GIORNALISMO: IERI; OGGI E DOMANI. Al Circolo Unione di Bari Cinema 22 Aprile 2015 di ROMOLO RICAPITO Si è tenuta presso il Circolo Unione di Bari, attiguo al Teatro Petruzzelli, una serata celebrante il giornalismo di “Ieri, Oggi e Domani” avente il suo clou con la premiazione del decano Pasquale Tempesta, per festeggiare i suoi 60 anni di giornalismo, svolto principalmente presso il quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno. Tempesta, introdotto dal collega Vinicio Coppola, si è prodotto da autentico vecchio affabulatore in divertenti e spiritosi aneddoti, come quello avente per protagonista una conoscente molto anziana che, allo scopo di omaggiare con un complimento, lo stesso Tempesta volle gratificare con la seguente frase, il giorno di un suo compleanno, dopo i 90: “Tanti auguri per i tuoi 29 anni!”. La vegliarda, piccata, rispose al giornalista: “ma io ne ho 19!”. Da allora, ha concluso Pasquale Tempesta, “mai più auguri alle signore”.. L’illustre ospite ha spiegato in un modo un po’ non sense che, nonostante i 60 anni di militanza nel giornalismo ufficiale, egli si sente più vicino ai 70, pur avendo oltrepassato gli 80 di età… Tempesta ha ricordato i 120 anni di vita auspicati da Berlusconi, ribadendo il concetto, però che, “70 è più bello”. Vinicio Coppola, rivolgendosi agli illustri colleghi (composti, sul “palco” da Lino Patruno e Raffaele Nigro, oltre che dal presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Puglia, Valentino Losito, seduto però in platea ) ha introdotto una bella ragazza bionda, presente anche lei sul “palco” dei festeggiamenti, che avrebbe parlato in seguito del “giornalismo nascente”. La giovane si è recentemente “diplomata” (o laureata) al celebre Master di Giornalismo che ha luogo in via Palazzo di Città, presso la sede dell’Odg pugliese. Vinicio Coppola ha offerto il suo personale contributo narrando del “giornalismo che ho conosciuto io”. “Venivo fuori dal liceo classico-ha spiegato – e per la prova di un evento in tv da raccontare al pubblico, sostenuta presso la sede Rai, mii fu detto: “racconta il fatto come se lo dovessi narrare alla tua cameriera”. Coppola, che ha rivendicato basi letterarie (da D’Annunzio in poi) traspose nel pezzo le sue ampie conoscenze e fu liquidato con la brusca frase: “il Giornalismo non è fatto per te.!”. Nonostante ciò, fu poi chiamato lo stesso per un incarico in radio-tv. L’assunto: occorre scrivere cultural-popolare, per dirla alla Pippo Baudo, al fine di rendere più facile l’assimilazione delle notizie e di contenuti da parte di tutti”. Coppola ha ricordato che dal mondo della radio e tv approdò infine alla Gazzetta del Mezzogiorno. Pasquale Tempesta, riprendendo la parola, ha introdotto un “elogio della brevità” (producendosi però in una lunghissima concione!) preoccupandosi e mettendo le mani avanti riguardo alcune temute “defaillance mnemoniche” dovute all’età, in un guizzo di auto-ironia. E ha chiesto il “permesso” all’uditorio per costruire un altro aneddoto. C’era una volta, allora la penna, poi il calamaio, elementi indispensabili per il giornalismo. Poi arrivò la stilografica. ma non va dimenticato di quelle biglie di vetro che, nella lontana Ungheria,Laszlo Biro vedeva correre sull’asfalto. Ecco l’invenzione della penna a biro. Quindi “la macchina da scrivere” (o “per” scrivere) . Ricordata la celebre foto di Indro Montanelli, che lo pone spiritual-pensoso di fronte appunto a tale oggetto. “Noi portavamo per la pubblicazione il nostro articolo prima in tipografia-ha continuato,Tempesta – dove dai caratteri mobili si passava alle linotype: erano macchine gigantesche. E poi il piombo, minerale indispensabile per la stampa, quindi i correttori di bozze…”. Mostrate delle diapositive dell’attuale sede de La Gazzetta del Mezzogiorno, situata in via Scipione l’Africano. Ancora: la distruzione dei monumenti in pietra da parte dell’Isis (per tornare al giorno d’oggi…) ma il giornalismo agli albori annoverava il grande Erodoto, uno dei primi “veri” giornalisti. Lino Patruno è stato incaricato di parlare del giornalismo di oggi. Ma prima, ancora, Tempesta ha voluto re-intervenire con la citazione di un vocabolario di 3200 parole attinente sempre al giornalismo. Apripista, Avvoltoio (giornalista capace ma privo di sensibilità umana) Battesimo di Fuoco. Cucire un pezzo: una volta si faceva proprio con colla e forbici. Il Negro, una specie di ghostwriter che faceva il lavoro per il giornalista che se ne attribuiva il merito. Lino Patruno (finalmente!) ha salutato con grande affetto Tempesta, dal quale ha appreso molte delle cose che gli sono risultate utili per l’esercizio della professione. Dopo il saluto all’alunna del master Rossella Petragallo, Patruno ha affondato il bisturi su un paese, l’Italia, “che non ama leggere”. “Non si può andare avanti così, è una nazione abitata da un popolo di ignoranti, “me compreso”- ha detto Patruno, in una forma di icastica auto-critica. Esistono gli alfabeti di ritorno, in un’Italia che ha meno diplomati e laureati rispetto alle altre nazioni della Ue. L’alto numero di lettori per copia, ad esempio con riferimento a La Gazzetta del Mezzogiorno, poteva fare piacere un tempo. Ora conta che il giornale si acquisti. Si legge troppo poco mentre è in atto un coraggioso sforzo per rendere i giornali “appetitosi”. “In Puglia intere famiglie non hanno letto nessun libro nell’ultimo anno, hanno pochi libri in casa, oppure , addirittura, nessun libro. Andrebbe introdotto, in ogni facoltà universitaria, un corso di lingua italiana. La Riforma Protestante fu affidata alla parola scritta, che produsse un esercizio alla lettura. La Riforma Cattolica badò più all’iconografia. Lino Patruno sta leggendo il nuovo libro di Umberto Eco: in Numero Zero il celebre semiologo prospetta un giornale in costruzione che però non vede mai la luce. “IL PROBLEMA DEI GIORNALI, ADESSO, E’ CHE SI AFFIDANO ALLA MACCHINA DEL FANGO”, è sbottato Patruno, aggiungendo però: sono queste le testate più rifiutate dai lettori. I giornali di applicazione politica, ideologica, dunque, con una faziosità dichiarata e precostituita sono La Repubblica da una parte, poi Il Giornale, Libero e Il Tempo dall’altra. La faziosità che non nascondono, rende però tali testate assai più affidabili di altri quotidiani “buonisti”, ma falsi. I giornalisti: all’interno della categoria è sempre in atto una corsa a schierarsi per le future candidature politiche che certuni vorrebbero assumere o per posti, eventuali, in Consigli di Amministrazione. La tv è il regno dell’idiozia e della panna montata. Si sfonda il video con l’Urlo, nei cosiddetti talk show, ma a salvarsi sono alcuni programmi giornalistici, poco seguiti dal pubblico, come Tv Sette, Report della Gabanelli e Speciale Tg1.( Patruno li ha definiti “belli”) Lo specifico di questa tv è fare spettacolo, con personaggi come Santanchè,Salvini, Sgarbi, Landini usati per puro spettacolo, appunto, e incrementare l’audience. Lo storytelling: ancora citazioni e concetti vari. La pubblicità: più efficace lo spot della 500 mossa a sprint dalla Pillola di Viagra che quello della Opel tedesca che illustra tutti i dati tecnici al potenziale acquirente. Il linguaggio politico: le felpe strane di Salvini, Renzi che “condanna” gli oppositori con la definizione di gufi. Patruno si è augurato un futuro con “giornalisti “pazzi” che “entrano in un posto da dove gli altri scappano” . Invece funziona il giornalismo dell ‘Isis, a livello di sensazionalismo: ma giornalisti possono esserlo tutti quanti, come avviene attualmente. Infatti la giovane Rossella Petragallo ha detto che la nuova penna e il nuovo calamaio confluiscono nel web. Tutti fanno giornalismo, ma solo chi ha la professionalità giusta dovrebbe essere deputato a svolgerlo . Per parlare del giornalismo partecipativo la Petragallo si è servita di contenuti scritti, proiettati su un grande schermo. Ecco l’Open Data Journalism, Twitter, ma le qualità del giornalismo devono essere accuratezza e onestà. Dunque il premio consegnato a Tempesta da Valentino Losito “Nel mutare dei mezzi non moriremo con la dittatura del web” . E poi: “Con Tempesta ci unisce la nostra BITONTO. Insieme ricordiamo gli anni trascorsi in Gazzetta. In omaggio a Pasquale Tempesta anche una litografia del pittore bitontino Francesco Speranza”.