Povero Gianni Boncompagni: adesso che non c’è più, alcuni lo criticano. ” Eccessivamente presente nei tg dopo la dipartita , amò ragazze troppo giovani” Attualità TV 18 Aprile 201718 Aprile 2017 di Romolo Ricapito Sto leggendo di alcune polemiche sulla morte di Gianni Boncompagni. Esse emergono dietro le quinte e non certamente davanti alle telecamere, ad esempio, dei tg dove un commosso Renzo Arbore ricorda con molti aneddoti il compagno di una vita di lavoro. Secondo i “critici”, o meglio certi opinionisti che si svegliano, guarda caso, quando un personaggio che ha influenzato il costume, la cultura, la comunicazione non c’è più, il regista di Non è la Rai sarebbe troppo presente nei telegiornali con la notizia della sua dipartita. RENZO ARBORE E GIANNI BONCOMPAGNI Ma c’è di più: si critica il fatto che Boncompagni a 50 anni e passa, abbia lanciato e “inserito” in Rai la sua compagna di allora, Isabella Ferrari, all’epoca sedicenne. In realtà la Ferrari era diciassettenne quando prese parte a Sotto le Stelle (1981) con la regia. appunto, di Boncompagni. Certo, Isabella Ferrari era sempre minorenne. Isabella Ferrari Raffaella Carra Marcello Corvino e Gianni Boncompagni Ma nelle “stime,” anche dell’età troppo giovane , si gioca al ribasso, nel tentativo d’altra parte di minimizzare, o sminuire, le doti artistiche dell’inventore di “Alto Gradimento“. Probabilmente a Gianni Boncompagni, che si distinse negli anni Ottanta con il già citato Non è la Rai, programma berlusconiano dove vennero lanciate molte minorenni come Ambra Angiolini, Claudia Gerini, poco più che una bambina con Gianni Boncompagni attualmente attrice di successo, si rimprovera, post mortem, la frequentazione (anche se magari soltanto professionale) con tante (troppe?) giovanissime. O per dirla con un termine più malizioso, ninfette. E viene tirato in ballo un altro amore, quello dell’allora fanciulla in fiore Claudia Gerini, che all’età di 20 anni Boncompagni aveva inserito nel programma Primadonna. Taciuti, o sminuiti, i successi ottenuti con Raffaella Carrà, dai tanti dischi a storici programmi come “Pronto, Raffaella?“, a Gianni Boncompagni si addebita, tra le righe, una condotta censurabile, quella appunto di un uomo maturo che si accompagna con disinvoltura, per carriera o in privato a fanciulle “troppo giovani”. Raffaella Carrà in ‘Pronto Raffaella?’ Al di là di tutto, queste critiche venivano taciute, o sottaciute sino a ieri, quand’era in vita. Adesso, da morto, esplode un certo moralismo bigotto, cattolico o semplicemente una censura a senso unico, che tende a fare di Gianni Boncompagni un personaggio di “serie b”. Questo conferma che a volte chi ha ottenuto un successo televisivo e popolare, prima o poi è destinato a pagare il prezzo, suo malgrado, di un cupio dissolvi eterodiretto una volta che, spentesi le luci dei riflettori, il monocolo della televisione diventa una cupa luce sepolcrale, che non protegge più i suoi idoli, ma li rende vulnerabili agli attacchi dei denigratori i quali, approfittando delle tenebre, lanciano le loro frecce in direzione di chi non può più difendersi.