Danilo Rea e Peppe Servillo al Teatro Forma di Bari con Napoli in Jazz. Cinquanta Sfumature e più di jazz e canzone popolare classica Cultura Musica Teatro 25 Febbraio 2018 di Romolo Ricapito Al Teatro Forma di Bari è andato in scena sabato 24 febbraio lo spettacolo “Napoli in Jazz” con Danilo Rea (pianoforte) e Peppe Servillo (voce). Peppe Servillo è reduce della sua recentissima partecipazione al Festival di Sanremo con Enzo Avitabile (“Il Coraggio di Ogni Giorno” il brano presentato). Quel festival che aveva vinto nel 2000 come voce solista degli Avion Travel col brano Sentimento. Da parte sua, Enzo Avitabile sarà presente nell’attuale stagione del Teatro Forma con “Acustic World”. Danilo Rea, partner di Peppe Servillo in questo ricercatissimo mini-show è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio di Santa Cecilia a Roma, nel quale attualmente insegna nella cattedra di jazz. Il duo ha richiamato un pubblico maturo, attento e preparato che ha assistito all’esecuzione di brani celebri di Bovio, Carosone, Murolo, Domenico Modugno o della tradizione classica napoletana. L’interpretazione vocale di Peppe Servillo si avvale di tecniche recitative e affabulatorie, infatti l’artista è anche attore di teatro classico e sperimentale. Maruzzella di Renato Carosone, ad esempio, è un’interpretazione energica che esibisce un sofisticato pianoforte nel finale . Mentre Te voglio bene assaje è preceduta da alcune note di Peppe Servillo relative alla sua storia: fu attribuita a GaetanoDonizetti e i suoi spartiti erano venduti con “foglietielli” da scugnizzi per strada, per essere eseguita nei salotti buoni della borghesia. Enunciate le caratteristiche e le particolarità del brano, che consta in origine di ben 17 strofe, Servillo si produce in una esibizione ben scandita e gridata. L’interpretazione è anche “recitazione” e offre un prodotto finale “finito”, ossia completo. Il pianoforte di Danilo Rea gli sta dietro con caparbietà, ma anche grande dolcezza. Tammuriata nera è suonata da Danilo Rea in chiave jazzistica e in modo accentuato, mentre le precedenti esecuzioni erano di stampo più “popolare”, pur nella loro ricercatezza. Qui Peppe Servillo si sistema sullo sfondo ascoltando e riposando la voce. In pratica, in questa sezione c’è un assolo di Rea senza il contributo del partner. In Era di maggio di Salvatore Di Giacomo e Mario Pasquale Costa (ricordata da Servillo la pugliesità di quest’ultimo: era di Taranto) il cantante si abbassa con la schiena quasi per amplificare la sua ispirazione, ma anche per “sbirciare” il leggio. L’artista regge il microfono con la destra, mentre la mano sinistra è usata per “coreografare” e mimare i passaggi testuali più suggestivi. Tu Si Na Cosa Grande Pe Me di Mimmo Modugno, come chiarito sempre dal “narratore”, cioè Peppe Servillo, non è eseguita per captatio benevolentiae nei confronti del pubblico, ma in quanto appartenente al repertorio classico del frontman. Di Libero Bovio, scrittore e poeta napoletano, Servillo recita, più che cantare, Està (Nun Voglio Fà Niente), dopodiché c’è un altro assolo pianistico di Danilo Rea, che mischia il classico della Traviata (Libiamo ne’ lieti calici) con la tradizione partenopea, come Core Ingrato, oppure “siciliana” (La Donna Riccia di Modugno). Il recital ha anche un valore storiografico: viene ricordato il 1974 per la battaglia conclusiva a favore dell’abrogazione della legge che impediva il divorzio. Prima di ciò i versi della canzone di Mimmo Modugno Resta Cu Mme vennero censurati laddove recitano : “Non mi importa del passato, non mi importa chi ti ha avuto”. Quest’ultimo accenno alla “promiscuità” era inviso ai benpensanti. Si può affermare sinteticamente che i canoni della tradizione nell’excursus dei due protagonisti presso il Forma vengono valorizzati e riattualizzati nell’esecuzione, che spazia dal classico al jazz più esclusivo e raffinato, epperò fruibile da un pubblico eterogeneo, preparato o neofita dei contenuti proposti. . Anche in Reginella il bravo Peppe Servillo spiega i significati espliciti o reconditi del testo, ma va detto che Danilo Rea come pianista e artista “muto” è essenziale e non subalterno, anche e soprattutto in brani come Io Te Vurrià Vasà, che richiedono un accompagnamento composto, ma che soprattutto non “sovrasti” la voce come nelle altre interpretazioni istrioniche, goliardiche e raffinate del partner parlante e cantante, ovvero Peppe Servillo. Infine la canzone preferita da Federico Fellini: quella Dove Sta Zazà che fece parte del repertorio della grande Gabriella Ferri. Il pubblico qui è stato partecipativo, battendo le mani a tempo e producendosi in fragorosi applausi. Uno dei bis è stato per Dicitencello Vuje, mentre nel finale Servillo ha ricordato la gloriosa trasmissione in bianco e nero della televisione pubblica dal titolo “Senza Rete” trasmessa dall’Auditorium Rai di Napoli. Un giovanissimo Peppe assisteva assieme al padre all’esibizione del grande Vittorio De Sica in Munasterio ‘e Santa Chiara. La canzone è stata ovviamente re-interpretata, preceduta da una nota polemica:” “In Senza Rete si ospitavano grandi cantanti di allora, non come quelli di oggi“. Il pubblico ha applaudito anche questa critica (inaspettata) alla società dello spettacolo odierna. 25 febbraio 2018