Un Sacchetto di Biglie: film da non perdere in attesa del “Giorno della Memoria” Cinema 22 Gennaio 201823 Gennaio 2018 di Romolo Ricapito Un sacchetto di biglie, tratto dal romanzo evidentemente autobiografico di Joseph Joffo risalente al 1973 e che BUR ripubblica con successo è la storia del viaggio-fuga di due fratelli ebrei (Joseph e Maurice) imposto loro dal padre Roman, un barbiere parigino, che li spinge ad attraversare la Francia per re-incontrarsi con la famiglia di origine più avanti: i Joffo infatti pensano di mettersi in salvo dalla deportazione con vari altri fratelli, più grandi d’età dei due piccoli protagonisti, viaggiando separatamente . I due ragazzini sono stati istruiti dal genitore a non cadere nelle trappole dei nazisti qualora interrogati sulla loro etnia. Dunque essi affrontano il viaggio, che si rivela movimentatissimo e pieno di pericoli e trappole, inizialmente con costrizione, ma in seguito addirittura prevale in essi un senso di libertà e di emancipazione. E’ come se crescendo forzatamente attraverso le avversità, essi rafforzino il legame tra loro due e il mondo, ma anche con la famiglia lontana. I protagonisti si ricongiungeranno poi con padre, madre e fratelli nella cosiddetta zona libera : per poi però esserne di nuovo separati per forza di cose. O meglio per imposizioni dall’esterno. E quindi trovare addirittura un lavoro (dopo immani peripezie) in un piccolo paese di provincia, ovviamente negando sempre di essere ebrei. La forza del film sta nella varietà delle situazioni proposte, che snocciolano il repertorio dell’ingiustizia e della sopraffazione. Ma c’è poi il viaggio, analizzato e documentato con una splendida fotografia, i vari personaggi incontrati, i tanti altri ebrei in fuga, i religiosi, i giovani della Resistenza, i collaborazionisti, i nazisti spietati, da quelli di più alto grado al soldato semplice. Va detto che i giovani protagonisti benissimo ritratti anche negli straordinari primi piani sono degli interpreti perfetti, che si adattano ad ogni situazione e la rendono al meglio grazie a una fortissima adesione ai loro personaggi. La regia di Christian Duguay, canadese, è attenta e insieme spettacolare, ovvero abbina il racconto originale con un andamento da film d’azione e insieme da pellicola on the road. E così questa storia ambientata tra il 1942 e il 1944 diventa attualissima, perché rivede la Storia (quella con la s maiuscola) la racconta e la elabora con le conoscenze attuali, senza snaturarla nella sua giusta essenza. In pratica la vicenda dei due ragazzini diventa un racconto universale di emancipazione, guerra alle ingiustizie, attaccamento alla famiglia. Tra gli altri attori quello migliore è Patrick Bruel nel ruolo di Roman Joffo, il padre dei due splendidi protagonisti. Volto intenso, sofferto, Bruel recita nella parte del pater familias classico, colui che sia pur protettivo e “materno”, più della vera madre (l’attrice Elsa Zylberstein interpreta Anna, una violinista) deve delegare al destino la sopravvivenza dei propri figlioli; costoro proprio perché inermi, sono i più amati in assoluto rispetto a quelli maggiori di età. Il titolo si riferisce a una parte del racconto laddove i due ragazzi, costretti ad indossare le stella gialla di David da applicare sui vestiti, iniziano ad essere perseguitati dal bullismo dei compagni di scuola. Ma uno tra essi, per scusare gli altri e come prova di amicizia, cede un sacchetto di biglie al più piccolo dei fratelli Joffo in cambio della sua stella di Davide, conservata quasi come un souvenir. Va detto che il film è molto commovente soprattutto nella seconda parte, ma non lo è con lo scopo preciso di far piangere per ottenere consenso. Si è riusciti grazie all’eleganza di sceneggiatori, cast, direttore di fotografia etc ad ottenere un prodotto notevole che genera buoni sentimenti senza risultare fasullo. Nel cast Holger Daemgen che è il perfido comandante tedesco pronto con ogni mezzo a smascherare l’identità di Joseph e Maurice. Nel suo curriculum artistico guarda caso La Storia di Anne Frank nel 2001. Ma non ho citato ancora i nomi dei protagonisti che sono Dorian Le Clech(Joseph) e Batiste Fleurial (Maurice). C’è un’altra partecipazione importante: nel ruolo del dottor Rosen, il “salvatore” di Joseph, ovvero Christian Clavier, tra i suoi film di maggiore successo in Italia ricordiamo Non Sposate le Mie Figlie! Un Sacchetto di Biglie è stato recuperato in extremis per l’Italia: in Francia è uscito esattamente un anno fa, mentre da noi è stato distribuito in occasione del Giorno della Memoria. Si spera che per il 27 gennaio, ma anche nella settimana della celebrazione, il film registri buoni incassi, sottraendo spettatori a molti film inutili che vampirizzano le sale italiane, ma destinati fortunatamente a un rapido oblio. 22 gennaio 2018