Italo Calvino: lezioni, pensieri e parole di un eterno partigiano Cultura Storia 19 Febbraio 201619 Febbraio 2016 di Cosimo Imbimbo Italo Giovanni Calvino Mameli, noto come Italo Calvino (Santiago de Las Vegas de La Habana, 15 ottobre 1923 – Siena, 19 settembre 1985), è stato uno scrittore e partigiano italiano; amava ripetere che “l’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”. Stupendo affresco di un intellettuale impegnato, che nelle sue passioni andava ben oltre l’anima distillando significati e metodologie con curatissimo piglio divulgativo: celebri le sue “Lezioni”.Lezioni americane: Sei proposte per il prossimo millennio è un libro pubblicato postumo nel 1988 presso l’editore Garzanti di Milano; doveva comprendere un ciclo di sei conferenze che Italo Calvino avrebbe tenuto nel corso dell’anno accademico 1985- 1986 all’Università Harvard, Cambridge, nel Massachussets, nel contesto delle famose Norton Poetry Lectures. Alla sua partenza per gli Stati Uniti delle sei lezioni ne aveva scritte solo cinque, mancava la sesta e ultima “consistency” (Coerenza). Il titolo nel dattiloscritto era in inglese “Six memos for the next millennium” e poiché non si poteva sapere quale sarebbe stato in italiano per la morte prematura dell’autore, la sorella Esther Calvino nella prima edizione diede il titolo di Lezioni americane. Ciascuna lezione prende l’avvio da un “valore” della letteratura che Calvino ritiene necessario salvare e considera basilare preservare nel terzo millennio: Leggerezza, Rapidità, Esattezza, Visibilità, Molteplicità. Il testo non è agevole e presenta ampie articolazioni e numerosi riferimenti letterari di diversi autori di varie epoche. Calvino prende spunto dalle scoperte scientifiche divulgate dalla cultura di massa, che riguardano la genetica, l’ingegneria geologica, l’astronomia, la biologia, le scienze in genere. L’uomo di oggi viene continuamente informato su quelle scoperte scientifiche, ma il dato è comunemente comunicato in modo asettico, arido, senza che esso abbia la capacità di costruire una relazione significativa con l’uomo. Le stesse conoscenze etologiche relative ai comportamenti degli animali non vengono mai associate a problematiche, sentimenti e sensazioni umane. Per esempio, la ricerca scientifica ha scoperto che gli animali sognano: si è scoperto non solo che i gatti, i cani sognano, ma che i loro sogni riguardano quello che essi fanno durante la veglia. Quindi nel sogno continuano a praticare le strategie di comportamento, i desideri e i bisogni della loro vita. Questo dato, che pure è illuminante nei nostri confronti, non è stato mai messo in relazione con l’agire umano. Eppure questa possibile associazione potrebbe dimostrare come il sogno ed il sonno rappresentino una necessità comune per la specie dei viventi, umani e non umani. La nostra epoca è, infatti, caratterizzata dall’astrattezza di linguaggio, una retorica imprecisa che avvolge ormai ogni aspetto della nostra vita. La parola ha perso sempre più il suo significato, è diventata ipertrofica, in un universo in cui ognuno parla, senza freno, qualsiasi sia il suo ruolo, anche perché, purtroppo o per fortuna, il concetto di ruolo è sempre più messo in crisi. Si guardi qualsiasi trasmissione e si vedrà che tutti parlano di tutto, che il mondo televisivo è popolato di personaggi che propongono una risposta per tutte le questioni. Ma, più che mai oggi, sono risposte astratte, basate sul bel discorso piuttosto che su dati verificabili che richiedono una certa competenza per poter essere studiati e spiegati. Il discorso oggi è scaduto nel semplice monologo astratto, con termini frequenti che hanno lo scopo di legittimarlo quando diceva Warrol: “ognuno, in futuro, avrà i suoi quindici minuti di notorietà”. Oggi c’è esattamente questa smania, una mania di apparire e parlare, perché il parlare in pubblico, sebbene dicendo parole astratte, a volte assurde, è diventato un simbolo di potere. Un potere che deriva dal saper incantare attraverso la parola, che si fa sempre più effimera. La vita di Calvino è quella di un uomo che con la sua immaginazione e il suo lavoro ha voluto contribuire all’ autocostruzione continua dell’universo, l’inquieta intelligenza dello scrittore ha sempre teso, nei molteplici aspetti della sua opera, a restare fedele a quella che egli stesso definì la “sfida al labirinto”, alla ricerca cioé di soluzioni razionali ai problemi dell’uomo o almeno alla formazione di “un ordine mentale abbastanza solido per contenere il disordine”. Proprio in questa varietà e unità va cercato il significato più profondo della vicenda artistica di Calvino: egli ha cercato per tutta la vita una risposta, in termini razionali e morali, al senso di un mondo che gli si è andato rivelando sempre più labirintico e incomprensibile.