Parigi può attendere: un film che riscalda il cuore e stuzzica il palato Cinema 15 Luglio 2017 di Romolo Ricapito Parigi può attendere è una commedia Usa, ma dal sapore europeo, diretta da Eleanor Coppola con interprete principale Diane Lane, affiancata da Arnaud Viard, mentre in una piccola parte, nel ruolo del marito di lei (Anne) l’attore Alec Baldwin che nella pellicola interpreta un produttore cinematografico. Occupato da troppo lavoro, l’americano accetta che il socio in affari francese, Jaques (Viard) accompagni la consorte da Cannes a Parigi mentre lui si reca per lavoro all’estero. Il film è un pretesto per mostrare i panorami della Francia, città come Lione e interminabili pranzi in ristoranti che si concludono immancabilmente con l’assaggio di dolci al cioccolato. Ogni prelibatezza viene illustrata, inquadrata,commentata dallo chaperon Jacques e fotografata da Anne, fotografa dilettante ed ex proprietaria di boutique. Saltano all’occhio diversi aspetti del film: la raffinatezza delle inquadrature, degli ambienti, delle situazioni che non scadono mai nel volgare anzi, ricordano le commedie americane anni Trenta stile Accadde Una Notte. Lei, la Lane, è raffigurata nella sua splendida maturità di attrice mentre il partner, Viard, appare un po’ molesto perché la recitazione lo chiama a un ruolo troppo imponente. E poi, con quell’aria bolsa, appare una sorta di brutta copia di Johnny Dorelli. Il film è un intrattenimento di classe, se non fosse che almeno un paio di pranzi di troppo (nel primo e nel secondo tempo!) appaiono interminabili con lo chaperon a illustrare la bontà di raffinatezze culinarie e dei vini e lei a fare la studentessa apprendista. Tra qualche chiacchiera di troppo dell’accompagnatore, Anne scopre che il marito durante una vacanza all’estero ha regalato a una donna, forse sua rivale, un prezioso orologio che lei stessa gli donò. L’amarezza è grande, ma Anne non cadrà nella trappola del maturo playboy. Il film propone messaggi edulcorati, buonisti e sembra uno spot alla fedeltà coniugale, ma di più pare finanziato dalla Francia per pubblicizzare le bellezze d’Oltralpe. Così non è; e perciò questa chiave didattica è la meno riuscita del film, in quanto poi si sconfinerebbe in un puro documentario televisivo. Ad ogni modo la pellicola si salva per la grazia di Diane Lane e per un paio di scene riuscite, come l’improvvisato picnic sull’erba. In definitiva il film va promosso, anche se esso si è trasformato suo malgrado in un’arma per attaccare Francis Ford Coppola la cui moglie si diletta in età senile con questa regia che forse non passerà alla storia, ma che comunque rivela gusto per il bello e per un racconto che si allontana dai canoni hollywoodiani, per abbracciare il cinema intimista d’autore francese.