Le molte facce della violenza di genere Attualità 19 Giugno 2021 di Cinzia Santoro Mi sono occupata di diverse storie di violenza di genere, dove le donne erano vittime di un uomo, che le condannava ad essere mero oggetto da possedere, non riconoscendo l’essenza umana della donna che lo amava. Ingiurie, parolacce, botte, minacce accanto a violenza economica, sfruttamento del lavoro non riconosciuto e quindi non retribuito. Molte di queste donne con le denunce ci hanno rimesso la vita o portano sulla propria pelle i segni della loro ribellione. Altre donne invece hanno denunciato per aiutare anche i propri figli e, si sono viste allontanare dalle istituzioni che avrebbero dovuto proteggerle, proprio i bambini che tanto amano. Altra violenza che si somma alla misoginia che tanto impera nella nostra cultura patriarcale. E poi ci sono le donne che dopo essere uscite dalla violenza devono diventare indipendenti da un punto di vista economico affinché possano provvedere a se stesse. Entusiaste tornano anche a cimentarsi con lo studio, magari iscrivendosi a uno dei corsi sovvenzionati dalla regione per aiutare le donne nel percorso di autonomia. Storia di Maria Ho cinquantasei anni, e dopo un doloroso percorso di fuoriuscita dalla violenza, ho deciso di iscrivermi al corso regionale, uno dei tanti che potrebbe aiutarmi a ritrovare me stessa e la mia indipendenza economica. È difficile ricominciare a questa età, ma tengo duro nonostante le umiliazioni che il lavoro comporta. Sono una donna in un mondo dove gli uomini gestiscono i settori produttivi, sono solo una donna tra tante. Possono discriminarmi e sottopagarmi, le leggi lo consentono. Sono stata cresciuta in una famiglia come tante dove la cultura patriarcale è una routine. Le favole parlavano di principi e belle addormentate, e io mi aspettavo nella vita l’happy end. Mia madre era casalinga, papà lavorava. Mi hanno insegnato che per realizzarmi avrei dovuto avere un marito a cui essere devota, dei figli e una casa. E io mi sono fidata. Ho amato e accettato che chi mi fosse accanto mi usasse e calpestasse a suo piacimento. Invece così non è. Vorrei che le bambine apprendessero fin da piccole l’amor proprio. Vorrei che le mamme parlassero di quanto sia importante l’istruzione e l’indipendenza economica. E che non si deve essere lo zerbino di nessuno quanto meno di un uomo. Che non serve farsi in mille pezzi, indebitarsi, rassegnarsi e ubbidire, ma noi donne dobbiamo amarci e imparare a vivere bene da sole e poi magari pensare ad un rapporto sereno e paritario. Oggi lotto, lotto contro i pregiudizi, mi impegno e ogni piccolo passo verso la mia realizzazione lo vivo intensamente. Rinasco ogni mattina. 19 giugno 2021
I corsi professionali che avviano al lavoro subordinato, specie in settori storicamente e fortemente maschilisti e gerarchici, mancano il bersaglio della autentica indipendenza economica. Occorre puntare più in alto, all’istruzione vera e propria ossia offrire alle donne che non hanno potuto farlo, un corso di studi di livello universitario che indirizzi verso l’imprenditoria perché, inutile negarlo, nei supermercati, nelle cucine, negli ambienti di lavoro dove il gruppo egemone è maschile, ancora oggi sei tu donna a lavare pavimenti e wc, con buona pace del tuo corso professionale. Rispondi
La tua riflessione è molto profonda. In effetti un corso di studi adatto alla singola donna sarebbe ideale per aiutarla nel percorso dell’indipendenza economica. Grazie per il tuo contributo. Rispondi