LA CRISI DEI TALK SHOW. PRESENTATO A BARI LIBRO DEL GIORNALISTA PARLAMENTARE GENNARO PESANTE Cinema 17 Giugno 2015 ROMOLO RICAPITO Presentato martedì 16 giugno presso la libreria Laterza di Bari il libro “La fine dei talk show e il futuro della televisione” (Historica Edizioni), scritto dal giornalista Gennaro Pesante. Il volume, definito “instant book“, contiene un’appendice curata da Bruno Gambale del Centro Studi sul Parlamento della Luiss e un’intervista inedita a Bruno Vespa. Maria Laterza, editrice che ospita gli eventi culturali, ha parlato di un libro che parte da una semplice constatazione : gli ospiti nei talk show sono sempre gli stessi e questo dato di fatto allontana il pubblico, mentre l’Auditel segna indici di ascolto sempre in calo anche per le trasmissioni più seguite (un tempo) a base di discussioni sulla politica e il sociale. L’autore, Gennaro Pesante, originario di Manfredonia (Foggia) si è detto lieto di essere ospitato dai Laterza, casa editrice storica che costituisce un’alternativa “ai supermercati del libri” ormai predominanti a Roma, dove vive e opera come cronista parlamentare. Pesante non ha voluto svelare troppo del suo saggio, perché è sua opinione che le presentazioni non aiutino spesso gli intervenuti a leggere, svelando “troppo” dei testi in esame. Secondo l’autore la politica ha la missione di occuparsi di televisione (citando come esempio la Commissione di Vigilanza Rai, preposta a questo ) nella convinzione che “qualcuno le decisioni deve pur prenderle”. Ma puntualizza che, riguardo al mondo televisivo, “c’è bisogno di fare scelte migliori”. “Luigi Gubitosi, dirigente e direttore generale della Rai ha organizzato dei giusti tagli, “voluti” da chi lo ha eletto in carica. Nonostante il calo di ascolti dei talk show, “la stagione televisiva prossima ventura li ha confermati tutti, perché essi sono uno strumento insostituibile di relazione tra politica e tv.” Dunque il loro scopo precipuo non è fare ascolti, ma garantire la visibilità dei politici, Se fanno flop infatti, non vengono chiusi “. Ma è convinzione di Pesante è che occorra offrire qualcosa di alternativo, “al di là della pura rissa a Ballarò“. Lino Patruno, ex direttore della Gazzetta del Mezzogiorno, invitato come “relatore”, ha detto che i talk show sono più vicini ai suoi interessi riguardo al mondo della televisione, rispetto agli altri generi . Patruno ha citato Ferruccio De Bortoli che ha definito Matteo Renzi “il Chiacchierone Fiorentino“. Per Renzi, la politica deve stare “fuori” dalla televisione. Ma secondo Patruno esisterebbe una manovra sotterranea per sistemare “meglio” la politica nei talk in un un futuro molto prossimo. “Gli spettatori si stanno frammentando nei vari talk show, più che sparire” è l’opinione di Patruno, che giudica la crisi del genere come dipendente dalla vicende di Berlusconi. Ossia, da quando è uscito di scena, il Cavaliere ha finito di “dividere” gli italiani e gli opinionisti, ma le sue gesta assicuravano materiale utile per le discussioni “accese” sulla politica. “Mi esprimo in maniera paradossale, senza giudizi di merito”, ha spiegato anche Patruno, il quale attribuisce il calo dei talk più specificatamente alla crisi del bipolarismo. All’interno del talk show, Patruno individua il sottogenere dello storytelling (parlare con la narrazione) che includerebbe la felpa di Salvini, Renzi che dice “Gufo” all’avversario di turno, “Stai sereno” ad Enrico Letta o, ultimamente a Ignazio Marino “io al posto suo non sarei sereno”, Concludendo, Patruno ha definito l’Italia un paese di ignoranti, perché un 30 per cento di analfabeti si scontra con un 70 per cento di analfabeti di ritorno, ossia i laureati, che hanno dimenticato e dismesso le competenze (citazione di Tullio De Mauro). Il prof. Gambale di Diritto Comparato è intervenuto con meno vis polemica definendo la questione della tv come chiave di lettura dell’anomalia italiana. La tv incontra la complessità delle procedure parlamentari (come studi fatti dalla Luiss) riguardo la nuova legge elettorale e la riforma costituzionale. Le riprese televisive, in pratica, sono lo strumento prevalente della pubblicità dei lavori parlamentari. Prima dell’ingresso delle telecamere nel Parlamento, secondo il luminare, la pubblicità era assicurata dai cittadini comuni presenti in tribuna o da funzionari zelanti che trascrivevano gli atti parlamentari. Il question time è un momento di diretta che rivitalizza il confronto in tv sin dal 1983. Il capitolo internet è presente nel libro con la dizione “Internet e la libertà dei servi“. Secondo Pesante, il web genera la sensazione di essere completamente liberi rispetto al mezzo televisivo, ma la tv è più potente come mezzo di comunicazione di massa, a tutt’oggiAggiungi un appuntamento per oggi. Internet anzi “rincorre ” la televisione, mentre You Tube ripropone segmenti presi dalle reti generaliste, contravvenendo ai diritti d’autore. Secondo il giornalista , ancora, i contenuti validi di internet sono quelli a pagamenti mentre quelli “gratis” spesso rincorrono la spazzatura.