caffarelli (cantante). Il centro storico di Bitonto era sino all’ Ottocento il centro della città, ma è stato anche una “riscoperta” dei tempi moderni. La copertina del volume di Nicola Pice raffigura un “mare” di ulivi, ossia è l’affermazione di un “tesoro” appartenente a Bitonto, assimilabile a un “bastimento” di colture. La diversità dei colori delle pietre che formano gli antichi monumenti e dei profumi che si avvertono attraversando il centro storico ( caratterizzato dal romanico pugliese, con la tipica pietra “riflessata” di rosa usata per costruire la Cattedrale, la cui tinta viene esaltata dai raggi del sole) costituisce un capolavoro artistico e cromatico. Sono state mostrate in diapositiva le principali opere di Francesco Speranza (1902-1984) che rappresentano un’arte all’insegna del fiabesco. All’interno di ciò, si è anche detto che la capacità degli antichi contadini di dialogare e curare gli alberi di ulivo è un afflato scomparso, in quanto attualmente la terra è un oggetto da sfruttare per la mera produzione di ortaggi e non è valorizzata per ciò che rappresenta veramente , cioè forza vitale, depositaria di valori. Doveroso un riferimento alla xylella fastidiosa che come ha scritto Il Fatto Quotidiano :”non distrugge gli ulivi, ma distrugge l’immagine del nostro meraviglioso territorio“. Tornando al pittore Speranza, le sue storie di paese popolano i suoi preziosi quadri, che sfruttano come soggetti gli eredi degli scalpellini o gli intagliatori di pietre; ancora, le sue tele ci mostrano calci cotte al sole, ringhiere fiorate, grida festose di bimbi, cielo blu cobalto che dà riflessi di madreperla. Il ritorno della donna a casa con la sporta di giunco è una reminiscenza del Sabato del Villaggio. E ancora, la vecchia chiesa di San Silvestro e il mare di ulivi che “fa il paio” con il mare del cielo… Il regista Pippo Mezzapesa :”il libro mi ha ricondotto ai luoghi tipici delle mia giovinezza; il lavoro di regista mi porta in altri luoghi ma la voglia di rimanere è più forte. L’emozione che Bitonto mi dà con i suoi contrasti laceranti, nessun luogo al mondo me la può offrire”. Bitonto luogo dell’anima, dunque, ispiratore di attenzione al territorio pugliese, alle sue contraddizioni e bellezze nascoste. Nel saggio, accennate tante storie, come la nobiltà composta da baroni particolarmente parsimoniosi, che si rivolgevano al calzolaio, il quale acquistava sempre il giornale quotidiano : egli era solito “raccontare” le notizie. Il calzolaio fu dunque “ricompensato” ereditando il patrimonio dei baroni, che dilapidò allegramente. Il centro storico di Bitonto si è di recente animato diventando luogo di tendenza e di movida.