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La denuncia dei corpi chirurgicamente modificati, da Pete Burns alle star dell’hard, deve essere deontologica e non compiaciuta

di Romolo Ricapito

Ho seguito in televisione un servizio che illustrava le operazioni di chirurgia estetica fatte all’estero su soggetti particolari, come cantanti e attricette di film hard.

Tale servizio si soffermava sulle numerose operazioni che alcuni tra questi  personaggi affrontano, neppure per migliorare il proprio aspetto, ma per puro e semplice capriccio.
L’esempio di tale attività è   il cantante Pete Burns, che ha affrontato secondo il servizio una sessantina d’interventi per modificare i connotati.
I lineamenti sono diventati sempre più femminili, quindi più plastificati, con una bocca trasformata da orifizio in una sorta di pianta carnivora.
Burns è deceduto lo scorso ottobre: tra le conseguenze, l’indebolimento del fisico a causa delle tante operazioni.
Ma il servizio era perlopiù dedicato a  donne americane, quelle in particolare  dedite ai film hard   che amano modificare il corpo accentuandone alcune caratteristiche come il seno, facendole diventare inumane, o mostruose, allo scopo di eccitare determinati istinti di una fascia particolare di fans, quelli dediti all’ammirazione e al culto dell’orrido.
Pete Burns trasformato

Ecco dunque pornostar in versione casalinga mentre stanno in casa o vanno a fare la spesa con seni grandi come mongolfiere, pendenti, che hanno la caratteristica (visibile da un km) di essere innaturali, deformati e manipolati.

L’errore però del filmato è stato quello di prolungare all’infinito gli esempi mostrati.
A tal punto la denuncia di tali storture è stata inutile e ha avuto la meglio una sorta di sordido compiacimento.
I corpi infatti non erano più un monito, ma uno squallido  documento,  venendo usati per solleticare il morboso, il grottesco e il paradosso.
Ma la stessa messa in fila di tanti personaggi sgangherati, che comunque alla fine meritano rispetto, nella sua noiosa  ripetitività assumeva  qualcosa di osceno, perché pareva, essa,  una vera e propria discriminazione di personalità strampalate.
In Italia non abbiamo ancora raggiunto questi effetti, che in un paese come l’America sottolineano una diffusa ignoranza e un  criminale comportamento al di fuori di ogni deontologia da parte dei chirurghi che manipolano i corpi di persone che, invece che sul letto della sala operatoria, dovrebbero giacere più spesso sul lettino dello psicanalista.
ROMOLO RICAPITO

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