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Bif&st- Taranto insolita vista nel film “IL GRANDE SPIRITO” di Sergio Rubini. Conferenza stampa il 5 maggio scorso

Clelia Conte

di Clelia Conte

Bif&st 2019

E’ nelle sale il film di Sergio Rubini . 

Il pubblico del teatro Petruzzelli di Bari, il 5 maggio scorso, gli ha riservato un lungo applauso e una standing ovation dopo aver visto in anteprima assoluta al Bif&st il film “Il grande spirito” con protagonisti lo stesso Rubini e Rocco Papaleo e con Bianca Guaccero e Ivana Lotito. A partire dal giovedì 9 maggio.

Rocco Papaleo interpreta Cervo Nero

Il film  girato a novembre 2017 per sei settimane a Taranto e dintorni tratta la storia di due personaggi particolari e molto differenti tra loro che si incontrano in un momento critico. La storia è ambientata in un quartiere della periferia di Taranto.

Il racconto da Apulia Film Commiction: “Durante una rapina, uno dei tre complici, un cinquantenne dall’aria malmessa, Tonino detto Barboncino (Sergio Rubini) approfittando della distrazione degli altri due, ruba tutto il malloppo e scappa. La sua corsa procede verso l’alto, di tetto in tetto fino a raggiungere la terrazza più elevata, per rifugiarsi in un vecchio lavatoio, dove trova uno strano individuo (Rocco Papaleo) dall’aspetto eccentrico: sostiene di chiamarsi Cervo Nero e di appartenere alla tribù dei Sioux.

Dal suo canto Tonino è sotto assedio: il quartiere è presidiato dai suoi inseguitori, gli angoli delle strade controllate. In questa immobilità forzata, realizzando di essere completamente solo, a Tonino non rimane che un’unica disperata alternativa: allearsi con quello squilibrato che si comporta come un pellerossa e che, proprio perché guarda il mondo da un’altra prospettiva, potrà forse fornirgli la chiave per uscire dal vicolo cieco in cui è finito.”

Colpisce la frase di Cervo Nero che con bandana rossa e occhi sbarrati guardando dal suo amato terrazzo verso l’Ilva di Taranto piena di ciminiere dice: “Una volta qui era tutta prateria”, spiega a Tonino che si rifugerà sul tetto dove lo strano uomo alloggiava.

Altro particolare che è legato all’aria malsana dei Tamburi di Taranto si riscontra quando Tonino chiede una Sambuca e Cervo Nero scende dall’inquilino per chiederne un bicchiere. In casa, davanti alla tv c’è la moglie tutta intubata per la respirazione. Il Lungometraggio ha uno scenario insolito, direi unico e che prende in considerazione il lato peggiore della città, gioiello della Magna Grecia.  Lo spettatore però si appassiona alla storia sin dall’inizio.

Sergio Rubini che riesce a sottrarre l’intero bottino ai suoi complici, scappa  saltando da un tetto all’altro, da un terrazzo a un balcone fino ad entrare in una casa dove una donna, classica casalinga di quartiere, pensando che dietro le spalle ci fosse il marito gli chiede guardando i fornelli: “Come lo vuoi il ragù con le polpette o con le braciole?”.  Questa ultima non può che essere una caratteristica che denota una forte pugliesità che si ritrova fortemente anche nel dialetto parlato dai malavitosi di bassa leva che conoscono solo la legge della pistola e la usano con leggerezza sparando a destra e a manca per delle stupidaggini. Fa sorridere il cattivo persecutore del personaggio di Rubini che viene ferito all’orecchio durante la rapina e per tutto il film porta in testa un turbante di garza bianco.

Il perno dei dissapori dei malavitosi parte proprio dal furto di quel bottino: i due personaggi rimasti a secco di refurtiva, cercano Barboncino da tutte le parti fino a trovarlo ma alla fine si ammazzano fra di loro con altri cattivi elementi mentre Tonino ha un santo che lo protegge e che si sacrifica per lui in nome della grande amicizia che si era creata fra loro. Quell’amicizia è sentita più da parte dell’indiano-tarantino che in Tonino vedeva l’uomo del destino: “il Grande Spirito mi ha detto che saresti arrivato” gli aveva detto Cervo Nero, filosofo, idealista o matto, convinto di essere un pellerossa. Quello strano individuo salva l’amico per ben due volte: la prima curandogli la gamba e la seconda verso la fine dove accadrà un fatto molto triste. Tonino sarà libero e unico superstite.  

Il film è originale e Rubini  trova un perfetto compagno in sintonia con le sue idee. La riuscita dell’opera sta proprio nella complicità dei due protagonisti che al Bif&st hanno raccontato della loro amicizia. Hanno inoltre spiegato le difficoltà a girare nel mese di novembre le scene sulle terrazze, nonostante le intemperie autunnali. Non è stato semplice neanche arrampicarsi sui muri delle palazzine.

La sceneggiatura del film è di Carla Cavalluzzi,(compagna di Rubini) con  Angelo Pasquini e Sergio Rubini, da un soggetto scritto dagli stessi sceneggiatori e Diego De Silva.

Michele D’Attanasio invece si è occupato della Fotografia mentre le scene sono di Luca Gobbi, i costumi di Patrizia Chericoni e le musiche di Ludovico Einaudi.

Prodotto da Domenico Procacci, il film è una produzione Fandango con Rai Cinema. Realizzato col contributo di Apulia Film Fund della Regione Puglia (190.945 euro) a valere su risorse del POR Puglia 2014/2020 e sostenuto da  Apulia Film Commission.

10 maggio 2019

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