Al Teatro Team il musical Evita, protagonista Malika Ayane. La stagione inizia alla grande con la riproposta del mitico show di Loyd Webber eTim Rice Musica Teatro 5 Novembre 2016 di Romolo Ricapito Il Teatro Team di Bari ha festeggiato la “prima” italiana del musical Evita di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice con la regia e l’adattamento di Massimo Romeo Piparo e Malika Ayane nel ruolo principale. Lo spettacolo ha inaugurato la stagione teatrale 2016-2017 del Team avvalendosi di uno show acclamato a livello mondiale sin dal 1978 e per la prima volta tradotto in italiano . L’altra novità sta nell’orchestra dal vivo diretta dal maestro Emanuele Friello. L’incipit raffigura un cinema nel quale un pubblico della classe popolare assiste (fumando) alla proiezione di un film sentimentale, ma la visione è interrotta perché viene data agli astanti la notizia della morte della first lady argentina Eva Peron, detta Evita. E’ il luglio del 1952 .Il momento, solenne e funebre, introduce anche i costumi che sono essenziali per la riuscita dell spettacolo, costituendo degli “interpreti” a sé. Il tema Don’t Cry for me Argentina è stato riadattato per raccontare meglio l’intera vicenda e compare anche nella versione maschile ad opera del personaggio del Che (Filippo Strocchi) che è il narratore. Il successo di Strocchi è stato secondo soltanto a quello della Ayane, a livello di applausi. La figura di Evita è assimilata a quella di un essere mistico, sia durante l’elaborazione iniziale del lutto che nel finale, quando la canzone Santa Evita la rende una sorta di icona immortale, soprattutto agli occhi più ingenui di un pubblico di bambini. I locali da ballo che celebrano il tango sono la prima esperienza pubblica di Evita nel villaggio natale di Los Toldos, ma la ragazza sogna già la capitale Buenos Aires e la fama. Malika Ayane entra in scena assieme a dei figuranti, mentre il suo umore alterna gioia di vivere con dissolvenze tra stati malinconici ed evocativi. La narrazione vede la Duarte, non ancora Evita Peron, come una sorta di Cenerentola sfruttata sessualmente da pigmalioni senza scrupoli. Il vestito a pois rossi, con calze a rete e i capelli scuri e arricciati rappresentano la giovane donna ancora inconsapevole del suo destino di futura gloria. Malika Ayane con questo ruolo fa un notevole salto di qualità rispetto alle sue già celebrate partecipazioni al Festival di Sanremo. Cantante di notevole talento, attrice promettente, per il momento lavora di sottrazione nella gestualità e nella mimica del volto, mentre si abbandona col suo corpo di ballo a danze che si trasformano gradatamente, da lente,, in cha cha cha, balli acrobatici e rock and roll ante litteram. L’essenza della Peron si fonda sulla celebrità, cercata e ottenuta, come riscatto da una vita da reietta (fu figlia illegittima). La rappresentazione dell’autoritarismo con l’ausilio di personaggi vestiti da militari porta all’introduzione del generale Juan Domingo Perón. La radio, mezzo con il quale Evita è diventata una piccola star tramite radiodrammi e soap operas è uno strumento, forse il principale, col quale la donna farà propaganda alle idee socialiste di Peron, che sconfinano nel populismo. Evita è parte attiva nell’elezione del generale a Presidente dell’Argentina, carica che egli conserverà dal 1946 al 1955. La Duarte è trasfigurata in donna di successo e potere con i capelli ossigenati di biondo e la pelliccia, status symbol di ricchezza. Massimo Romeo Piparo Si è accennato ai movimenti scenici di Malika Ayane, controllati e flemmatici. Essi però esplodono con la celebrazione del tango, ballo sensuale che le fa conquistare il cuore di Peron. Enrico Bernardi nel ruolo del presidente argentino ha il fisico del ruolo, imponente e massiccio, ed è il partner ideale della Ayane, che con questa interpretazione si candida sicuramente a presenze ulteriori nel panorama teatrale nazionale. Eva Peron fu un’arrampicatrice? Il musical non chiarisce questa figura contraddittoria mentre Another Suitecase in Another Hall interpretata da un’altra attrice (da ricordare Linda Gorini che è la fidanzata di Peron) sicuramente è la canzone più bella dopo il tema principale. Nello show è presente la denuncia di una classe alto- borghese sprezzante e deleteria, come accadeva in molte società anche europee del secolo scorso. L’essere attrice equivaleva al sinonimo di prostituta. Dunque la presidentessa Evita si rivolge principalmente alle classi povere, delle quali si sente ancora parte; i suoi discorsi, i suoi sforzi, la sua beneficenza vanno ai cosiddetti descamisados ( “senza camicia”) suoi seguaci incrollabili . Il suo impegno per le istanze dei sindacati accresce di conseguenza la fama del marito. E’ chiaro che Evita è l’ispiratrice di figure mitiche di là da venire, come la principessa Grace di Monaco, anche lei ex attrice e curiosamente assimilabile alla Duarte nella fine tragica. I tailleur rigorosi indossati dalla Ayane nel ruolo presidenziale, dai colori grigio e marrone, sono ormai la divisa di una donna seria, quasi inattaccabile. La sua arte affabulatoria, che si fa strada ancora e sempre tramite la radio ( Evita compare alla destra del palcoscenico da una sorta di cabina che rappresenta appunto un studio al cui interno vengono registrati i suoi discorsi enfatici e populisti) . Si evidenzia quindi che la personalità di Evita è ormai necessaria al potere come l’aria che il potere stesso respira . Il brano Don’t Cry for me Argentina riproposto dal balcone della Casa Rosada con una Ayane in pompa magna, vestita di un ampio abito bianco con paillettes (ma notevole è anche il vestito con gli specchi) segna l’apoteosi dello show. Lei, Evita e la Nazione sono un tutt’uno (“ti stringo forte, in un abbraccio“: il personaggio si riferisce non a un essere fisico, ma all’Argentina). Splendida quindi è la scena della vestizione, dalla lingerie raffinata al tailleur azzurrino, propedeutica a un tour in Europa. Evita è ormai è una star a tutto tondo, ma più in Francia che in Italia: nel Belpaese è insultata in quanto la figura del marito è associata a forme di dittatura “mussoliniane ” (Juan Peron fu un simpatizzate del Duce del fascismo) .Nel finale Malika Ayane stempera la sua presenza gradatamente, affiancandosi al cast intero che la supporta e la innalza . La regia è sobria, raffinata e attenta. Il culto di Evita affonda le radici, come viene mostrato, nella genuinità e credulità popolare, nell’ignoranza e nell’ammirazione sincera e acritica. You must love me, tradotto, è il terzo tema musicale di pregio. E’ stato evitato il più possibile il sensazionalismo empatico con la descrizione della fine di Evita, per un tumore all’utero . Il tutto è stemperato in poche scene. La canzone-pianto originale, Don’t Cry for me Argentina non viene riproposta nella sua versione più struggente. Tutto questo però toglie un po’ di pathos all’interno di un adattamento di valore.