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Ave, Cesare! dei fratelli Coen (allo SHOWVILLE di Bari) è uno splendido affresco sulla Hollywood che non c’è più. Bravi Clooney e Josh Brolin, strepitoso Channing Tatum- di Romolo Ricapito

joel ethan coen in "ave cesare"

di Romolo Ricapito

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I fratelli Coen- registi del film “Ave Cesare”

Ave, Cesare! scritto, prodotto e diretto dai fratelli Cohen (Ethan e Joel)  utilizza la Hollywood degli anni Cinquanta per ricostruire un’umanità dispersa, ma soprattutto un’arte cinematografica facente parte del più classico star system  che, tramandandosi nel tempo, ha dato vita a quello che è  il cinema odierno.

  Ecco dunque  due cineasti (che più autoriali non si può)  rivivere, ma soprattutto far  rivivere al pubblico quel cinema che faceva sognare i nostri padri e nonni.
Un narratore, che nella versione originale è Michael Gambon (Albus Silente in Harry Potter) introduce il personaggio che lega tutta la storia: Eddie Mannix, interpretato da Josh Brolin.
Brolin- Ave Cesare
Josh Brolin

Costui è una sorta di sorvegliante, angelo custode o censore pagato dagli  studios avente il compito di gestire  gli attori nella vita privata, evitando loro di essere coinvolti in scandali che possano mettere  in imbarazzo la Mecca del Cinema.

Tale personaggio è realmente esistito: produttore esecutivo, era definito in gergo fixer, ossia come già accennato, una sorta di  entità    in grado di edulcorare agli occhi del pubblico una vita privata di divi  (troppo  osannati) sin troppo trasgressiva, offrendo una falsa immagine di rispettabilità.
Detto questo, l’opera dei Coen ripropone i set fastosi dei film storici, in particolare quelli sugli  antichi romani, oppure i western o ancora i film acquatici alla Esther Williams.

Scarlett Johansson nel film "Ave Cesare"
Scarlett Johansson nel film “Ave Cesare”
Ciò che affascina è appunto la ricostruzione minuziosa degli scenari riguardanti i film di genere che non si producono più. Il cinema dunque spia il cinema, lo riproduce e lo esalta.
I vari set si alternano con una regia veloce e lieve.
C’è ironia e  si sbeffeggia il grande schermo (di sessant’anni fa e più) .
Josh Brolin ha un ruolo di congiunzione, mentre George Clooney nei panni del divo Bairt Whitlock   impersona un centurione romano impegnato in  un film su Gesù.
George Clooney nei panni di un  centurione romano
George Clooney nei panni di un centurione romano

Josh Brolin e  George Clooney sono nei rispettivi ruoli la celebrazione e insieme la personificazione della mascolinità tutta di un pezzo anche come tratti somatici: ma mentre  il personaggio di Brolin è un veromacho, quello tratteggiato (bene) da Clooney è solo esteriorità e superficialità.

L’ignoranza e la volgarità di  certe star, oltre a Bairt Whitlock anche DeAnna Moran (Scarlett Johansson)   nell’imitazione di Esther Williams   e Alden Ehrenreich che recita nei panni dell’ingenuo interprete di film di cowboy  Hobie Doyle  ( un ottimo coprotagonista!)  acclamate all’esterno ma vuote all’interno, è una delle rappresentazioni  migliori  del film, così come la lezione di dizione alla quale il regista Laurence Laurenz (Ralph Fiennes) , una sorta di equivalente   del mitico  George Cukor, impartisce al docile Hobie, quest’ultimo  imposto dai produttori in un film più impegnato, senza che riesca a pronunciare correttamente nemmeno  una battuta. C’è anche un cameo dell’attore francese Christopher Lambert, nei panni di uno stralunato  cineasta europeo (attualmente Lambert compare nei giornali di gossip italiani per un presunto ritorno di fiamma con Alba Parietti).
Una scena del film "Ave Cesare"
Una scena del film “Ave Cesare”: l’esibizione di Burt Gurney

Il convegno di comunisti intellettuali,, nella fattispecie sceneggiatori, che si oppongono al sistema, dà al film un contenuto quasi politico, ma il meglio  sono le scene nelle quali è impegnato Channing Tatum. La prima è uno sfrenato balletto  nel quale Tatum (Burt Gurney) è l’equivalente di Gene Kelly. Vestito da marinaio salta in maniera acrobatica sul bancone di un saloon, assieme ad altri ballerini -marinai.

Channing Tatum è davvero strepitoso. Oltre a cantare, si aggiudica l’altra scena migliore  in assoluto del film.
Quella cioè durante la quale una barca a remi   guidata dai  “simpatizzanti di Marx” incontra  un sottomarino russo.
La fantasmagoria della sequenza, ben costruita e ottimamente fotografata, ricorda un po’ E la nave va di Federico Fellini.
Ma non basta: viene riprodotta nella sceneggiatura  l’editoria più pettegola, quella con milioni di lettori assetati di  storie speciali vere o false sugli attori preferiti,    rappresentata da  un’altera Tilda   Swinton, nel ruolo di due gemelle, Thora e Thessaly, che ricordano le giornaliste Elsa Maxwell e Louella Parsons,
Diremo in definitiva che il film è bellissimo: un divertimento puro,  ma assieme un’opera impegnata che valorizza l’estetica del  cinema, svelandone al contempo le vere motivazioni, i retroscena  e la realtà: gli  sceneggiatori che si prostituiscono intellettualmente per creare canovacci che accontentino le masse,  ma nello stesso tempo  tanta  ingenuità e   vera arte da parte di tecnici, registi e attori, ovvero  quelli che crearono   una cinematografica rimpianta, valida  e irriproducibile.

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