Assassinio sull’Orient Express: successo di Kenneth Branagh come regista e interprete ma i paragoni con l’edizione del 1974 comunque sussistono Cinema 4 Dicembre 20174 Dicembre 2017 di Romolo Ricapito Si sta rivelando fortunatissima la sorte di Assassinio sull’Orient Express nella riedizione targata 2017 molto curata per regia, interpretazione e produzione da Kenneth Branagh. Kenneth Branagh interpreta Poirot Il film, la cui uscita era prevista per il prossimo Natale, è arrivato nelle sale invece giovedì 30 novembre balzando subito in testa agli incassi e il primo sabato di programmazione( 2 dicembre) si è confermato campione del box office incassando in soli tre giorni quasi due milioni di euro, surclassando pellicole italiane come Smetto Quando Voglio 3 e Gli sdraiati. Albert Finney è il Poirot del 1974 Il film di riferimento comunque resta quello del 1974 che vide Albert Finney nel ruolo dell’investigatore Hercule Poirot, la regia di Sidney Lumet e un cast all star che includeva Lauren Bacall, Ingrid Bergman, Jacqueline Bisset, Sean Connery. Omicidio-sullOrient-Express-edizione-1974-con-Albert-Finney-Sean-Connery-Lauren-Bacall-Ingrid-Bergman-John-Gielgud. Il paragone è imprescindibile per chi deve recensire, ma comunque va detto questa riedizione se la cava, diciamo così, grazie a una rielaborazione molto creativa della figura di Poirot e per le scene paesaggistiche che vedono il famoso treno cavalcare montagne innevate e ripidi precipizi. La sensazione d’insicurezza che viene trasmessa allo spettatore è una metafora del senso della vita, che coinvolge in prima persona proprio l’eccentrico Poirot. Egli è in fondo un personaggio mai svelato, misterioso, che invoca in francese una donna riprodotta in fotografia, tale Katherine. Inoltre nel primo “caso” risolto a Gerusalemme, negli iniziali 10 minuti, il belga svela il suo grande segreto nella risoluzione di episodi di cronaca nera e omicidi che riproducono i gialli scritti dalla sua creatrice, Agatha Christie. L’elogio dell’imperfezione, per dirla alla Rita Levi Montalcini , è la chiave per accedere ai misteri dell’animo umano . In pratica il personaggio di Hercule è un raffinato psicologo prima che investigatore e usa elementi della prima psicanalisi per addentrarsi nelle storture costituite dagli omicidi da lui indagati.. Essi altro non sono che proiezioni orrorifiche di coscienze frustrate e in cerca di riscatto. Delitti dunque, se non giustificabili, rispettosi però di un movente “che tiene”, come nella situazione specifica di questo romanzo del 1934 che sfrutta il mito del celebre treno che collegava Parigi a Istanbul. Ed è proprio da Istanbul che la storia ri-parte, dopo la breve ambientazione di Gerusalemme. Il treno è la metafora del liquido amniotico: i tanti coprotagonisti sembrano auto – proteggersi da tante identità non rivelate, oppure proteggersi a vicenda. Dunque la vera storia attiene al doppio e alla psicologia ma lo spunto è un fatto di cronaca : il rapimento e il successivo omicidio della figlia di un aviatore, citazione guarda caso del rapimento di “Baby” Lindbergh avvenuto negli Stati Uniti nel 1932. Agatha Christie verosimilmente ha mutuato quel fatto di cronaca per sparigliare le carte, proponendo una soluzione finale di tutto il giallo apparentemente inverosimile, ma che nella sua diabolicità fa il paio con la mente della scrittrice, che pare scrivesse di crimini e delitti per esorcizzare una personalità potenzialmente criminale. Johnny Depp interpreta Samuel Ratchett Ma addentriamoci nel film: ovviamente Kenneth Branagh che ha il ruolo principale e dà il meglio di se, ma una degna spalla nel dialogo del primo tempo è Johnny Depp nel ruolo del criminale Samuel Ratchett. Tra le altre interpretazioni degne di nota quelle della premio Oscar Judi Dench e di Michelle Pfeiffer nel ruolo di Caroline, una misteriosa vedova. E’ da notare come star internazionali dal passato glorioso offrano senza pudore sul grande schermo l’esibizione del viso invecchiato. E il caso della Pfeiffer, ma anche di Depp. Va detto che essendo il film corale, non tutti gli interpreti “funzionano” a causa della brevità o della scarsa importanza del ruolo in sé, che però è funzionale allo svelamento finale. Questo vale per Penelope Cruz nel ruolo dell’infermiera Pilar, ma è anche il caso di Willem Dafoe che impersona il professor Gerhard. Tra le novità del cast la fresca Daisy Ridley, 25 anni, che è la governante Mary Debenham e Lesley Hodom Jr attore e ballerino afroamericano, molto attivo in tv, ma poco al cinema. Tornando alla realizzazione, questo Orient Express è di stampo teatrale, ma le varie maestranze hanno reso l’opera “cinematografica” grazie a buone scenografie, una fotografia particolare, che alterna luminescenza (nelle scene innevate) a chiaroscuri negli interni e un ritmo né troppo lento, ma nemmeno velocizzato. Costato 55 milioni di dollari il film ne ha già incassati in tutto il mondo ben 206. E siamo solo agli inizi, anche perché dando retta ad alcune battute finali il film dovrebbe avere un sequel in Assassinio sul Nilo che già trionfò sugli schermi nel 1978. Tornando ad Assassinio sull’Orient Express, esso soddisfa i gusti della platea, ma non riesce ad eccellere, soprattutto se paragonato all’opera del 1974. Nonostante ciò grazie all’abilità principalmente di Kenneth Branagh, factotum della realizzazione, di una buona sceneggiatura firmata da Michael Green e ovviamente per merito di un ricco cast che pullula di premi Oscar o di “nominati” per la celebre statuetta, questa riedizione supera brillantemente la prova, stabilizzandosi a metà tra film di qualità, commerciale e di genere, in modo tale che niente risulti troppo fuori posto . In pratica ha vinto l’accuratezza della messa in scena che mette, se non a tacere, ma almeno “accantona” le critiche che sorgono spontanee, come il rapporto-paragone con l’Orient Express degli anni Settanta e le interpretazioni delle star di allora che rimangono inimitabili. 4 dic.2017