Storie di ordinarie molestie urbane e suburbane Attualità 21 Giugno 2017 di Romolo Ricapito Storie di ordinaria follia, o di degrado nei rapporti tra cittadini un lunedì pomeriggio a Poggiofranco, il mio quartiere. In una strada centrale un anziano, dopo avere depositato il “vetro”nel contenitore della differenziata, osservava una elegante e bella signora, sulla quarantina, che faceva lo stesso, dopo il suo turno. Improvvisamente l’uomo, strofinandosi la mano nelle parti basse in modo più che allusivo, ma rapido, mormorava, ma con un tono di voce sufficientemente alto perché l’altra sentisse: “ancora mi ecciti”. La donna, combattiva e pronta, rispondeva: “vecchio sporcaccione, peccato che la damigiana l’ho già buttata, altrimenti te l’avrei spaccata in testa”. La discussione si è dunque spenta, forse anche a causa del mio arrivo perché i due protagonisti non volevano andare oltre. L’anziano si allontanava così quatto quatto e la donna, probabilmente paga di avere redarguito a sufficienza l’indesiderato molestatore, faceva altrettanto. Mi sono trovato così a giudicare il comportamento quello del “vecchio”: molesto e volgare, certo, epperò forse la testimonianza di una frustrante solitudine, o di un obnubilamento della mente, forse dovuto al caldo, oppure all’età. La reazione della signora mi è sembrata equa, anche se ha minacciato una violenza, ma probabilmente l’offesa ha giustificato, diciamo così,i toni. Non sono un avvocato, ma la signora non avrebbe fatto meglio a chiamare il 113, identificare o fare identificare il vecchio, anche per indagare se costui fosse presente a sé stesso? Una denuncia andava o andrebbe fatta, ma le lungaggini, le troppe spiegazioni che ne sarebbero conseguite e, probabilmente, la non punibilità del vecchio per raggiunti limiti di età o per la difficoltà di volere dimostrare la sua molesta arroganza hanno fatto il resto.