Perchè le “italiane” scelgono volontariamente di prostituirsi Attualità Tu mi dici...io ti dico 11 Marzo 201811 Marzo 2018 INCHIESTA-INTERVISTA di Ennedielle Pomeriggio freddo e piovoso. Sono al bar di un grande albergo Milanese in attesa di incontrare il direttore di un quotidiano nazionale che vorrebbe affidarmi la corrispondenza dalla Puglia per la pagina di cronaca nera. La nostra provincia, purtroppo, sta vivendo un momento di recrudescenza di delitti e guerriglie per la spartizione e la gestione dello spaccio e delle tangenti nei vari quartieri. (ndr. japigia, libertà, S.Girolamo-fesca, Carbonara-Ceglie) Manca poco più di un’ora all’appuntamento. La pioggia e la temperatura polare non mi permettono di fare quattro passi in centro e godere delle vetrine allestite dalle eccellenti firme dell’alta moda. Nell’attesa non mi resta che ordinare l’ennesimo caffè. La hall, enorme e sfarzosa, mi permette di ammirare gli splendidi lampadari in cristallo e l’eleganza dei comodi salotti. Lo sguardo si sofferma sul corpo di una ragazza bellissima dall’abbigliamento accattivante. Il soggetto in questione, appollaiato su un alto sgabello del bar, indossa un tailleur nero con gonna inguinale, camicetta candida in seta con scollatura abissale, calze a rete e tacco dodici. Sarei pronto a sfidare chiunque riuscisse a ignorare o a far finta di non vederla. Notevole, penso. Noto con particolare attenzione la cura del suo maquillage, per niente marcato ma sufficientemente attrattivo. Bastano pochi secondi e i nostri sguardi si incontrano. Mi lancia un sorriso invitante. Il suo portamento audace e provocante non lascia dubbi. Sicuramente, penso, sarà in attesa di qualche “cliente” facoltoso. Per un attimo spero che la persona che dovrei incontrare, a causa della neve, faccia un po’ di ritardo. Sorrido, mi avvicino e dopo averle raccontato che attendo gente, le chiedo se potesse dedicarmi alcuni minuti del suo tempo. Vorrei semplicemente offrirle da bere e farle una breve intervista, esordisco. L’assicuro che le eventuali risposte sarebbero rimaste anonime. Per il suo “fastidio” avrei potuto riconoscerle un centinaio di euro. Dopo qualche attimo di riflessione accetto e mi racconta essere una trentenne pugliese. Conditio sine qua non: il pagamento deve avvenire anticipatamente, ribadisce. Accetto, ordina un “negroni “ e, senza attendere la mia prima domanda, parte come un fiume in piena esordendo: -La prego di non interrompermi. Sono laureata in farmacia. Ho perso il lavoro da oltre tre anni e, pur di sbarcare il lunario, ho deciso di intraprendere questa nuova attività. Dia pure la colpa alla crisi economica ma, ultimamente, un numero sempre più consistente di laureate, colf, operaie, studentesse fuori sede, shampiste, bariste, baby sitter, impiegate e commesse sottopagate, si sono avvicinate al mestiere più antico del mondo. Mi creda, secondo una seria indagine socio- economica, dalla lista delle nuove disperate, non mancano nemmeno le “casalinghe”. Queste ultime, a causa delle separazioni o della perdita del lavoro dei loro mariti, pur di far quadrare i bilanci familiari, siano state costrette a intraprendere questa nuova-antica professione. Qualche suo collega, malevolo, dissacrante e con malcelata ironia, ha trasformato il termine casalinghe in “casalingue”. Ma, capirà, il fine giustifica i mezzi. D- La trovo preparata e acculturata ma, se permette, mi piacerebbe conoscere che mi parlasse di lei. -Dopo un matrimonio fallito, a 27 anni, mi son ritrovata a dover affrontare la vita da sola con la responsabilità di una figlia a carico. Pur di portare a casa qualche euro, ho dovuto affrontare ricatti sessuali da parte di quasi tutti i datori di lavoro. Pare proprio che in Italia la metodica medioevale dello “ius primae noctis” non sia mai scomparsa. A conti fatti, tra lo svendere il mio corpo per uno stipendio da fame e scegliere di gestirmi autonomamente ho optato per la seconda scelta. Le motivazioni di tale decisione sarebbero tante. Partiamo dalla paghetta sempre più esosa dei propri figli per arrivare al costo degli affitti, le schede telefoniche, l’aumento della benzina e, dulcis in fundo, le varie scadenze con le tante finanziarie. Le teen agers, al contrario, pare abbiano fatto questa scelta di vita per aprire una propria attività, per acquistare un’auto nuova per garantirsi una vacanza da sogno più volte l’anno. Tutte motivazioni più o meno plausibili ma di difficile comprensione. Io, per esempio, nel giro di pochi anni, con il mio lavoro mantengo mia figlia in un dignitosissimo collegio Svizzero, ho acquistato un mini appartamento in pieno centro, cambio il suv ogni due anni e visto che lo Stato Italiano rifiuta di riconoscerci come liberi professionisti senza parlare dell’agenzia delle entrate che ci perseguita, ho investito gran parte dei miei risparmi in bitcoin o altre valute criptate intoccabili da parte del fisco. D- Saprebbe dirmi, secondo il suo punto di vista, come mai il numero di queste “volontarie”, poco acculturate o minorenni aumenta di giorno in giorno? -Ottima domanda. Le lavoratrici del sesso, caro lei, non aumentano di giorno in giorno ma di ora in ora. La tendenza sembra crescere in maniera esponenziale. In primis perché la concorrenza è spietata e fuori quota. Le minorenni attraverso le chat line offrono selfie di dubbio gusto, per pochi euro, per una ricarica telefonica o per acquistare scarpe sportive che costano centinaia di euro. Una volta le prostitute venivano chiamate cortigiane, lucciole o squillo, sino a quando alcune agenzie, abbiano, furbescamente, scelto un nome anonimo diverso e significativo: “escort”. Prima, le cosiddette battone, battevano i marciapiedi, frequentavano i nigth’s o le case d’appuntamento, ora le stesse preferiscono bazzicare i salotti dei grandi alberghi, le discoteche alla moda o i vari siti d’incontri sui social. Sappia che un’antica legge di mercato ricorda che i vari “prodotti merceologici” aumentino o diminuiscano di valore in funzione delle richieste di mercato. Senza voler in alcun modo fare del moralismo, mi piacerebbe ricordarle che i fruitori sono davvero tanti e che il mercato nazionale, pare possa valere svariati miliardi di euro. Spero sappia che l’Italia annovera un numero di clienti abituali pari a tutti gli abitanti della Svezia (ndr. circa dieci milioni) Non so se le motivazioni di questa elevato numero di clienti sia dovuto ad una forma di “gallismo italico” o ad un’eccessiva dose ormonale maschile dovuta al nostro clima. La cosa più grave è che le escort italiane devono tener banco alla concorrenza straniera: Russe Moldave, Ucraine o sud Americane tra le quali i trans la fanno da padrone. Queste ultime, per nostra fortuna, pur dichiarandosi pronte a fare sesso anche senza l’uso del profilattico sono accusate, dai nostri stessi clienti, di non parlare bene la nostra lingua, di essere distratte e d’essere carenti d’affetto e fin troppo frettolose. Noi al contrario puntiamo tutto su un rapporto erotico, sensibile, affettuoso e sempre pronto al dialogo. A volte trasformiamo un incontro sessuale in una seduta psicanalitica. Offriamo le nostre prestazioni in un clima amichevole e familiare risultando così meno “esotiche” ma, molto, molto più amichevoli e rassicuranti. D- La trovo preparata, mi piacerebbe potesse darmi altri dati. -Vorrei darle un dato significante. Le potrà sembrare incredibile ma le escort di lusso battono (sic) quelle a prezzo più accessibile per 10 a 1. Sintetizzando e, per concludere, visto che oramai faccio parte della categoria, mi considero una vera e propria imprenditrice di me stessa. Per lo Stato Italiano, come le accennavo prima, siamo invisibili e noi, di rimando, lo ringraziamo. Le tasse che potremmo e vorremmo pagare in cambio di alcuni diritti, le intaschiamo e le mettiamo da parte per il futuro. L’addetto alla reception le fa un cenno d’intesa e la signorina in questione mi chiede scusa, mi saluta e decide di andare. Dopo aver fatto qualche passo torna indietro, mi strizza l’occhio e mostrandosi più generosa di quanto avessi potuto immaginare mi sussurra: “guardi… vista la sua gentilezza e discrezione professionale, se crede, al rientro, mi permetto offrirle un bonus. L’intervista gliela offrirei gratis se…con un extra di altri 100 euro… accettasse di trascorrere qualche attimo di felicità… Ci pensi… non se ne pentirebbe… “ Mi porge un suo bigliettino da visita con su scritto il suo numero di cellulare ed il suo nome d’arte. Fingo di non aver capito in quanto ritengo sia stata fin troppo esaustive nelle spiegazioni. Più che un’intervista ne è venuto fuori un monologo sincero ed esplicativo. Ora ho le idee più chiare. Facendo i conti della serva, se dovessi tornare a nascere donna, sicuramente non sceglierei di fare il giornalista. 11 marzo 2018