La dispersione scolastica ai tempi del Covid-19 Attualità Cultura 3 Maggio 20203 Maggio 2020 di Sabrina Pasquarelli Il Coronavirus, dichiarata pandemia dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), sta avendo notevoli ripercussioni nel nostro Paese non solo dal punto di vista sanitario ed economico, ma anche sul piano sociale: il livello di esclusione sociale di bambini e ragazzi, privati della possibilità di andare a scuola e di svolgere attività sportive e formative, è infatti in considerevole aumento. A pagare davvero il conto di questa crisi sociale sono i soggetti più vulnerabili, già colpiti duramente dalla povertà e che si trovano in maniera cronica alle soglie dell’esclusione sociale. I bambini in povertà assoluta, cioè che non dispongono o dispongono con grande difficoltà delle risorse primarie per il sostentamento (acqua, cibo, vestiario e abitazione), sono nel nostro Paese oltre 1.260.000. Infatti, nella maggior parte dei casi le loro famiglie sono senza lavoro o possiedono contratti precari di lavoro e la loro condizione di indigenza, in questo periodo particolarmente complicato, è destinata a peggiorare. Sono bambini che, di solito, a scuola fruiscono dell’unico pasto quotidiano, che faticano a frequentare i corsi già in condizioni ordinarie e che vivono in molte aree del nostro Paese, nel Sud in particolare, ma anche in zone periferiche di città economicamente avanzate del Nord-Est, dove l’accesso all’istruzione rimane l’unica alternativa alla strada. La difficoltà educativa e le fragilità che spesso accompagnano la condizione di povertà rendono, per molti nuclei familiari, estremamente complesso gestire i bambini durante l’inattività delle strutture scolastiche e sostenerli nello studio domestico. Raffaella Milano I bambini e i ragazzi con famiglie a basso reddito, inoltre, sono i più penalizzati per la mancanza di accesso alla didattica online: non dispongono cioè di dispositivi tecnologici (smartphone, tablet o pc) e di una connessione internet che permettano loro di seguire le lezioni a distanza. Ciò equivale alla perdita dell’anno scolastico, oltre che dell’apprendimento e della motivazione, come dichiara Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children. La mancanza dei supporti di base necessari rappresenta un limite difficilmente superabile, che si somma alla fatica di molte scuole nell’avviare la didattica online, dovendo provvedere in tutta fretta e con pochi mezzi alla formazione di base dei docenti su tecnologia e metodologie di insegnamento. In base agli ultimi dati disponibili, infatti, in Italia quasi la metà degli insegnanti (48%) non aveva ricevuto alcun training formale sull’uso delle nuove tecnologie per la didattica e solo poco più di 1 su 3 (36%) si sentiva particolarmente preparato nell’utilizzarle. Dunque, la chiusura delle scuole deve essere accompagnata da azioni volte a sostenere le famiglie con problemi economici o che vivono in quei quartieri dove già la dispersione scolastica è a livelli altissimi. Secondo le organizzazioni Investing in Children, Alleanza per l’Infanzia e la già citata Save the Children è fondamentale un patto di collaborazione tra scuole, famiglie, enti locali, terzo settore, organizzazioni locali di protezione civile per assicurare continuità didattica e diritto allo studio ai bambini più vulnerabili, tra cui vi sono anche molti stranieri, che spesso aggiungono alle difficoltà economiche quelle dovute alla non perfetta comprensione della lingua da parte dei loro genitori e alla mancata integrazione nelle reti informali di scambio informazioni e aiuto. In sintesi, queste organizzazioni chiedono: che ogni bambino abbia a disposizione strumenti elettroniciper la didattica digitale e connessione internet; la disponibilità di insegnanti, educatori professionalie tutor a sostegno dello svolgimento delle attività didattiche e che affianchino i ragazzi nello studio in casi specifici; pasti a pranzo per i bambini più indigenti con modalità alternative alla mensa scolastica. I limiti della didattica a distanza sono molti ma in una fase di isolamento e distanziamento sociale, la scuola deve rispondere con la coesione: tra docenti e studenti, ricreando quel rapporto che spesso si è inclinato a causa della formalità e della corsa al voto; tra gli stessi docenti, attraverso la cooperazione; tra docenti e famiglie, sostenendo il loro accompagnamento nel percorso scolastico dei figli. 03 maggio 2020