Film: Regression, di Alejandro Amenabar, con un Ethan Hawke in stato di grazia. Il potere della suggestione domina su tutto Cinema 16 Dicembre 2015 di Romolo Ricapito Regression, pellicola americana dello spagnolo Alejandro Amenabar è un thriller che si è posizionato abbastanza bene negli incassi prima della valanga di novità natalizie. il regista Alejandro Amenabar Ispirato a fatti reali, come campeggia in una scritta sullo schermo a inizio film, la sua ‘ambientazione si situa nel 1990 nella cittadina di Hoyer, Minnesota. Ecco mostrato il solito posto di polizia di provincia, il classico detective (Bruce Kenner ) impersonato da Ethan Hawke, ligio al lavoro e razionale, mentre il meccanico John Gray (David Dancik) è indagato per abusi sulla giovane figlia Angela (Emma Watson), della quale si prende cura un reverendo (Lothair Bluteau). Riguardo il cast, è evidente come Ethan Hawke si imponga presto sugli altri interpreti: ormai quarantacinquenne, l’eroe di l’Attimo Fuggente, ex marito di Uma Thurman, ha perso in giovinezza e guadagnato in virilità grazie ai tratti induriti del viso. La fotografia è molto efficace, tra colori scuri controbilanciati da luci accese che risaltano nell’oggettistica. Angela, la coprotagonista, ma in realtà facente parte di un cast corale, sarebbe vittima di persecuzioni o persecutori satanici. regression- le messe nere E qui inizia un gioco di rimandi: la sua stanza è simile a quella di Regan , la ragazzina dell’Esorcista, mentre il poliziesco gradatamente assume la valenza di film psicologico, psicanalitico, introspettivo. Il diario della ragazza, “mi tocca e mi costringe a fare del sesso” (riferito al padre, n.d.r) ricorda quello di Laura Palmer in Twin Peaks e così qualche sfoggio di atmosfera. Il nocciolo del film si fonda su ricordi repressi, regressioni (da qui il titolo) e sulla tecnica dell’ipnosi regressiva, praticata da uno psicologo che collabora attivamente alle indagini. La pellicola nella prima parte accusa una staticità da telefilm mentre una certa inutilità è data dal cast male assortito con qualche faccia anonima di troppo. Ethan Hawke ed Emma Watson La fede cristiana si contrappone a chi è agnostico mentre i simbolismi (l’uomo di fede, la Chiesa, la Sacra Bibbia, i gatti, la nonna “invasata”) completano una trama ricca di spunti non sempre organizzati in maniera coerente, Il mostro che alberga in alcuni di noi, insospettabili e affidabili, potrebbe essere l’assunto dell’opera, che accenna al ruolo al ruolo dell’informazione, ma si concentra sulla solitudine del detective protagonista. L’azione poi si sposta in Pennsylvania. un momento del film, il detective e lo psicologo Il rischio è di non intrigare a sufficienza nell’attesa della risoluzione finale, mentre ai personaggi si aggiunge un fratello della coprotagonista, Roy (Devon Bostik) , personaggio di secondo piano che però nasconde un segreto. Sesso e cannibalismo potrebbero essere gli ingredienti e la distrazione di personaggi appartenenti a una provincia americana apparentemente normale, ma sotterraneamente mostruosa, dedita a riti esoterici. Ma niente è come appare veramente, anche quei personaggi che hanno una doppia lettura, La forza e il potere della suggestione su persone apparentemente coriacee e forti di carattere è un’altra chiave di lettura assieme a quella che le azioni negative non possono non dare poi sensi di colpa, anche se tardivi: è questa l’autentica forma di regressione. La storia si riscatta abbastanza nel finale, mentre i rimandi conducono a qualche altra pellicola come Rosemary’s baby, con riferimento alla vecchia occhialuta, malefica e ridanciana che campeggia negli incubi e in un poster pubblicitario. L’omosessualità (accennata) di un personaggio di contorno rivela nella sua concezione la mentalità ristretta e la cultura arretrata di una provincia che la bolla come mera sodomia, mentre l’alcolismo è un altro dramma che emerge tra le righe, causa di disforie familiari e disgregazioni.