L’insostenibile pesantezza dell’essere…casta. Attualità Politica 27 Novembre 201530 Novembre 2015 di Cosimo Imbimbo Il termine casta individua gruppi sociali che costituiscono una gerarchia rigida in alcune società. In società di questo tipo, per un individuo appartenente ad una casta è molto difficile o impossibile entrare a far parte di una casta diversa, in particolare se di rango più elevato. Dopo i tanti successi editoriali sull’argomento poco o nulla è cambiato in Italia riguardo il mondo dorato dei privilegi e lussi dei componenti di questa privilegiata parte di civiltà . La forza moralizzatrice della crisi ha reso i privilegi e le spese pazze della casta più insopportabili, eticamente, e più insostenibili, economicamente, tanto che per gli italiani, soprattutto per magistrati e giornalisti, la caccia agli sprechi è diventata un vera ossessione e non passa giorno che non vengano pubblicati rapporti dettagliatissimi sui rimborsi di politici e amministratori. La Casta Politica L’elenco è curioso, scandaloso e variopinto ed è lo specchio di un Paese indolente, irresponsabile, scellerato ma anche profondamente ridicolo. C’è chi chiede il rimborso per un barattolo di nutella da due euro e settanta centesimi e chi si compera un Suv con i pneumatici da neve per affrontare l’emergenza mal tempo a Roma. Lo spreco dominante tuttavia è proprio quello del cibo e dei telefonini, sostituiti dall’ultime generazioni di consiglieri e assessori locali forniti di tablet e smartphone. Dai dati emerge un’organizzazione permanente, ed assai efficiente, di cene di lavoro e di prime comunioni e il profilo morale e psicologico di una casta così misera e degradata da attaccarsi a tutto e da non meritare neppure di essere definita tale. Poiché una vera casta, per quanto avida possa essere, si preoccupa anche della propria reputazione e della propria “sacralità”. Ma pare che questa condizione d’ineguagliabile privilegio faccia financo bene alla salute. L’ aspetto della nuova specie che più di ogni altro ha sorpreso gli scienziati è la longevità. Alcuni esemplari di Homo Politicus, sempre gli stessi, sono stati visti ripetutamente durante le sedute del Senato o della Camera dei Deputati per decenni senza neanche mostrare rilevanti segni d’invecchiamento. Alcuni di essi, infatti, in barba a quanto previsto dal regolamento del proprio partito, si aggirano per le Aule del Parlamento da ben sette legislature. Ad esempio, il Pd si era imposto la regola secondo la quale i propri deputati non potevano ricandidarsi se avevano già rappresentato il partito per tre legislature. Poi, rendendosi conto che molti esemplari di Homo Politicus facenti parte del partito avrebbero dovuto rinunciare al proprio mandato, è stata data un’ interpretazione più ampia alla regola: ci si sarebbe potuti candidare fino a quando non si raggiungesse il tempo massimo di quindici anni di permanenza in Parlamento (e, infatti, il segretario, Pier Luigi Bersani, pur essendo in Parlamento da tre legislature, è lì “solo” da 11 anni, quindi avrebbe ancora quattro anni a disposizione…). Cassta: gli scacchisti da”L’insostenibile leggerezza dell’essere” Ma non sono solo i politici “la casta” in Italia scopriamo che c’è un’infinità di categorie super coccolate ed “aiutate”. Difficile fare un preciso e dettagliato elenco. Prendi la categoria dei diplomatici. Gli articoli 29 e 31 della Convenzione di Vienna del 1961 suggellano il delicato e importante ruolo del diplomatico: ne sanciscono, infatti, l’inviolabilità della persona e l’immunità dalla giurisdizione dello Stato accreditatario, al fine di garantirne le funzioni sempre e ovunque, anche in caso di conflitto. Salvo casi specifici, le immunità e i privilegi spettano alla sede diplomatica, al personale diplomatico, ai membri della sua famiglia, al personale tecnico–amministrativo di una missione e alle loro rispettive abitazioni e si possono così sinteticamente elencare: – Extraterritorialità della sede diplomatica: il Paese ospitante deve garantirne l’inviolabilità e la sicurezza. – Inviolabilità della persona dell’agente diplomatico, della sua dimora e dei suoi beni. – Immunità dalla giurisdizione penale, civile e amministrativa dello Stato accreditatario. Per non parlare dei manager, recenti le polemiche sul rifiuto di taluni nell’adeguare a forme più “terrene” gli’introiti. Paghe alte, bonus e privilegi: sono passaggi della vita di un manager che in molti casi in Italia vede un quarto stadio, quello del vitalizio. Intanto però il bestiario si arricchisce di nuove figure: di baroni del posto nepotista che assieme alle università colonizzano anche il futuro del Paese, di procacciatori di prebende federaliste che proliferano nelle regioni, di speculatori squattrinati che vivono da nababbi sulle spalle del risparmiatore. Ne studiano tante e così velocemente da spiazzare la popolazione. Perché le indennità record dei parlamentari, le lunghe vacanze di molti magistrati, i posti prioritari dei figli di boiardi sono vantaggi che tutti comprendono e tutti indignano. Mentre il top manager che con un investimento minimo sale al timone di una holding quotata a piazza Affari e si riempie le tasche di stock option riesce a sottrarsi all’ira delle masse. Come fa? Sfrutta l’ignoranza e la diffidenza per la Borsa: il sondaggio realizzato da “L’Espresso”, dimostra che quattro italiani su dieci non sanno cosa siano le stock option e quindi non le vivono come un privilegio. Forse se si rendessero conto che con questo escamotage finanziario una pattuglia di capitani d’industria porta a casa milioni di euro extra, allora rivedrebbero le loro hit parade. Che oggi restano molto convenzionali. Al primo posto tra i benefici che provocano irritazione ci sono gli stipendi dei politici: detestati dall’83 per cento degli italiani, con una quota che sale fino al 94 tra gli elettori del centrodestra e scende all’80 tra quelli dell’Unione. Seguono le paghe dei manager pubblici, da sempre sospettati di inefficenza e lottizzazione, invisi al 73 per cento del campione. Infine i vantaggi diretti, la Bengodi delle auto di servizio, dei passaggi gratis in aereo e dei pranzi a ufo di cui approfittano tante categorie tra il pubblico e il privato: il 72 per cento li vorrebbe cancellare. Molte volte ci sono anche luoghi comuni, difficili da sfatare: l’ondata di baby pensionati nelle amministrazioni statali ha creato una massa di invidia e malcontento consolidati nel 58 per cento. La stessa premessa vale per le ferie lunghe che vengono attribuite a insegnanti e magistrati, il segno di una scarsa considerazione nella produttività delle due categorie. Quello che invece finisce nel conto di manager privati non sorprende più di tanto e non sembra scatenare sentimenti particolarmente negativi. In sintesi c’è ben poco da sorridere, la somma tirata da tale quadro così avvilente brucia pesantemente sulla catastrofica sistuazione finanziaria di un monoreddito alla caccia del pranzo con la cena, che si vede recapitare raffiche di aumenti e pressioni fiscali senza sapere il come, quando e perché.