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C’ERA UNA VOLTA UNA BAMBINA DI BROOKE SHIELDS : “MIA MADRE TERI , ALCOLIZZATA INGESTIBILE, MI HA ROVINATO LA CARRIERA E FINO AI 22 ANNI E OLTRE HA IMPEDITO IL MIO SVILUPPO SENTIMENTAL-SESSUALE”

di ROMOLO RICAPITO
 
Bellissimo il libro “C’era una volta una bambina” dell’attrice Brooke Shields (Mondadori , 357 pagine, 18 euro e 90 )  che ho divorato.

Più che un testo sullo spettacolo è un intenso racconto sul rapporto esclusivo madre- figlia.
La madre di Shields era un’alcolizzata che rifiutava qualsiasi terapia, diventando ingestibile.
E così l’interprete di Laguna Blu ha sviluppato una forma di co-dipendenza, ossia sin da piccola regolava le sue azioni sui comportamenti della genitrice, esercitando su di essa una forma di controllo e su di  se di rigido autocontrollo, che ne ha inibito la carriera e lo sviluppo della sessualità fino ai 22 anni .
Vorrei però contestare alla bellissima attrice ormai cinquantenne di origine italiana ( per  parte di padre) alcune sue  affermazioni che ho trovato  opinabili.
Brooke Shields sostiene a un certo punto che la madre le rovinò la carriera: a 20 anni l’aveva trasformata in un oggetto di consumo (pubblicità di jeans, creazione di bambole con la sua effigie, etc) dando al mondo del cinema la sensazione di essere una “cosa” e non più un’attrice.
In effetti era la madre Teri che le procurava contratti e parti al cinema (Amore senza Fine di Franco Zeffirelli tra i pochi film di successo) ma è indubbio che senza questa  ‘intraprendenza”  non esisterebbe Brooke Shields,
Più avanti, ella narra di essere rimasta senza contratti dopo l’Università e quasi piange miseria.
Ma possiede in realtà sei case cointestate con la madre, più un’agenzia di spettacolo con varie segretarie, sui tre piani di un palazzo.
Ancora, dopo la morte di Teri, la Shields riordina  merce varia (mobili e altri oggetti d’arredamento, anche preziosi) arredando la sua nuova casa: tutti oggetti acquistati dalla madre compulsivamente negli anni e accatastati in magazzini.  Con il provento di altre suppellettili, precedentemente vendute, aveva pagato casa di cura e i ricoveri di Teri Shields, in fase terminale .
Dopo essere riuscita a sistemare la mobilia, cambia idea e per “tagliare netto” con il ricordo della madre, vende tutto e alla fine riarreda la nuova casa con i ricavi di tale vendita.
Ho trovato assieme al rimpianto della madre perduta una certa ipocrisia di fondo dell’attrice, unitamente a una forma di attaccamento ai soldi tipica della società americana.

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