Ave, Cesare! dei fratelli Coen (allo SHOWVILLE di Bari) è uno splendido affresco sulla Hollywood che non c’è più. Bravi Clooney e Josh Brolin, strepitoso Channing Tatum- di Romolo Ricapito Cinema 11 Marzo 2016 di Romolo Ricapito I fratelli Coen- registi del film “Ave Cesare” Ave, Cesare! scritto, prodotto e diretto dai fratelli Cohen (Ethan e Joel) utilizza la Hollywood degli anni Cinquanta per ricostruire un’umanità dispersa, ma soprattutto un’arte cinematografica facente parte del più classico star system che, tramandandosi nel tempo, ha dato vita a quello che è il cinema odierno. Ecco dunque due cineasti (che più autoriali non si può) rivivere, ma soprattutto far rivivere al pubblico quel cinema che faceva sognare i nostri padri e nonni. Un narratore, che nella versione originale è Michael Gambon (Albus Silente in Harry Potter) introduce il personaggio che lega tutta la storia: Eddie Mannix, interpretato da Josh Brolin. Josh Brolin Costui è una sorta di sorvegliante, angelo custode o censore pagato dagli studios avente il compito di gestire gli attori nella vita privata, evitando loro di essere coinvolti in scandali che possano mettere in imbarazzo la Mecca del Cinema. Tale personaggio è realmente esistito: produttore esecutivo, era definito in gergo fixer, ossia come già accennato, una sorta di entità in grado di edulcorare agli occhi del pubblico una vita privata di divi (troppo osannati) sin troppo trasgressiva, offrendo una falsa immagine di rispettabilità. Detto questo, l’opera dei Coen ripropone i set fastosi dei film storici, in particolare quelli sugli antichi romani, oppure i western o ancora i film acquatici alla Esther Williams. Scarlett Johansson nel film “Ave Cesare” Ciò che affascina è appunto la ricostruzione minuziosa degli scenari riguardanti i film di genere che non si producono più. Il cinema dunque spia il cinema, lo riproduce e lo esalta. I vari set si alternano con una regia veloce e lieve. C’è ironia e si sbeffeggia il grande schermo (di sessant’anni fa e più) . Josh Brolin ha un ruolo di congiunzione, mentre George Clooney nei panni del divo Bairt Whitlock impersona un centurione romano impegnato in un film su Gesù. George Clooney nei panni di un centurione romano Josh Brolin e George Clooney sono nei rispettivi ruoli la celebrazione e insieme la personificazione della mascolinità tutta di un pezzo anche come tratti somatici: ma mentre il personaggio di Brolin è un veromacho, quello tratteggiato (bene) da Clooney è solo esteriorità e superficialità. L’ignoranza e la volgarità di certe star, oltre a Bairt Whitlock anche DeAnna Moran (Scarlett Johansson) nell’imitazione di Esther Williams e Alden Ehrenreich che recita nei panni dell’ingenuo interprete di film di cowboy Hobie Doyle ( un ottimo coprotagonista!) acclamate all’esterno ma vuote all’interno, è una delle rappresentazioni migliori del film, così come la lezione di dizione alla quale il regista Laurence Laurenz (Ralph Fiennes) , una sorta di equivalente del mitico George Cukor, impartisce al docile Hobie, quest’ultimo imposto dai produttori in un film più impegnato, senza che riesca a pronunciare correttamente nemmeno una battuta. C’è anche un cameo dell’attore francese Christopher Lambert, nei panni di uno stralunato cineasta europeo (attualmente Lambert compare nei giornali di gossip italiani per un presunto ritorno di fiamma con Alba Parietti). Una scena del film “Ave Cesare”: l’esibizione di Burt Gurney Il convegno di comunisti intellettuali,, nella fattispecie sceneggiatori, che si oppongono al sistema, dà al film un contenuto quasi politico, ma il meglio sono le scene nelle quali è impegnato Channing Tatum. La prima è uno sfrenato balletto nel quale Tatum (Burt Gurney) è l’equivalente di Gene Kelly. Vestito da marinaio salta in maniera acrobatica sul bancone di un saloon, assieme ad altri ballerini -marinai. Channing Tatum è davvero strepitoso. Oltre a cantare, si aggiudica l’altra scena migliore in assoluto del film. Quella cioè durante la quale una barca a remi guidata dai “simpatizzanti di Marx” incontra un sottomarino russo. La fantasmagoria della sequenza, ben costruita e ottimamente fotografata, ricorda un po’ E la nave va di Federico Fellini. Ma non basta: viene riprodotta nella sceneggiatura l’editoria più pettegola, quella con milioni di lettori assetati di storie speciali vere o false sugli attori preferiti, rappresentata da un’altera Tilda Swinton, nel ruolo di due gemelle, Thora e Thessaly, che ricordano le giornaliste Elsa Maxwell e Louella Parsons, Diremo in definitiva che il film è bellissimo: un divertimento puro, ma assieme un’opera impegnata che valorizza l’estetica del cinema, svelandone al contempo le vere motivazioni, i retroscena e la realtà: gli sceneggiatori che si prostituiscono intellettualmente per creare canovacci che accontentino le masse, ma nello stesso tempo tanta ingenuità e vera arte da parte di tecnici, registi e attori, ovvero quelli che crearono una cinematografica rimpianta, valida e irriproducibile.