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Incendio doloso a Riace. Matrice razzista o avvertimento della n’drina locale?

di Cinzia Santoro
Questa notte un negozietto di alimentari di Riace è bruciato. I proprietari, due coniugi del Ghana, Daniel e Princess, perfettamente integrati da anni nel paesino della Locride.  Lui, parla il calabrese e lavora in comune, come addetto alla raccolta differenziata. Lei ha il suo negozio aperto da qualche mese. Sono rifugiati ma integrati, hanno tre bambini e molti amici a Riace.
Ma stanotte qualcuno ha appiccato il fuoco. ” È l’ennesimo atto intimidatorio” si vocifera. ” Il clima a Riace è pesante, atti vandalici si registrano quotidianamente. ”
C’è il razzismo come fattore scatenante? Di sicuro, l’atto in sé stesso è vile e ingiusto. Forse non dovevano Princess e suo marito aprire il negozio. Quali interessi si nascondono dietro l’incendio? C’è la n’drangheta locale?
Volevano mandare un messaggio a chi a Riace è tornato a fare del bene?
“Non abbiamo risposte” dicono i cittadini attoniti.
Mimmo Lucano porta la sua solidarietà alla famiglia, e lì con loro.
L’amministrazione comunale tace.
Nell’oscurità si nascondono i codardi. È la nostra certezza.
30 dicembre 2020

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