ATTENZIONE: seconda ondata dell’epidemia di Covid-19 in Italia. Le 10 risposte da ‘Medici Senza Frontiere’ Ambiente Attualità 13 Novembre 202013 Novembre 2020 A cura di Clelia Conte È possibile gestire in casa un paziente positivo? Cosa significa avere una sierologia positiva? I test rapidi funzionano? Cosa sappiamo su farmaci e vaccini contro il Covid-19? A queste e altre domande risponde la dott.ssa Stella Egidi, infettivologa e coordinatrice medica di MSF. Nel pieno di questa seconda ondata, le notizie sull’andamento dell’epidemia non mancano di certo ma non è sempre facile farsi strada tra le tante informazioni disponibili. In questo video di approfondimento, spieghiamo come ognuno di noi può limitare il diffondersi dell’epidemia, partendo proprio dalle domande ricorrenti che stiamo ricevendo dai nostri sostenitori e da chi ci segue sui social. Come medici, vogliamo contribuire alla diffusione di informazioni corrette alla popolazione. Allo stesso tempo tutti, nessuno escluso, hanno delle responsabilità di fronte alla pandemia: solo l’interesse della comunità garantirà il benessere di tutti. “Come possiamo fermare questo virus? La gestione di un’epidemia, soprattutto quando si prospetta di lunga durata e con un andamento di potenziali successive ondate, richiede una risposta capillare che coinvolga tutte le componenti della società, dalle autorità sanitarie alla popolazione, e un approccio basato sulla prevenzione” dott.ssa Stella Egidi. DOMANDE: Come proteggersi dal virus? Le regole di base per prevenire l’infezione e per proteggere noi stessi e gli altri rimangono le stesse. Utilizzo corretto della mascherina che va indossata coprendo naso e bocca in tutte le situazioni in cui siamo a contatto con gli altri. È importante ricordare che la mascherina chirurgica, raccomandata dagli attuali protocolli nazionali, è un dispositivo monouso che non va disinfettato o riutilizzato. Può essere sostituita dalle mascherine in cotone o in tessuto in situazioni di convivialità o nell’ambito di attività comunitarie. Se, per esempio, andiamo a fare la spesa possiamo tranquillamente utilizzare la mascherina di cotone che va lavata regolarmente almeno a 60°. Mantenere una distanza di almeno un metro, un metro e mezzo dai nostri interlocutori. Questa regola diventa importantissima negli spazi chiusi, dove si è dimostrato che il rischio di infezione è molto maggiore. Se siamo obbligati a permanere in spazi chiusi è inoltre estremamente importante assicurare una adeguata ventilazione degli ambienti aprendo le finestre a intervalli regolari. Igiene delle mani, che dobbiamo assicurare lavandoci le mani con acqua e sapone oppure disinfettandole utilizzando gel idroalcolico, e l’igiene e degli ambienti. È importante che tutte le superfici di contatto in casa, negli uffici, negli ambienti che frequentiamo regolarmente siano regolarmente disinfettate utilizzando prodotti a base di alcool o di candeggina. Come gestire un paziente positivo al Covid-19 in casa? Può capitare che noi o uno dei nostri familiari venga contagiato. È possibile che questa persona sia gestita correttamente a domicilio? Sicuramente sì, è anzi raccomandabile in tutte quelle situazioni in cui la condizione clinica della persona infetta non è grave e non richiede una ospedalizzazione. È fondamentale garantire un contatto costante con le autorità sanitarie e con il medico di famiglia per portare avanti il monitoraggio clinico, anche a distanza, di questa persona. Con una adeguata gestione domiciliare di un paziente non grave aiutiamo il sistema sanitario nazionale a concentrare le attenzioni e le risorse sui malati severi che hanno bisogno di essere in ospedale e di essere costantemente monitorati. Come si può evitare che tutta la famiglia si contagi? È importante che la persona che viene isolata a domicilio non infetti gli altri familiari e gli altri conviventi. Questo è assolutamente possibile se osserviamo delle semplici regole di prevenzione. La persona positiva al tampone dovrà permanere in ambienti dedicati, laddove le condizioni della casa e le dimensioni degli ambienti lo consentano dovrà soggiornare in una stanza dedicata e possibilmente utilizzare un bagno separato. Laddove questo non sia possibile è comunque importante garantire che l’igiene degli ambienti in cui la persona permane sia costante e regolare. L’utilizzo della mascherina all’interno del nucleo familiare è chiaramente raccomandato sia per la persona positiva sia per le persone che la assistono. È importante ricordare che l’isolamento sia della persona positiva che dei suoi contatti stretti, anche qualora questi ultimi non abbiano eseguito il tampone, deve essere assolutamente osservato in maniera scrupolosa finché le autorità sanitarie non diano indicazione di interromperlo. Quali sono le categorie di persone più vulnerabili al Covid-19? Le categorie di persone più vulnerabili alla malattia e più a rischio di svilupparne forme severe sono gli anziani e tutte le persone che sono affette da patologie croniche quali patologie cardiovascolari, patologie polmonari, patologie metaboliche come il diabete, insufficienza renale, epatopatia e tutte le forme di immunodepressione di varia natura. Chi ha avuto il Covid-19 può infettarsi ancora? Sappiamo che chi contrae il Covid-19 sviluppa una risposta immunitaria, quindi degli anticorpi che lo proteggono per un certo periodo dopo l’infezione. Non sappiamo, però, quanto duri questa protezione nel tempo e quindi non sappiamo al momento dire se una persona che si sia infettata possa a distanza di qualche mese contrarre l’infezione di nuovo. Per questo motivo è particolarmente importante, anche qualora ci fossimo già infettati, continuare ad osservare tutte le regole di prevenzione per evitare un’ulteriore infezione. Avere la sierologia positiva significa essere protetti dal virus? Avere la sierologia positiva significa avere nel proprio sangue gli anticorpi che compaiono dopo aver contratto il virus, quindi dopo un’infezione acuta. Non sappiamo però quanto questi anticorpi permarranno nel nostro corpo e per quanto tempo quindi posiamo considerarci protetti. Pertanto, è assolutamente importante continuare a osservare tutte le regole di prevenzione anche dopo aver contratto un’infezione. Tamponi e test: quali sono e come funzionano? Tampone nasofaringeo o molecolare, unico strumento valido per diagnosticare una infezione acuta. Ci consente di verificare se nel momento in cui viene effettuato abbiamo il virus nelle nostre vie respiratorie e siamo quindi contagiosi per gli altri. Test antigenico rapido consente di identificare la presenza del virus. L’utilizzo del test antigenico rapido può risultare molto valido all’interno di comunità chiuse, RSA, scuole, nel consentire l’esecuzione di una prima indagine che permetta di identificare i casi che devono essere poi sottoposti al tampone molecolare. Il test sierologico consente soltanto di verificare a posteriori un’infezione già avvenuta e non è pertanto indicativo di una infezione acuta e quindi di una contagiosità in atto. Quali comportamenti adottare nell’attesa di effettuare un tampone? È possibile che l’esecuzione del tampone nasofaringeo non possa essere effettuata nell’immediato. Nel caso in cui sviluppiamo sintomi suggestivi per un’infezione oppure sappiamo di essere stati a contatto con un caso positivo è assolutamente importante evitare la diffusione dell’infezione e comportarsi già come se pensassimo di essere positivi. Dobbiamo quindi osservare un isolamento domiciliare stretto evitando tutti i contatti sociali ed evitando anche i contatti all’interno del nucleo familiare così da proteggere i nostri conviventi. Cosa sappiamo su vaccini e farmaci contro il Covid-19? Mai come in questa occasione tante attenzioni e tante risorse sono state dedicate allo sviluppo di un vaccino. Sappiamo che ci sono oltre 150 prodotti in fase di sviluppo e che alcuni di questi sono già in fase avanzata di sperimentazione clinica. Siamo quindi ottimisti nel ritenere che nell’arco del prossimo anno uno o più vaccini potrebbero essere resi disponibili. Nel corso dei mesi passati sono stati anche testati molti farmaci contro il Covid-19. Purtroppo per nessuno di essi abbiamo dei risultati estremamente validi che ci consentano quindi di affidarci unicamente alle terapie per vincere la battaglia contro il virus. È quindi importante ancora una volta affidarsi alle misure di prevenzione e mantenere l’attenzione molto alta per evitare la diffusione del contagio. Quello che sappiamo con certezza è che farmaci e vaccini dovranno essere per tutti. I bisogni di salute a livello globale devono venire prima del profitto delle aziende farmaceutiche alle quali chiediamo quindi trasparenza e di stabilire dei prezzi equi per i prodotti che verranno commercializzati nei prossimi mesi. Per vincere contro l’epidemia da Covid-19 sono necessari strumenti diagnostici, vaccini e farmaci efficaci ed è importante che questi siano disponibili per tutti. Nessuno si salva da solo. Qual è l’impegno di MSF nella lotta alla pandemia? Nel corso della prima ondata epidemica MSF si è attivata in Italia a supporto delle autorità sanitarie in molte regioni tra cui Lombardia, Marche, Lazio e Sicilia supportando il sistema sanitario sia all’interno degli ospedali che soprattutto sul territorio dove abbiamo lavorato nelle residenze per anziani e supportato il sistema di gestione dei casi a livello territoriale. Abbiamo anche lavorato in contesti di particolare criticità come alcune carceri nelle regioni del nord e situazioni di popolazioni marginali con poco accesso alle cure. Oltre che in Italia siamo intervenuti in molti altri paesi europei gravemente colpiti dall’epidemia ma anche negli altri oltre 70 paesi del mondo dove già lavoravamo e dove il Covid-19 è stata un’ulteriore esigenza di salute che si è andata a sovrapporre alle già gravissime situazioni sanitarie. Se si pensa a quanto importante sia stato l’impatto dell’epidemia su un paziente in un paese come l’Italia, dotato di un sistema sanitario estremamente efficiente, si può facilmente immaginare quanto severe siano le conseguenze dell’epidemia in contesti dove invece non solo le esigenze sanitarie sono estremamente importanti ma dove condizioni di guerra e di estrema precarietà aggravano ancora di più le condizioni di salute della popolazione, rendendola quindi estremamente vulnerabile all’epidemia. Intervenire sull’epidemia anche al di fuori del contesto nazionale non è solo un dovere morale per assicurarci di portare le cure necessarie a quante più persone ne hanno bisogno, ma è anche la sola risposta adeguata a un problema mondiale.
Come proteggersi dal virus? Le regole di base per prevenire l’infezione e per proteggere noi stessi e gli altri rimangono le stesse. Utilizzo corretto della mascherina che va indossata coprendo naso e bocca in tutte le situazioni in cui siamo a contatto con gli altri. È importante ricordare che la mascherina chirurgica, raccomandata dagli attuali protocolli nazionali, è un dispositivo monouso che non va disinfettato o riutilizzato. Può essere sostituita dalle mascherine in cotone o in tessuto in situazioni di convivialità o nell’ambito di attività comunitarie. Se, per esempio, andiamo a fare la spesa possiamo tranquillamente utilizzare la mascherina di cotone che va lavata regolarmente almeno a 60°. Mantenere una distanza di almeno un metro, un metro e mezzo dai nostri interlocutori. Questa regola diventa importantissima negli spazi chiusi, dove si è dimostrato che il rischio di infezione è molto maggiore. Se siamo obbligati a permanere in spazi chiusi è inoltre estremamente importante assicurare una adeguata ventilazione degli ambienti aprendo le finestre a intervalli regolari. Igiene delle mani, che dobbiamo assicurare lavandoci le mani con acqua e sapone oppure disinfettandole utilizzando gel idroalcolico, e l’igiene e degli ambienti. È importante che tutte le superfici di contatto in casa, negli uffici, negli ambienti che frequentiamo regolarmente siano regolarmente disinfettate utilizzando prodotti a base di alcool o di candeggina. Come gestire un paziente positivo al Covid-19 in casa? Può capitare che noi o uno dei nostri familiari venga contagiato. È possibile che questa persona sia gestita correttamente a domicilio? Sicuramente sì, è anzi raccomandabile in tutte quelle situazioni in cui la condizione clinica della persona infetta non è grave e non richiede una ospedalizzazione. È fondamentale garantire un contatto costante con le autorità sanitarie e con il medico di famiglia per portare avanti il monitoraggio clinico, anche a distanza, di questa persona. Con una adeguata gestione domiciliare di un paziente non grave aiutiamo il sistema sanitario nazionale a concentrare le attenzioni e le risorse sui malati severi che hanno bisogno di essere in ospedale e di essere costantemente monitorati. Come si può evitare che tutta la famiglia si contagi? È importante che la persona che viene isolata a domicilio non infetti gli altri familiari e gli altri conviventi. Questo è assolutamente possibile se osserviamo delle semplici regole di prevenzione. La persona positiva al tampone dovrà permanere in ambienti dedicati, laddove le condizioni della casa e le dimensioni degli ambienti lo consentano dovrà soggiornare in una stanza dedicata e possibilmente utilizzare un bagno separato. Laddove questo non sia possibile è comunque importante garantire che l’igiene degli ambienti in cui la persona permane sia costante e regolare. L’utilizzo della mascherina all’interno del nucleo familiare è chiaramente raccomandato sia per la persona positiva sia per le persone che la assistono. È importante ricordare che l’isolamento sia della persona positiva che dei suoi contatti stretti, anche qualora questi ultimi non abbiano eseguito il tampone, deve essere assolutamente osservato in maniera scrupolosa finché le autorità sanitarie non diano indicazione di interromperlo. Quali sono le categorie di persone più vulnerabili al Covid-19? Le categorie di persone più vulnerabili alla malattia e più a rischio di svilupparne forme severe sono gli anziani e tutte le persone che sono affette da patologie croniche quali patologie cardiovascolari, patologie polmonari, patologie metaboliche come il diabete, insufficienza renale, epatopatia e tutte le forme di immunodepressione di varia natura. Chi ha avuto il Covid-19 può infettarsi ancora? Sappiamo che chi contrae il Covid-19 sviluppa una risposta immunitaria, quindi degli anticorpi che lo proteggono per un certo periodo dopo l’infezione. Non sappiamo, però, quanto duri questa protezione nel tempo e quindi non sappiamo al momento dire se una persona che si sia infettata possa a distanza di qualche mese contrarre l’infezione di nuovo. Per questo motivo è particolarmente importante, anche qualora ci fossimo già infettati, continuare ad osservare tutte le regole di prevenzione per evitare un’ulteriore infezione. Avere la sierologia positiva significa essere protetti dal virus? Avere la sierologia positiva significa avere nel proprio sangue gli anticorpi che compaiono dopo aver contratto il virus, quindi dopo un’infezione acuta. Non sappiamo però quanto questi anticorpi permarranno nel nostro corpo e per quanto tempo quindi posiamo considerarci protetti. Pertanto, è assolutamente importante continuare a osservare tutte le regole di prevenzione anche dopo aver contratto un’infezione. Tamponi e test: quali sono e come funzionano? Tampone nasofaringeo o molecolare, unico strumento valido per diagnosticare una infezione acuta. Ci consente di verificare se nel momento in cui viene effettuato abbiamo il virus nelle nostre vie respiratorie e siamo quindi contagiosi per gli altri. Test antigenico rapido consente di identificare la presenza del virus. L’utilizzo del test antigenico rapido può risultare molto valido all’interno di comunità chiuse, RSA, scuole, nel consentire l’esecuzione di una prima indagine che permetta di identificare i casi che devono essere poi sottoposti al tampone molecolare. Il test sierologico consente soltanto di verificare a posteriori un’infezione già avvenuta e non è pertanto indicativo di una infezione acuta e quindi di una contagiosità in atto. Quali comportamenti adottare nell’attesa di effettuare un tampone? È possibile che l’esecuzione del tampone nasofaringeo non possa essere effettuata nell’immediato. Nel caso in cui sviluppiamo sintomi suggestivi per un’infezione oppure sappiamo di essere stati a contatto con un caso positivo è assolutamente importante evitare la diffusione dell’infezione e comportarsi già come se pensassimo di essere positivi. Dobbiamo quindi osservare un isolamento domiciliare stretto evitando tutti i contatti sociali ed evitando anche i contatti all’interno del nucleo familiare così da proteggere i nostri conviventi. Cosa sappiamo su vaccini e farmaci contro il Covid-19? Mai come in questa occasione tante attenzioni e tante risorse sono state dedicate allo sviluppo di un vaccino. Sappiamo che ci sono oltre 150 prodotti in fase di sviluppo e che alcuni di questi sono già in fase avanzata di sperimentazione clinica. Siamo quindi ottimisti nel ritenere che nell’arco del prossimo anno uno o più vaccini potrebbero essere resi disponibili. Nel corso dei mesi passati sono stati anche testati molti farmaci contro il Covid-19. Purtroppo per nessuno di essi abbiamo dei risultati estremamente validi che ci consentano quindi di affidarci unicamente alle terapie per vincere la battaglia contro il virus. È quindi importante ancora una volta affidarsi alle misure di prevenzione e mantenere l’attenzione molto alta per evitare la diffusione del contagio. Quello che sappiamo con certezza è che farmaci e vaccini dovranno essere per tutti. I bisogni di salute a livello globale devono venire prima del profitto delle aziende farmaceutiche alle quali chiediamo quindi trasparenza e di stabilire dei prezzi equi per i prodotti che verranno commercializzati nei prossimi mesi. Per vincere contro l’epidemia da Covid-19 sono necessari strumenti diagnostici, vaccini e farmaci efficaci ed è importante che questi siano disponibili per tutti. Nessuno si salva da solo. Qual è l’impegno di MSF nella lotta alla pandemia? Nel corso della prima ondata epidemica MSF si è attivata in Italia a supporto delle autorità sanitarie in molte regioni tra cui Lombardia, Marche, Lazio e Sicilia supportando il sistema sanitario sia all’interno degli ospedali che soprattutto sul territorio dove abbiamo lavorato nelle residenze per anziani e supportato il sistema di gestione dei casi a livello territoriale. Abbiamo anche lavorato in contesti di particolare criticità come alcune carceri nelle regioni del nord e situazioni di popolazioni marginali con poco accesso alle cure. Oltre che in Italia siamo intervenuti in molti altri paesi europei gravemente colpiti dall’epidemia ma anche negli altri oltre 70 paesi del mondo dove già lavoravamo e dove il Covid-19 è stata un’ulteriore esigenza di salute che si è andata a sovrapporre alle già gravissime situazioni sanitarie. Se si pensa a quanto importante sia stato l’impatto dell’epidemia su un paziente in un paese come l’Italia, dotato di un sistema sanitario estremamente efficiente, si può facilmente immaginare quanto severe siano le conseguenze dell’epidemia in contesti dove invece non solo le esigenze sanitarie sono estremamente importanti ma dove condizioni di guerra e di estrema precarietà aggravano ancora di più le condizioni di salute della popolazione, rendendola quindi estremamente vulnerabile all’epidemia. Intervenire sull’epidemia anche al di fuori del contesto nazionale non è solo un dovere morale per assicurarci di portare le cure necessarie a quante più persone ne hanno bisogno, ma è anche la sola risposta adeguata a un problema mondiale.