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Interno a New Orleans: Ebe Guerra adatta Tennessee Williams e fa il tutto esaurito sabato 3 febbraio al Teatro Forma

di Romolo Ricapito
Ha fatto registrare il tutto esaurito al Teatro Forma di Bari  sabato 3 febbraio  Interno a New Orleans un adattamento della regista Ebe Guerra del famoso dramma di Tennessee Williams “Un Tram che si chiama desiderio”.

 Interno a New Orleans-compagnia del dado trattoLa Compagnia del Dado Tratto include gli attori : Germana Genchi, Alessandro Volpe, Lucy Mariani, Paola Morrone, Paolo Spezzati, Michele Grossi, Valeria Iannone   e la cantante Paola Arnesano in una partecipazione speciale.
La rappresentazione è ambientata a Varsavia, in un ghetto denominato New Orleans, che forse è poi anche il nome del   bar dove è ambientato il tutto.
Tra luci verdi e jazz evocativo, due uomini irrompono nell’ambiente con una valigia: sono ebrei in fuga. Subito dopo, una donna bionda che regge una valigia e anche una pelliccia si introduce nell’interno che via via pare un porto di mare in quanto popolato da diversi personaggi.
Blanca, questo il nome della sconosciuta,  viene da Berlino e abbraccia la sorella ritrovata, Zofia, che è vestita più modestamente in grigio.
Zofia chiede conto delle  “voci sugli ebrei” in quanto non è completamente al corrente di quanto sta accadendo  in Germania; siamo in piena guerra mondiale e le deportazioni sono già iniziate.
Le due sorelle comunque sono tedesche e non ebree, ma Zofia ha sposato un giudeo, Konrad, dal quale aspetta un bambino.
Rotti i convenevoli, Zofia si informa della perdita del palazzo di famiglia a Berlino .
“Mamma, papà, Margherita  non ci  sono più”, dice Blanca. E parte il rimprovero: “tu dov’eri, al letto con il tuo ebreo’?”‘
Iniziano  dunque le rivendicazioni, le gelosie familiari che costituiscono (assieme ad altro) degli spezzoni di vite perdute  che forse è impossibile ricostruire.
Konrad l’ebreo non sembra però  gradire l’arrivo della cognata .
Anche qui è sempre presente un confronto di anime, o di due fazioni. L’uomo contesta a Blanca il possesso della pelliccia.
Lei  invece, con la frase “facevo colpo un tempo” svela inconsapevolmente  il passato da  prostituta, o di donna facile.
Konrad pare interessato soltanto alle carte legali della proprietà dello stabile a Berlino: freddo, attaccato ai soldi, è l’epitome dell’ebreo avido, di quelli descritti in alcuni romanzi della scrittrice Irene Nemirovsky.
Blanca conosce Yazek, un ebreo polacco che fa parte delle frequentazioni dei due coniugi, E continua a rivelare altri atteggiamenti equivoci. Questo  svelamento, in un contesto  angusto, triste e claustrofobico è in un certo senso l’unico anelito vitale, seppur decadente, che anima l’intreccio.
La protagonista rivela anche un passato da insegnante mentre Konrad è definitivamente il padre -padrone della situazione, o la figura dominante.
Il temperamento drammatico di Blanca fa da contrasto a quello placido di Zofia  che è ormai anche abitudine alla virilità scostumata del coniuge.
“Io qui mi sento protetta”.
Ma Blanca  è l’unica ad aver ravvisato  l’istinto sensual-animalesco del cognato.
Va detto che questo trasporto di tempo e luogo dalla New Orleans degli anni Quaranta a Varsavia è produttivo, anche se si doveva evitare, forse, il riferimento a New Orleans nel titolo, che è fonte di equivoco.
Il corteggiamento da parte di Yanek, tradizionale e a base di fiori bianchi nei confronti di   Blanca  è patetico a causa delle attese della  donna, ma soprattutto vanificato dal suo passato di scabrosa sofferenza che l’ha oramai resa un relitto irrecuperabile.
Anche perché ella consegnò il marito alle SS: lo aveva scoperto in atteggiamenti inequivocabili con un conoscente.
L’omosessualità entra nel dramma, ma di striscio, mentre la corruzione della donna viene esemplificata dal pronunciamento della frase: voulez vous coucher avec moi  ce soir.
Ma Yanek non conosce il francese.
Qui c’è una citazione del celebre brano Lady Marmalade di Patti Labelle.
Sussiste poi il sottotesto di un popolo perseguitato, quello polacco, in contrasto con quello germanico, che raffigura l’oppressione.
Dunque Blanca è il simbolo dei tedeschi anche perché è stata amante di diversi gerarchi nazisti.E pure dei loro giovanissimi figli.
Va detto che la seconda parte è più aderente al testo di Tennessee Williams.
Ma quello che scredita definitivamente la donna è  appunto, in questo caso, la sessualità libera e disinibita.
La parte migliore è verso il finale e del resto è  anche risultata la più applaudita.
Ecco  lo stupro di Blanca ad opera del cognato: lei in abito rosso si muove quasi in un balletto crudele, lui pure.  I due attori mimano un ralenti, più cinematografico che teatrale, con il compimento dell’atto crudele di sopraffazione che ha luogo in piedi, su  sfondo rosso.
L’insieme è soddisfacente come anche la recitazione degli attori impegnati nei ruoli principali.
Ottima la regia.
04 feffraio 2018
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