Sanremo terza serata, giovedì: Un’Emozione da Poco. Gara delle cover da abolire Attualità Eventi e Tradizioni Musica Spettacolo TV 10 Febbraio 201710 Febbraio 2017 di Romolo Ricapito Clementino- Sanremo 2017 La terza serata del Festival di Sanremo si è contraddistinta per un calo d’interesse che vede la causa principale nella gara delle “cover“, ossia dei rifacimenti. Tale contesa, parallela a quella ufficiale, non interessa a nessuno e serve soltanto per allungare il brodo e riempire la compilation sanremese che da qualche anno è una sola e doppia (prima ce n’erano due, se le spartivano le case discografiche più forti). Riguardo poi il recupero dei candidati all’eliminazione, non è possibile assistere al prosieguo della gara con un Clementino che canta a mezzanotte e mezzo e la proclamazione dei sommersi e dei salvati all’una abbondante di notte. Noiosissimo più che mai alla fine Carlo Conti che dopo l’esibizione di Lp (Laura Pergolizzi, statunitense ma con ovvie ascendenze sicule) si ostinava a imitarne il fischio, in uno sketch interminabile. Eliminati definitivamente il duo Nesli e Alice Paba, che del resto era stato bocciato da critiche all’unanimità e l’altra coppia composta da Raige e Giulia Luzi. Mentre Ron, inquadrato, ha tirato un sospirone di sollievo per essere stato incluso nei 20 big della finale. Sbagliatissima la scelta di Carlo Conti di fare concorrere due coppie di giovani artisti, che poi venivano confusi e sembravano clonati come pecore Dolly. Tommaso Pini, Sanremo 2017 La gara dei giovani: eliminato Tommaso Pini, che aveva il brano più interessante, Cose che danno ansia. Sono passati il cupo Maldestro e Lele. “Splende l’arcobaleno di Mika” scrive Rai news. Ma dove? Il cantante anglolibanese, ormai naturalizzato (quasi) italiano, ha riproposto il suo personaggio che però a lungo andare diventa stucchevole. Il suo sudore si è confuso nella memoria con quello di Ricky Martin della serata precedente. Smentito il giornalista Mario Adinolfi, “nemico” dell’ideologia gay e gender, che nel programma La Zanzara di Radio 24 aveva espresso il giudizio tranchant: ” Ricky Martin suda come un maiale”. In effetti, se ha sudato (e copiosamente) anche Mika, vuole dire che le troppe luci del festival riscaldano eccessivamente i volti, congestionati anche dai movimenti del ballo. Luca e Paolo verso il finale hanno riportato il festival al suo posto, ironizzando su una kermesse troppo gonfia di tutto e riallacciandosi al credo di Adinolfi: “siamo i soli al festival a cui piace la patata”. Il riferimento, ovvio, ai troppi gay ospiti. Paola Turci, Sanremo 2017 Ma non si tratta di omofobia, piuttosto di un modo di scherzare su un festivalone che, a due giorni dalla fine, si può giustamente condensare con il titolo di una canzone di Anna Oxa, curiosamente riproposta da Paola Turci la sera stessa: Un’emozione da poco. Tra le cover, andrebbe scartata immediatamente come qualità (se esistesse anche in questa sezione l’eliminazione) Diamante, proposta da Chiara. Il pezzo di Zucchero è stato praticamente snaturato e privato di qualsiasi emozione. Molto bravo come vocalità Alessio Bernabei con Un Giorno Credi di Bennato. Interessante l’interpretazione del classico Knights in White Satin da Samuel (Ho difeso il mio amore). Francesco Gabbani, Sanremo 2017 Davvero bravo Michele Bravi (nomen omen) con La stagione dell’amore di Battiato e da premiare il coraggio scanzonato di Francesco Gabbani con Susanna di Celentano. Maria De Filippi più che una conduttrice sembra una camomilla. Tutto il resto è noia.