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Le proposte di Legacoop Puglia per l’Agricoltura italiana

LEGACOOP PUGLIA 3 PROPOSTE PER L’AGRICOLTURA ITALIANA.

ROLLO: “Contratti di filiera, modifica della disciplina sull’indennità di disoccupazione e semplificazione della normativa sulla sicurezza sul lavoro. E’ arrivato il momento di sostenere il settore con regole certe per lavoratori e imprenditori agricoli.

Agricoltura

“Se siamo fieri dell’agroalimentare italiano, allora dobbiamo andar fieri anche del settore che lo regge: l’agricoltura, sempre più bistrattata e spesso regolata da norme facilmente aggirabili e difficilmente applicabili. Molte sono le criticità del mondo agricolo, da quelle che rischiano di compromettere aziende sane che vogliono rispettare le regole a quelle che riguardano i lavoratori del settore, la loro sicurezza, la loro dignità. Per questo abbiamo preparato una proposta concreta che ci auguriamo la politica italiana possa accogliere e mettere nell’agenda delle cose da fare. Se così non fosse, allora dovremmo accettare e anche responsabilmente ammettere che il nostro sistema agroalimentare, quel made in Italy di cui andiamo così fieri, regge su meccanismi distorti e su una normativa inadeguata di cui a farne le spese, il più delle volte sono i lavoratori, l’anello più importante della filiera produttiva, senza i quali il sistema implode e le aziende che rispettano le regole. Ma le regole devono essere chiare e certe e oggi non lo sono. Il confronto di oggi deve essere un’assunzione di responsabilità da parte di tutti, da parte nostra che diciamo apertamente cosa va cambiato e da parte della politica che si è impegnata a migliorare il sistema”.

Così questa mattina Carmelo Rollo presidente di Legacoop Puglia che insieme al dipartimento di Agraria di Uniba ha promosso l’incontro AGRICOLTURA, Lavoro, Diritti, Futuro, per accendere i riflettori sulle criticità del settore, avanzando tre proposte concrete che riguardano i contratti di lavoro, sicurezza e contrasto al caporalato.

“Abbiamo voluto promuovere questo incontro – ha detto Rocco Roma, del dipartimento di scienze agroambientali di Uniba –  perché le questioni legate alla sicurezza sul lavoro e del lavoro richiedono uno sguardo molto attento, oggi più che mai se consideriamo le necessità previste dalla nuova Politica Agricola Comune. Ma il lavoro va considerato anche come input produttivo, un costo che l’imprenditore agricolo, quando non ce la fa è costretto a ridurre con scelte tecniche, di innovazioni di processo, investimenti in senso intensivo, a risparmio di lavoro, grazie anche all’apporto della ricerca scientifica. Scelte che però comportano ricadute su qualità del prodotto e non solo. Questo è un altro aspetto del lavoro che va considerato e oggi abbiamo l’occasione di farlo”.

 “Lo chiediamo da tempo – ha detto Luigi Rizzo, presidente dell’Op Terra di Bari – e finalmente è arrivato il momento di un confronto chiaro e franco con la politica perché noi operatori agricoli abbiamo una esigenza, quella di tenere le aziende in regola dal punto di vista del rispetto delle norme, della gestione economico-finanziaria, del personale e della sicurezza sul lavoro. Esigenze che si scontrano con una normativa farraginosa e spesso contraddittoria. La giornata di oggi segna un passo importante – continua Rizzo – perché abbiamo detto chiaramente quali sono le ragioni che rendono difficile il rispetto di alcune norme che dovrebbero regolare il settore”.

MODELLI CONTRATTUALI DI FILIERA, MODIFICA DELLA NORMATIVA VIGENTE SULLA SICUREZZA DEL LAVORO E SULLE VISITE MEDICHE DEI BRACCIANTI OCCASIONALI, MODIFICA DELLA DISCIPLINA SULL’INDENNITÀ DI DISOCCUPAZIONE AGRICOLA, sono queste le tre proposte che Legacoop Puglia, insieme a Uniba ha messo sul tavolo e HA consegnato ai deputati Susanna Cenni, Debora Serracchiani e Marco Lacarra presenti all’incontro al quale  erano presenti l’assessore all’agricoltura Donato Pentassuglia.

La presenza del presidente di Radici Future Leonardo Palmisano, sociologo, esperto dei fenomeni di sfruttamento lavorativo nei campi e caporalato è stata l’occasione per tracciare un bilancio della legge 199 ( anticaporalato) a sei anni dalla sua entrata in vigore. Un bilancio con luci e ombre. “Se da un lato – ha affermato Palmisano – la legge ha avuto l’effetto positivo di accrescere la collaborazione tra braccianti e autorità inquirenti e la fiducia dei lavoratori verso le istituzioni, sul versante della prevenzione ha sancito il fallimento della Rete del Lavoro Agricolo di Qualità a cui sono pochissime le aziende che hanno aderito.

Leonardo Palmisano

Di qui – ha proseguito – la necessità di prevedere maggiori vantaggi per le imprese, non ultima l’idea di creare dentro il PSR una corsia preferenziale per chi fa agricoltura sociale e per chi insiste sui beni confiscati, favorire l’insediamento di nuove cooperative di produzione lavoro o di servizi sui beni confiscati che avrebbero l’effetto di svuotare gradualmente le baraccopoli e i ghetti che ad oggi rappresentano il grande fallimento delle istituzioni a tutti i livelli in materia di accoglienza e di inserimento lavorativo. Un fallimento a cui si può ancora porre rimedio, che non è certo quello di realizzare, con i 300 milioni di euro messi a disposizione del Pnrr per contrastare il fenomeno, hot spot al posto di baraccopoli”. 

Un aiuto all’emersione e allo svuotamento dei ghetti, secondo Palmisano, potrebbe venire dallo snellimento delle procedure di regolarizzazione. Il bassissimo numero di permessi di soggiorno nutre il lavoro irregolare,  i caporali, le organizzazioni criminali che li gestiscono.

Di filiere etiche, di responsabilità sociale delle imprese e degli strumenti normativi messi in campo a tutela della dignità dei lavoratori, dell’istituzione di un “marchio etico del lavoro di qualità” al quale si accede se si posseggono requisiti specifici in materia di lavoro, sicurezza e modello partecipativo di relazioni sindacali, ha parlato Irene Canfora, del dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Bari che si è soffermata anche sugli orientamenti dell’Europa in materia, con l’emanazione di un regolamento che prevede la clausola di CONDIZIONALITÀ SOCIALE per le imprese che accedono a misure di sostegno, ovvero l’obbligo per i produttori beneficiari di fondi, di rispettare requisiti minimi di condizioni di lavoro, sicurezza e salute.  Una disposizione che toccherà agli stati membri far attuare.

PROPOSTE LEGACOOP PUGLIA

  1. CONTRATTI AZIENDALI E/O DI SECONDO LIVELLO E CONTRATTI DI FILIERA PER I LAVORATORI STAGIONALICOME STRUMENTI DI CONTRASTO AL LAVORO IRREGOLARE.
  • MODIFICA DELLA DISCIPLINA SU INDENNITÀ DI DISOCCUPAZIONE AGRICOLA. Secondo la normativa vigente ciascun lavoratore con contratto a tempo determinato raggiunge il massimo dell’indennità con 182 giornate di lavoro nell’anno. Dalla 183esima giornata l’indennità diminuisce e il lavoratore o si licenzia e resta a casa o continua a lavorare a nero. Legacoop propone che a partire dalla 183esima giornata e fino alla 225 l’indennità di disoccupazione agricola maturata resti invariata. I vantaggi di questo sistema sarebbero per il lavoratore di continuare a lavorare in regola, con incremento del reddito e della contribuzione pensionistica, l’Inps incasserebbe più contributi, lo Stato contrasterebbe così lavoro nero.
Agricoltura

MODIFICA NORMATIVA SU SICUREZZA SUL LAVORO. La normativa vigente (decreto interministeriale del 27 marzo 2013) prevede semplificazioni per i lavoratori che non superino le 50 giornate annue e che svolgano mansioni semplici. Legacoop Puglia chiede: che la normativa riguardi tutti i lavoratori in considerazione del settore di attività e non del numero di giornate; che il lavoratore sia sottoposto ad un’unica visita medica “preassuntiva” da parte dell’Asl di competenza o da altra struttura pubblica, valida per un periodo di 1-2 anni; che sia reintrodotto il libretto sanitario che accompagna il lavoratore; che sia superato l’attuale DVR con la consegna al lavoratore di un documento snello, ma più pertinente alla sua attività, che riporti tutte le informazioni necessarie e realmente utili sulla gestione dei rischi. 

20 giugno 2022

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