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Sentenza della Corte Costituzionale tedesca: Cosa sarebbe l’Europa senza La Germania?

9 maggio 2020

di Nicola Cristofaro

Nei due passaggi preliminari dello scorso articolo (https://www.gazzettadaltacco.it/2020/05/07/effetti-della-sentenza-della-corte-costituzionale-tedesca-sul-quantitative-easing/ ), la Corte rileva che la BCE non ha giustificato le ragioni economiche e fiscali delle sue decisioni sul Quantitative Easing, e i risvolti nel mercato nazionale tedesco. Rileva anche che manca il rispetto del principio di proporzionalità. Tradotto significa che l’intervenendo delle BCE deve limitarsi alla quota di partecipazione del singolo Stato alla stessa BCE, Per l’Italia è del 11,8%, e in tale misura devono concentrarsi gli acquisti del debito pubblico italiano da parte della BCE, e non nella misura attuale del 30%. La percentuale varia in base ai vari acquisti mensili. Il limite del 33% di possesso dell’intero debito di uno Stato membro è stato portato al 50%, per motivi connessi alla emergenza pandemica.

La BCE ha prontamente evidenziato che sussiste la primautè, la prevalenza del diritto comunitario rispetto a quello degli Stati membri.

Pertanto la decisione della Corte di Giustizia delle Ue prevale su quella di ogni altro organo giudiziario, anche della Corte Costituzionale tedesca.

Ha rilevato che la BCE sta operando nell’ambito delle sue funzioni, e con la copertura della decisione di avallo della stessa CGUE.

Sussiste la indipendenza della BCE rispetto alle singole Banche centrali.

Non è prevista da nessuna norma che sia rispettato il vincolo di proporzionalità reclamato dalla Corte costituzionale tedesca.

Osserva lo scrivente che non si è mai visto che un giudice delle leggi possa interferire sulla scelta di strumenti finanziari da parte di altre istituzioni, che sono deputate alla sorveglianza dei mercati finanziari, non come fine, ma come mezzo per garantire occupazione, contenimento della inflazione, e sviluppo economico, non solo di un singolo Stato membro, ma della intera comunità degli Stati europei. Solo organi comunitari hanno la capacità di analisi della economia dell’intera zona, nell’applicazione del principio di sussidiarietà, ma anche di solidarietà, che sono le fondamenta della Unione.

Non comprende quella Corte che le scelte economiche, e finanziarie non sono sindacabili da nessun giudice, perché non è possibile che vi sia una duplicazione e sovrapposizioni di funzioni, politiche, giudiziarie ed economiche.

Nessun giudice, ordinario, tributario, amministrativo, ecc, può sindacare le scelte dell’imprenditore, perché altrimenti la sua decisione dovrebbe sostituirsi a quella. Solo l’impresa conosce il rischio delle sue scelte, e può mettere in conto anche perdite iniziali.

Tale Corte ha chiesto spiegazioni economiche e finanziarie. Ma, una volta ottenute, entro tre mesi, ciò non è concesso, cosa potrà fare, può sostituirsi ad un organo tecnico scientifico dotato di particolari competenze nella valutazione di tali elementi, e non sono pochi, considerato che la BCE si avvale di tante istituzioni, cioè delle singole Banche centrali, di analisi dei mercati finanziari mondiali, di previsioni, degli atteggiamenti degli altri player mondiali, della velocità con cui il mercato risponde, in specie quello volatile finanziario, ecc. ecc. Non è possibile, tanto che alla fine la Corte tedesca ha contestato un solo parametro: la proporzione tra quota posseduta dal singolo Stato nella BCE e bond acquistati dalla BCE. Non lo sanno quei sapientoni che in una famiglia unitaria, le scelte di un componente, fosse anche il più debole e discolo, incidono anche sulle economie solide e con bilanci corretti di tutti. E chi stabilisce cosa significano bilanci corretti. La Corte tedesca si rivolge cioè alla sua Banca centrale, che dovrà chiedere spiegazioni e motivazioni adeguate alle sue politiche alla BCE. Quale sarebbe la sanzione? Che la Bundesbank dovrebbe ritirare i suoi titoli dalla BCE, venderli sul mercato, monetizzarle. E se non lo facesse, atteso che quelle scelte non sono applicabili. Cosa farebbe, nominerebbe un commissario ad acta? Oppure, violerebbe volutamente la indipedenza della sua Banca Centrale, che la stessa Corte è tenuta e tutelare e rispettare, essendo organo di rango costituzionale. Oppure promuovere l’uscita della Germania dall’euro? Sono solo paradossi. Inaccettabili.

I padri fondatori dell’integrazione europea – DeGasperi, Schuman, Monnet, Adenauer

Non esiste Euro senza Germania e Germania senza euro. Né si può pensare ad una Europa senza Germania. Il MEC è partito tra gli Stati che si sono scannati per anni, con milioni di morti, e distruzioni immani, partendo da un dato iniziale, e cioè lo sviluppo delle singole economie nazionali in un contesto europeo. Il bene della pace non ha alcun prezzo. Le spese della riunificazione della Germania sono state sostenute dalla intera Europa, con slancio ed entusiasmo.

Infine, sarebbe interessante conoscere come si è difeso il Governo tedesco davanti a quella causa, e quale sarebbe il fine non nascosto voluto dagli accademici e uomini di affari. Vogliono diventare una colonia degli USA? Atteso che da soli neanche loro vanno da qualche parte. Vogliono distruggere il nostro continente? Basta con queste avventure di improvvidi tedeschi. Peccato che sia la stessa Corte che si sottopone a tale gioco pericoloso.

Altra conseguenza è quella che se le sentenze della CGUE possono essere messe in discussione da altri giudici, anche se del rango più elevato, quali le corti di Cassazione, o Costituzionali, anche altri Stati possono fare la stessa cosa. La CGUE è un baluardo per il rispetto delle regole democratiche da parte di tutti gli Stati membri. Solo i sovranisti, che non conoscono neanche il significato di sovranità in un mercato aperto e globale, sono contrari alle istituzioni della UE, salvo quando incassano contributi a fondo perduto (Por, FSE, Fers, Pac, ecc.). La Polonia, e forse l’Ungheria fra poco, ha già iniziato, a contestare le decisioni della CGEU sul rispetto dei diritti umani, sulla libertà di informazione, sui limiti della eleggibilità di alcune cariche, ed anche sui limiti della nomina dei giudici della Corte Costituzionale.

Mi rifiuto di credere che una Corte di uno Stato così democratico, che ha conosciuto tante sofferenze, intralci le decisioni dei suoi organi istituzionali (PLM, Governo Banca Centrale), su temi le cui soluzioni sono fuori da ogni logica giuridica, essendo strettamente temi economici e finanziari, ove la discrezionalità è al massimo livelli, ed è irriducibile a motivazioni che possono essere giudicate da non esperti. Non si tratta di dichiarare illegittima una norma di legge, ma sindacare scelte economiche e di bilancio di uno Stato, in relazione ai suoi impegni internazionali. Da cui la necessità che si arrivi da subito ad una Costituzione europea, superando la logica dei trattati, e ad una politica fiscale comune, con entrate proprie, le cui imposte sono state descritte in altro articolo precedente.

Articolo precedente di riferimento:

Effetti della sentenza della Corte Costituzionale tedesca sul Quantitative Easing

TRAGUARDO EUROPA- La capacità fiscale europea e concorrenza leale

 

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