SILVIA LO SAI: UNA CAVALCATA NELLA BARI ANNI OTTANTA… Cinema 22 Aprile 2015 SILVIA LO SAI: UNA CAVALCATA NELLA BARI ANNI OTTANTA, CONFRONTATA COL NORD EFFICIENTE (MA MENO INTERESSANTE) DELLA NORDICA LUCCA di ROMOLO RICAPITO Sarebbe strano sentire cantare Tina Turner “What’s love got to do with it” all’ombra dei palazzi popolari del rione Iapigia di Bari: ma è solo l’incipit del romanzo di Silvano Dragonieri, medico barese, pubblicato da Wip e dal titolo “Silvia Lo Sai“. Il volume ha goduto di un immediato successo; la voce della Turner ovviamente proviene da un’autoradio situata all’interno di una Fiat Ritmo . La storia infatti è nient’altro che una cavalcata in pieni anni Ottanta che ripropone mode, gusti, abitudini, luoghi e musica di quell’epoca. Il protagonista è Maurizio, un insegnante di lettere ventottenne, sconvolto dalla morte dei genitori e che, arrivato al giro di boa dei 30, chiede a Valeria, la sua fidanzata storica, di sposarlo. Ma lei sta già con Alfonso e aspetta un bambino da costui…. La soluzione finale è un suicidio con la colonna sonora della canzone “Romantici”, di Viola Valentino, una sorta di ossimoro vestito da situazione. La morte però non arriva, sostituita da una più efficace terapia a base di benzodiazepine per la depressione. La narrazione sfrutta luoghi reali della città di Bari, come il pub il Pellicano, frequentato dalla gioventù di sinistra. Ma tale luogo, con altri, è il rifugio di un “melting pot” socio-culturale di punk, metallari, borghesi e filo-comunisti. Un altro “rifugio”, ma da una situazione precaria anche dal punto professionale (Maurizio è stato “esodato” forzatamente dall’insegnamento in seguito a uno schiaffo inflitto a un alunno-bullo e provocatore) è d’obbligo: la fuga per Lucca, città dove suo cugino Lorenzo, brigadiere dei Carabinieri, sposato, è disposto ad accoglierlo. Nel mentre, luoghi comuni e non comuni di una Bari ormai scomparsa: il signore anziano che come ambulante vendeva i biglietti della Lotteria Italia in via Sparano, il “salotto” di Bari, gridando ai quattro venti “Lotteriaaaa“, adesso ha trovato un suo degno sostituto nel celebre “cantante di via Sparano“, un artista di strada che è in realtà un juke box vivente. Per il resto, Bari è un facsimile dell’attualità: non ancora Punta Perotti che sorge all’orizzonte sul Lungomare, ma onnipresenti i roditori, allora come adesso, che scorrazzano liberi tra panchine e scogli. Spazi sterrati di prostitute: le nigeriane oggi hanno sostituito le italiane. Ecco allora che il romanzo di Dragonieri è nell’insieme un romanzo di costume che esplora un’archeologia recente a livello socio-culturale, ponendo il lettore di fronte ai cambiamenti della società . La benzina costava 1.300 lire al litro ; le catene antifurto erano l’impedimento per contrastare i ladri al posto di più sofisticate diavolerie tecnologiche. Chi voleva ribellarsi ai partiti “ufficiali” non votava per Beppe Grillo e il suo Movimento a 5 Stelle, ma per i Radicali ed Enzo Tortora alle elezioni Europee. La tranquillità e l’ordine che regnano nelle strade di Lucca (niente clacson e nessun rifiuto per terra) documentano un nord più civile ma anche asettico, dove la gioventù irride l’accento pugliese di Maurizio:( “tu sei di “Beri“? ) influenzata dalla fuorviante comicità televisiva e cinematografica di Lino Banfi. Ma la coprotagonista del romanzo è appunto Silvia, citata nel titolo, la figliastra del cugino, che frequenta la quinta ginnasiale. Figliastra, va chiarito: ella appartiene al frutto di una relazione dell’attuale moglie di Lorenzo, ex ragazza madre. Ciò va detto, perché tra il transfugo Maurizio e la ragazzina nascerà un’immediata intesa, che sfocia in amore. Nessun “incesto”, dunque. La figura di Silvia, figlia di sofferenze pregresse appartenenti alla madre legittima, si confronta con quella di Maurizio, atavica: perse la madre, investita da un’auto, all’età di nove anni. A pagina 68 si legge dunque : ammisi di essermi follemente innamorato di lei. La vicenda si avvale così di un ingrediente piccante, o meglio assume il sapore del proibito : siamo sempre di fronte a un insegnante, adulto, alle prese con l’amore di una giovane da poco adolescente. Il riferimento al romanzo “Lolita” di Nabokov è d’obbligo ed è presente anche in una citazione all’interno di una pagina di Silvia lo sai. Il senso di colpa domina però sul “peccato”, che non viene commesso, accompagnato da un mal di testa trafittivo. Da notare che Dragonieri usa spesso nella narrazione termini medici, in una forma di deformazione professionale. Essi però completano la narrazione che a livello di prosa è decisamente scorrevole. La seconda parte è davvero interessante: il romanzo si completa con un’originalità narrativa che termina in più finali, approdando alle soglie del 2000. Infatti la storia non finisce come ci si immagina. Diremo che Maurizio, promosso a ricercatore universitario, troverà la felicità in modo casuale, ma in una maniera che lo riporterà fatalmente al passato. Questo gioco di scatole cinesi è efficace, così come la playlist delle canzoni che vengono usate per commentare il fintamente “pruriginoso”, ma in realtà castissimo, intreccio. Il rock si mischia al pop, sfruttando canzoni dimenticate e non scontate come Sonnambulismo dei Canton, che partecipò a un Festival di Sanremo. Da citare anche Straight to hell dei Clash, Maracaibo di Lu Colombo e Amore Disperato di Nada. Il ricavato del romanzo andrà in beneficenza.