Vespa si esprime così  in merito alla relazione della diva col presidente JF Kennedy.
“Lasciata brutalmente dal suo amante, minacciò degli scandali”.

Mi incuriosirebbe sapere di più di questa certezza del noto giornalista, in quanto condivisa da parecchi addetti ai lavori, di cinema o politica. Leggo in un documento in inglese pubblicato su internet e relativo alla morte della Monroe, avvenuta a Brentwood, California il 5 agosto del 1962, che a giudizio del procuratore generale John Van De Kamp (1937-2017)  “basandosi sull’evidenza ci appare che la sua morte potrebbe essere un suicidio o il risultato di un’assunzione accidentale di droghe”.

Secondo il procuratore inoltre, la quantità letale di barbiturici ingeriti fu letale, ma forse assunta in uno stato di confusione mentale per il quale “c’era una scarsità di autentico scopo”.
La Monroe  subì anche  una overdose di farmaci nel 1960 al Mapes Hotel di Reno. In una nota leggo: ci fu un tentato suicidio già nel 1950.

Ad uccidere Marilyn Monroe secondo Bruno Vespa fu la politica, o l’interesse della stessa attrice  per una figura politica in particolare.

Ma proprio la politica in questi  giorni si “riappropria” dell’immagine della diva statunitense.

A sorpresa, Emmanuel Macron, il presidente francese, festeggiando i suoi primi 40 anni con la moglie Brigitte, ha detto: è lei la mia Marilyn.

Un comico infatti, tale Cyril Hanouna, voleva inviargli 12 finte Marilyn Monroe per festeggiare il suo compleanno all’ Eliseo.

La citazione dell’attrice di “A Qualcuno Piace Caldo” fatta dal Presidente Macron, anche se su sollecitazione esterna, dimostra che, a 55 anni dalla morte, Marilyn Monroe è più viva che mai nell’immaginario.