La funzione della BCE e del MES: le condizioni legate al coronavirus indicano che l’Europa c’è. Infatti non ci sono condizionalità in rapporto al debito pregresso Attualità Economia Europa 22 Aprile 202023 Aprile 2020 di Nicola Cristofaro Passiamo ad esaminare la relazione tra l’Italia e l’Unione Europea. Come già chiarito, la sovranità monetaria è stata devoluta all’UE che la esercita per mezzo della BCE. Si tratta della Banca Centrale Europea la cui mission è quella della gestione dell’euro; definisce e attua la politica economica e monetaria dell’UE. Il suo compito principale è mantenere la stabilità dei prezzi, favorendo in tal modo la crescita e l’occupazione. La Fed (Federal Reserve degli Usa), invece, ha il compito di promuovere la stabilità del sistema finanziario e di cercare di minimizzare e di contenere i rischi sistemici attraverso il monitoraggio e l’impegno attivo, promuovere la sicurezza e la solidità delle singole istituzioni finanziarie, monitorando l’impatto sul sistema. In soldoni, la FED è il braccio politico del Presidente Usa, che la utilizza per le politiche economiche, anche con emissione di moneta, come è successo nel default della Lehman Brothers. Le sue politiche incidono sulla inflazione, che aumenta con la emissione di nuova moneta. Un tasso di inflazione più elevato tonifica gli investimenti e i conseguenti profitti. Infatti, l’aumento dei prezzi favorisce l’impresa, che ha la possibilità di aumentarli, mentre i costi (es. manodopera) sono più lenti nella crescita, sono più vischiosi. Da cui l’aumento dei profitti. La BCE invece ha il compito del contenimento della inflazione, perché la memoria di Weimar non è stata dimenticata. Ciò nonostante, sotto la presidenza Draghi, la BCE ha mutato in parte la sua funzione, avversata in specie dalla Germania, con il teorema del Whatever it takes. Cioè a dire, che la Banca interviene laddove ce ne fosse bisogno. Come, con l’acquisto di titoli di debito pubblico emessi dai vari Stati, in caso di crisi finanziarie o di manovre speculative sul singolo Stato. Mario Draghi La BCE apre alle banche nazionali, linee di credito garantite da titoli di Stato. Verso gli Stati interviene acquistando titoli emessi dagli stessi. Fino al 31.12.2020 si prevede un intervento di 750 miliardi di euro. L’azione è definita come quantitative easing. Il denaro prestato alle banche arriva al sistema dei consumi e della produzione. Per i titoli di Stato, la policy mantiene sotto controllo i tassi di interesse. Il tasso ridotto degli interessi, agevola i debitori e il sistema economico. Impedisce anche tentativi di speculazione. Infatti, quando l’Italia rinnova una scadenza di Bot, il mercato finanziario può non sottoscrivere, o chiede un tasso più elevato. Si rammenta che un’asta pubblica di bot non è simile alla Borsa valori, ma avviene con l’intervento di 4 o cinque banche (Morgan Stanley, Goldman Sachs, Unicredit, San Paolo, ecc.) Si tratta delle banche specializzate nella collocazione dei titoli di Stato. Se nessuno sottoscrive, o è richiesto un tasso più elevato previsto, interviene la BCE. Come si comprende, la BCE assolve, in parte, alla stessa funzione di sottoscrizione del debito pubblico, esattamente come avveniva in passato con interventi di tesoreria della Banca d’Italia, con le cosiddette operazioni di mercato aperto, per liquidità di cassa. Questo è il motivo per cui alcuni “illustri” economisti sovranisti nazionali, con intento non tanto provocatorio, ma “col sangue agli occhi”, pretendono che venga annullato il debito detenuto dalla BCE, oppure che sottoscriva qualunque emissione di titoli pubblici italiani. Sarebbe come se il nostro debito venisse scaricato su tutti i cittadini europei, compresi i tedeschi. Ovviamente, i falchi del Nord Europa hanno buon gioco a ridicolizzarci, e a ipotizzare il piano B, cioè la cacciata dell’Italia dall’Europa, o perlomeno dall’area Euro. Le conseguenze sarebbero talmente devastanti da paragonarli a tante epidemie da coronavirus messe insieme. Stiamo uscendo fuori tema. In conclusione, la BCE è la istituzione europea in grado di intervenire tempestivamente per finanziare le banche nazionali e il debito nazionale, denaro che verrebbe utilizzato per esigenze immediate, quanto meno a contenere i tassi di interesse sul debito esistente, al riparo da speculazioni. Non si dimentichi che la golden share per le aziende nazionali strategiche serve a fronteggiare eventuale invasione del capitalismo estero sulle predette aziende, e sono minacce per la nostra democrazia, strettamente legata all’economia e all’occupazione. La BEI si occupa di finanziare le imprese e le banche e può disporre di una linea di credito di 50/70 miliardi di euro in favore dell’Italia, immediati. E’ una banca ordinaria di investimenti, che reperisce denaro sul mercati mondiali, a tassi bassi, con un rating AAA ( giudizio sulla solvibilità di un emittente) Il MES è un meccanismo europeo salvastati e finanzia gli Stati con prestiti pari al 2% del PIL. Per l’Italia la linea di credito sarebbe pari a circa 37 miliardi, immediatamente spendibile, solo per interventi connessi alla sanità per coronavirus. Lo statuto prevede che devono essere fornite alcune garanzie, che sono ritenute invasive, nel senso che gli Stati richiedenti sono soggetti al controllo del loro bilancio e delle spese pubbliche, attraverso la troika, composta da BCE, Commissione UE, FMI. Questo limita le possibilità di scelta da parte dei governi nazionali nelle loro politiche sociali ed economiche. Quei prestiti sono stati concessi alla Grecia, al Portogallo, all’Irlanda e Cipro. Tutti sono rientrati, con congrui risultati nelle politiche interne. Grecia: il comizio di Tsipras Per la Grecia la questione è controversa, perché quel governo è stato costretto a ridurre il welfare, la spesa pubblica in vari settori, a dover vendere beni ai cinesi, ma che potevano essere comprati anche dai tedeschi, o dagli Usa, se lo avessero voluto, quali il porto del Pireo. La Grecia aveva falsato i conti pubblici, con compensi a sproposito ad alcune categorie di dipendenti della PA. Un po’ come è successo a Taranto negli anni 2000, con il default della città (si rinvenivano buste paghe di oltre 60.000 mensili!). La Commissione UE aveva proposto di visionare i conti nazionali, ma si sono opposti i tedeschi e i francesi. In quel vuoto, i greci ne hanno approfittato, indebitandosi al massimo. Direi che la colpa è da attribuirsi anche alle banche che hanno prestato il denaro, perché senza quel denaro come avrebbe speso tanto, da ridurre in deficit sproporzionato il bilancio pubblico? Prestiti che le banche hanno trasferito in altre istituzioni finanziarie, inserendoli nel paniere dei prestiti sottoscritti da vari enti pubblici e finanziari. Es, per il tasso di interesse del debito regionale pugliese consolidato, nel 2008 erano inseriti anche i bond greci. Per sanare quei bilanci sono intervenuti vari Stati, tra cui l’Italia, senza rimborso alcuno. La mancanza di controllo della Commissione sui bilanci pubblici si rende necessaria, fosse anche come semplice visione, non limitativa delle scelte del singolo governo. Il debito greco era detenuto per la maggior parte dalla Deutsche Bank, che, per non fallire, è intervenuto il governo tedesco, quasi obbligando quello greco a ricorrere al Mes, in modo che quei soldi venissero utilizzati per salvare quella banca. In sostanza si tratta di un aiuto di Stato, mascherato in quanto alla forma. Orbene, che la UE non possa intervenire sui conti pubblici è una cosa, ma che la banca non abbia il dovere di scavare nei conti dello Stato che finanzia è altra cosa. In quel caso non mi pare che la Deutsche bank abbia svolto correttamente il suo mestiere. Nella previsione attuale, quelle condizioni capestro ( contratto nettamente sbilanciato, nelle clausole che lo compongono, a favore di una parte e a discapito di un’altra) sono state escluse dall’eurogruppo. Infatti, sono sparite, purché il denaro venga utilizzato per attività direttamente o indirettamente connesse a politiche sanitarie da covid19. Il costo è insignificante, non incide sui conti pubblici. Restituzione in anni uno, rinnovabile a due, secondo accordi. Le condizioni richieste per la concessione si applicano a tutti gli Stati che ne faranno richiesta, per cui vi è una novità, positiva, rispetto al passato: siccome il danno da Covid19 è comune, è di emergenza, non ci sono condizionalità in rapporto al debito pregresso. Se l’Italia non li utilizza, è problema suo. Partecipa al MES con 14 miliardi, avrebbe diritto a 37 miliardi di prestiti. Il problema sottostante, mi si consenta, sarebbe rinvenibile nella condizione che per accedere ai recovery fund/bond, gli Sati dovrebbero accettare le condizioni del Mes precovid. Per cui, quelle condizioni escono dal breve, entrerebbero nel medio termine. Bisogna stare attenti. Vi è una logica sottostante, in quanto, se il debito del recovery deve essere pagato dall’Unione, che al momento non ha entrate idonee al pagamento delle rate, saranno i fondi dei singoli stati a intervenire. Cioè, si ritorna al controllo dei bilanci pubblici. Ad essere precisi, se il nostro Paese si è più volte dimostrato cicala, perché ai politici è bello avere consenso derivante non dalla spending revue, ma allargando l’assistenza, con lo spendi e spandi, è opportuno che qualcuno vi provveda, pur nel rispetto della nostra democrazia: qui si tratta di economia, non di gestione del potere. Il vantaggio di questo prestito è la immediata utilizzabilità, senza aspettare i tempi lunghi dei recovery o eurobond, per i quali occorrerebbe circa un anno. Tale ritardo comporta che, se adesso siamo in una situazione di recessione, per il blocco delle produzioni, senza la tempestività degli interventi previsti, si passa facilmente alla depressione, con cadute di consumi e produzione. Allora la polmonite attuale diventerebbe totalmente perniciosa, pericolo mortale diffuso e generalizzato. A meno che gli italiani, che sono popolo di formiche, altro che cicale, incanalino i loro risparmi direttamente verso i titoli di Stato, sottoscrivendo nuove emissioni, senza ausilio della BCE, Mes, Bei, FEI, ecc. Magari con titoli redimibili, cioè che garantiscono solo l’interesse, senza restituzione del capitale, ma sempre con smobilizzo del titolo sul mercato finanziario, e senza tasse sugli interessi. 22 aprile 2020