PRESENTATO A BARI IL ROMANZO Il Figlio Maschio L’AUTRICE, GIUSEPPINA TORREGROSSA: “LA SCRITTURA DI QUESTO LIBRO E’ STATA “AUTORIZZATA” DALL’ALDILA’!” Comuni Cultura 17 Novembre 201525 Novembre 2015 di Romolo Ricapito Presentato alla Feltrinelli di Bari il romanzo edito da Rizzoli “Il Figlio Maschio“, di Giuseppina Torregrossa, 309 pag., 18 euro e 50. La popolare scrittrice ha colpito per l’eleganza : bellissimi i suoi mocassini neri con paillettes, dalla suola gommata, portati senza calze a abbinati a una camicia grigia a quadri e a pantaloni neri, con un pratico maglione scuro buttato sulle spalle. Ma al di là della classe, ella si è contraddistinta per un eloquio esaustivo e ricco di aneddoti, oltre che interessante. A presentarla Cristò Chiapparino, della libreria Feltrinelli, autore di due brevi romanzi: il giovane ha parlato di “storia femminile” della quale è protagonista Filippo, unico figlio maschio rimasto in una famiglia di agricoltori. Chiapparino ha ammesso di non aver potuto leggere per intero il romanzo: ha dovuto sostituire all’ultimo momento la relatrice delegata alla scopo, assente per improvvisa indisposizione, La signora Torregrossa, per andare incontro al giovane volenteroso (oltre che coraggioso) ha preso la parola, spiegando al pubblico intervenuto alcuni passi essenziali della sua opera. Trattasi dunque di storia “semivera” (romanzata) che elabora una saga familiare (genere congeniale a Giuseppina Torregrossa, già autrice di successi come “Il conto delle minne” e “Manna e miele, ferro e fuoco”) . I fatti sono tutti autentici e illustrano una pagina molto importante dell’editoria siciliana, quando essa era fiorente e poteva confrontarsi egregiamente con le pubblicazioni a livello nazionale. “Quando, ad esempio, a Palermo “imperava” l’editore Filippo Ciuni, il capoluogo siciliano era una città felice”. Nel romanzo si parla di Turiddu Ciuni di Testasecca, proprietario di un feudo e patriarca (13 i figli). Ciuni vorrebbe che Filippo, unico erede rimasto single si dedicasse alla terra ma la moglie, Donna Concetta, cugina di Don Luigi Russo, critico letterario, femmina dalle doti persuasive e seduttive, spinge Filippo (Il Figlio Maschio del titolo) nel mondo dell’editoria. Romolo Ricapito alla presentazione del libro (foto di Luciano Anelli) Il giovane ottiene la rappresentanza della Vallecchi (casa editrice fascista) trasferendosi a Palermo dalla campagna, in compagnia della sorella Concettina, appassionata più del germano alla cultura. Tra il 1927 e il 1930 essi pubblicano anche il filosofo Benedetto Croce, Concettina è costretta a un matrimonio di convenienza con un pastaio. Donna forte, non piacente,delusa da questo risvolto esistenziale, si sente emarginata a Sommatino, paese di solfatare, in provincia di Caltanissetta. Da lei nasce Vito Cavallotto che diventerà editore, spinto ovviamente dalla genitrice: era infatti destinato al mestiere di meccanico. Il romanzo intreccia queste e altre storie, parentele e conoscenze con personaggi sempre dell’editoria. La scrittrice Torregrossa, come ha continuato a narrare, ha scovato la vedova di Vito Cavallotto a Catania. Tale ottantenne vivace e indomita alla morte del marito si ritrovò con tre bimbe da sfamare e molti debiti. La sua casa editrice aveva pubblicato, tra gli altri, il bestseller di cucina Profumi di Sicilia. Adalgisa Cavallotto dunque, dopo un sogno rivelatore, scopre che per una fortunata clausola su un’assicurazione stipulata dal marito, alla morte di quest’ultimo, il debito di un gravoso mutuo è bello che estinto. In seguito la donna si reca da una medium (personaggio anch’esso esistente) e intraprende un carteggio con il marito scomparso, quindi con l’Oltretomba. E’ una storia d’amore perciò che continua dopo la morte. Vito Cavallotto ha “approvato” il romanzo della Torregrossa tramite una lettera redatta con scrittura automatica, grazie all’intermediazione della medium. Nella fattispecie, il libro offre per ogni capitolo una voce narrante diversa: quella dei suoi tanti personaggi. Giuseppina Torregrossa, con la sua abilità di scrittrice, ha apportato la parte sentimentale del romanzo, unendola a quella cronachistica. Torregrossa ha anche detto che dal tempo delle tragedie greche, con nascite, morti, amori, tradimenti ed eroismi, tutto è stato già raccontato. La differenza è dunque la voce dell’autore che al di là della storia vera e propria integra le vicende, rendendole iconiche. “Il mio romanzo non è una biografia, m’interessava la passione. Esso , infine, si caratterizza come tutti quanti i romanzi per l’identificazione, che rende questo genere (la narrativa) universale, mentre la cronaca pura e il giornalismo si occupano dei fatti legati specificatamente a un territorio ben definito”.