Bif&st 2020: Anteprima del film con Russel Crowe “Un giorno sbagliato”preceduto dal premio Federico Fellini a Lina Sastri. Cinema 25 Agosto 202025 Agosto 2020 di Clelia Conte foto di Francesco Guida Margarethe von Trotta premia Lina Sastri. A destra Felice Laudadio BARI- La seconda serata del Bif&st 2020, nella Piazza della Libertà, in una splendida atmosfera di luna nuova è stata dedicata ad una grande attrice napoletana dalla bellezza prettamente mediterranea: Lina Sastri. La poliedrica attrice ha meritato il premio Federico Fellini per la sua spontaneità nella recitazione e il sentimento trasportato nelle sue interpretazioni vocali. Una donna che ha saputo magistralmente coinvolgere gli spettatori per aver recitato in ruoli che son rimasti impressi e incancellabili nel mondo del cinema italiano. Felice Laudadio direttore artistico del Bif&st Un fascino travolgente che ha colpito registi famosi come Loy, Bertolucci, Tornatore Allen,Squittieri e Ozpetek che le hanno conferito ruoli di donne dotate di grande personalità e che l’hanno portata al successo. In seguito la proiezione dell’ anteprima del film“Un giorno sbagliato” del tedesco Derrick Borte, con Caren Pistorius e un Russel Crowe dallo sguardo tenebroso. Un film “forte” come definito dal direttore artistico del festival, Felice Laudadio ma interpretato magnificamente dal protagonista. Un cattivo incattivito dalla vita, viene abbandonato dalla moglie e in prima scena mette fuoco alla sua casa che esplode con la benzina. Lui soffre e riversa il suo male interiore su una madre stressata dal traffico: una donna comune che esce da casa per accompagnare il figlio a scuola. Una donna che vive lo stress dei nostri tempi, i social e i telefonini che aumentano l’ansia. I cellulari squillano mentre guidi, a volte non si può fare a meno di rispondere e magari in momenti critici, nel traffico in un viaggio infinito verso la scuola. E’ tardi e lei corre sulle strade bypassando le code e attende impaziente davanti ai semafori finché trova davanti a sé un suv che non parte al comando del verde e fa l’errore di spronare l’automobilista “cattivo” con il clacson. Litiga. questa lite la pagherà cara, perché l’uomo la inseguirà terrorizzandola ad ogni sua tappa, finché la donna, dopo averlo seminato riesce finalmente ad arrivare a scuola lasciando il ragazzo. Lei appena separata dal marito, deve incontrarsi con l’avvocato matrimonialista. Arriva ad una stazione di servizio credendo di averla scampata ma si trova ancora l’energumeno che l’attende dietro la sua auto. L’ansia cresce. Lui le ruba dall’auto il telefono e da qui cominciano i ricatti. Lo semina ancora ma lei ha paura. Lui si reca dall’avvocato e lo ammazza con lei in diretta telefonica : le aveva lasciato un cellulare per richiamarla. Ora vuole che lei gli chieda sinceramente scusa per la precedente lite al semaforo. Ma lei non è sincera. Lui odia gli avvocati matrimonialisti perché ha sofferto il suo divorzio. La scena dell’omicidio dell’avvocato è crudele ma ancora più crudele è la gente che guarda la scena e continua a mangiare nel locale e farsi i selfie invece di chiamare subito la polizia. Questo è il mondo che evidenzia il regista, l’indifferenza, i soldi che mancano per finanziare un efficace servizio di polizia che avrà riscontro alla fine del film. I ricatti sono iniziati. Ora devono morire le persone care alla donna. Che male aveva fatto? Non aveva chiesto scusa col cuore ad un energumeno che la odiava ancora di più avendo scoperto la sua vita privata. Un marito che cambiava lavoro e non andava bene. Era “loffio” per lei. Allora andava punita ancor di più, perché a suo parere il marito si dava da fare. Ora la scelta della prossima vittima spetta a lei! L’uomo dagli occhi furiosi va dal fratello, ammazza la sua compagna ma la punizione continua e prova ad ammazzare il fratello ma viene fermato da un agente. Scappa anche se ferito. La donna riesce a prendere il figlio da scuola non vuole che il cattivo lo ammazzi. Lei, presa dal panico non trova mai le cose che le servono: le chiavi, il telefono, il tablet nell’auto da dove lui identificava la sua posizione. La borsa della donna piena di oggetti: lo stress e l’ansia non permettono di ritrovare nulla! Proprio dal tablet ritrovao dal figlio in auto, rintracciano il pazzo omicida. La corsa è infinita verso la polizia, l’uomo li segue e corre come se avesse una Ferrari. La donna corre, corre e lo semina. Il finale è eclatante. Qui spicca l’istinto materno che al costo di morire deve inventarsi di tutto per salvare il suo ragazzo. La madre non permette di far del male a suo figlio e si accanisce con tutte le sue forze. La polizia arriva quando il fatto si è concluso. La polizia è inefficace. L’uomo in questa società globalizzata, fredda e basata sulla finzione, sull’ignoto e sulle notizie false o inquietanti di internet, controllato da tutti e da tutto non ha più libertà e sicurezza. Il film è violento ma il messaggio è forte. Contraddittorio il fatto che all’inizio il traffico bestiale non permette lo scorrimento delle auto mentre durante gli inseguimenti persecutori, come per incanto le strade permettono le corse più pazze. Non amo tutti quei rumori dei film americani che per creare angoscia agli spettatori amplificano i rumori dei pugni e degli atti di violenza. Troppo rumorosi questi lungometraggi! Bravi gli attori. 24 agosto 2020