Polemica tra la famiglia di Luigi Tenco e la trasmissione Rai sugli 80 anni di Mogol. “Perché Ciao, Amore, Ciao è un inno alla vita” Attualità Musica TV 28 Settembre 2016 di Romolo Ricapito Giletti-Moglol su RAI I “80 annidi Mogol” E’ polemica tra la famiglia Tenco e la trasmissione celebrativa di Mogol, dedicata dalla Rai per gli 80 anni del paroliere, per molti contenuti non conformi alla vita artistica e umana del cantautore scomparso durante un Festival di Sanremo di 49 anni fa, causa suicidio. Tra le tante lamentele degli eredi, la frase pronunciata da qualcuno: “Ciao amore Ciao“, canzone presentata da Luigi Tenco (in coppia con Dalida) “era un testo contenente le decisioni di suicidarie del suo ‘autore -interprete”. La sconferma, aldilà della protesta dei familiari, avviene esaminando le frasi contenute nel brano stesso. Il grano da crescere e i campi da arare rivelano l’appartenenza di Luigi Tenco alla cultura contadina. Tenco e Dalida a Sanremo “Andare via lontano, cercare un altro mondo” evidenziano la fuga dal mondo rurale che conduce alla città. “E poi mille strade grigie come il fumo” indicano appunto la rappresentazione della metropoli. “In un mondo di luci sentirsi nessuno” caratterizza la spersonalizzazione dell’individuo, perso nella giungla d’asfalto della città. Mentre il cortile, nominato all’inizio del testo, è lo spazio ristretto e rassicurante al quale si dice addio. Infine “non saper fare niente in un mondo che sa tutto”, verso ancora attualissimo, la dice lunga sullo straniamento che il singolo avverte a fronte di una società che sponsorizza alcune personalità ritenute “padreterni”, ovvero sopravvalutate e, di contro, il disagio che comporta l’ essere una persona normale “che non sa fare niente” a confronto di chi ritiene di essere onnisciente, sapendo tutto.