Suspiria di Luca Guadagnino: capolavoro di superbia, ma intriga Cinema Cultura 11 Gennaio 2019 di Romolo Ricapito Luca Guadagnino con Suspiria (2018) ha realizzato la sua opera più ambiziosa, basata sulla sceneggiatura originale di Dario Argento e Daria Nicolodi e rielaborandola con David Kajganich. In tale nuova edizione il regista ha annesso contenuti inediti, trasformando l’accademia di danza originale con sede a Friburgo in un’enorme costruzione di Berlino Ovest durante la Guerra Fredda, con echi del terrorismo nascente in Europa e ampi riferimenti alla Shoah, annessi al personaggio dello psichiatra Josef Klemperer, vedovo di Anke Meier, scomparsa perché deportata durante l’ultimo conflitto mondiale. Questi contenuti si integrano alla storia stregonesca principale che non è interamente orrorifica, ma viene narrata diffusamente dando alle streghe un volto immediato, le cui azioni terribili vengono perpetrate alla luce del sole, al contrario del film di Argento, che svelava il tutto brevemente nel finale . Questo orrore annacquato permette al regista una disamina molto precisa di un ambiente femminile chiuso con l’esterno e che è dominato da Madame Blanc, la coreografa e insegnante interpretata da Tilda Swinton. Diciamo che la Swinton è l’interprete principale e non Dakota Johnson nel ruolo di Susie, anche perché quella che è ormai considerata la Musa di Guadagnino recita nei panni sia dello psichiatra che in quelli della terribile e disgustosa (come aspetto) Markos, la strega-madre. Va detto che il film ha respinto gran parte della platea dedita all’horror, aggregando nel tempo un selezionato pubblico di qualità. La critica che questa riedizione “non fa paura” è in parte infondata, sia perché l’opera è comunque inquietante, ma anche in quanto le maledizioni e i malefici operati dalla congrega della danza sono più terribili di quelli originali, racchiudendo una perversione “intellettuale” ancora più disdicevole e deformata. Ma l’attrazione del film, che è molto bello, sta appunto nella dilatazione: Guadagnino ha disegnato un quadro complessivo molto curato, raffinato e ardito, riuscendo a portare avanti per due ore e mezzo (e qualcosa in più) una pellicola innovativa che però sarà maggiormente apprezzata in futuro. Luca Guadagnino Questo perché, a causa del suo narcisismo evidente, il regista ha esagerato con i contenuti (troppi!) proposti alla platea. E’ evidente come lo spettatore standard si stufi, non riuscendo a padroneggiare la marea di suggestioni, rimandi e proposte del cineasta, mentre il critico di professione, allo stesso modo, è irritato da tanta prosopopea ed esercizio stilistico. In effetti Suspiria è soprattutto un esercizio di stile all’ennesima potenza che però perde il suo “perché” nell’ultima mezz’ora. L’effetto horror conclusivo è barocco, interminabile, in parte suggestivo, ma anche respingente perché insiste troppo su esagerazioni visuali, scene di danza interminabili, sabba che diventano quasi saggi di ballo sperimentali, anche se ben congegnati. La storia dunque di Susie (Dakota Johnson) appassiona meno, mentre risulta gradevole in fondo la congrega di “befane”, ad esempio quando opera in trasferta in pub e ristoranti, da sole o con la loro corte di ragazze volenterose nel diventare delle brave étoile. Suspiria- Tilda Swinton Una delle streghe, Miss Griffith (interpretata dall’attrice francese Sylvie Testud) pare addirittura una componente della Famiglia Addams, a causa delle pettinatura ridicola e degli occhialoni enormi, mentre tra le cose più riuscite c’è la partecipazione dell’interprete principale del primo film, Jessica Harper, nel ruolo della moglie della psichiatra. La direttrice di Gazzetta dal Tacco Clelia Conte con la quale ho visionato la pellicola ha fatto una giusta osservazione: tutti i ruoli assegnati da Guadagnino, almeno i principali, sono andati ad attori stranieri, mentre si poteva fare in modo di inserire qualche volto italiano come fece Dario Argento nel 1977 adoperando Stefania Casini, Alida Valli e Flavio Bucci. Qui sono presenti Mia Goth nel ruolo di Sara, Angela Winkler che è Miss Tanner , Ingrid Caven nei panni di Miss Vendegast, Chloë Grace Moretz nel ruolo di Patricia mentre a qualche italiana come Fabrizia Sacchi è affidato un ruolo minore. Italiane sono comunque molte maestranze, di Bari è il montatore Walter Fasano che ha collaborato anche alla sceneggiatura, mentre le musiche sono di Thom Yorke. Uscito il 1 /1/2019 alla data del 10 gennaio il film è già in dismissione , avendo incassato 800 mila euro. Un risultato non esaltante se si pensa agli oltre 3 milioni incassati da Chiamami col Tuo Nome. Eppure Suspiria risulta per certi versi più indovinato del film precedente,appunto, ovvero quello incentrato sull’omosessualità, almeno sul piano artistico. Dak- suspiria filmota Johnson Call Me by your name infatti fu salvato dai due interpreti maschili principali, mentre qui la creazione artistica è meglio distribuita nel corso dell’intera opera. Pur se non si evitano del tutto ridicolaggini o forzature, questo Suspiria è sostenuto in modo intelligente. Non arriva ad essere un capolavoro come l’apripista del 1977, ma sarà rivalutato con gli anni e magari considerato un secondo capolavoro, dopo quello di Dario Argento, sia come concezione che per esibita sfacciataggine. Sempre Clelia Conte, giustamente, ha giudicato inutile la parte allungata dello “psichiatra”, costretto ad assistere alle nequizie finali del clan delle streghe e poi improvvisamente salvato dalle stesse, infine “visitato” in privato da Susie. Va detto che il personaggio di Madame Blanc reso benissimo da Tilda Swinton è bello anche perché controverso. Dakota Johnson è Susie con Mia Goth, Sara- Suspiria Tiene alla preparazione artistica delle allieve, si ribella (in parte) agli intenti stregoneschi che provengono dall’alto, riscattandosi per una certa generosità nei confronti dell’allieva-modello. Costei, Susie, è in realtà un essere apparentemente ingenuo e “casto”, mentre rivela una “doppia anima” non sempre limpida e pura. Questa commistione tra sacro, profano, cattiveria e bontà apparente è parte del fascino sotterraneo del film. Perfetta la sequenza che mostra la “ribelle ” Olga strattonata e scomposta da forze oscure mentre danza, tanto da spaccarsi tutta, mentre Susie, in un altro salone, ottempera alle istruzioni e diktat della sua insegnante, rivelandosi una straordinaria ballerina. La “danza delle morte”, perfettamente coreografata, rivela immediatamente l’orrore della trama e siamo ancora ad inizio film. Non è corretto dunque non considerare Suspiria 2018 come un horror, mentre è giusto attribuirgli commercialmente la qualifica di flop: a tutt’oggi, costato ben 20 milioni di dollari, ne ha incassati 5 scarsi in tutto il mondo. 10 gennaio 2019 NB. Per nostra scelta non pubblichiamo scene horror che possono toccare la sensibilità altrui.