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Voci dalla Siria, aiutateci a far conoscere al mondo il male che ci hanno fatto

di Cinzia Santoro

“Cosa sta succedendo in questo mondo? Un giovane uomo, un profugo siriano viene ucciso sotto tortura dalla sicurezza libanese, un altro muore per un attentato razzista in Libano, un altro assassinato nelle foreste della Grecia, solo perché era in cerca di una nuova vita, lontano dalla guerra. Altri sono caduti in Turchia … Cosa hanno fatto i siriani affinché il mondo li ricevesse così?”


Queste le parole affrante di Mohamed, da anni sfollato in un campo profughi.
Dichiara: “Le donne allattano i propri figli con il  tè invece del latte. Far bere il tè è un’opzione a cui ricorrono molte famiglie indigenti per allattare i bambini e per calmare il pianto e la fame. Questa condizione ha esacerbato le malattie infantili e ha portato ad una grave forma di malnutrizione di cui soffrono tanti piccoli siriani”.

Sono Abu Yassin Al-Araki e sono stato sfollato dal mio paese, la Siria. Da sei anni vivo come rifugiato con la mia famiglia nel Nord liberato della Siria, prima abitavo  nella  regione  di Idlib e ancora prima nella città di Raqqa.
Il ricordo più atroce della guerra è quello di
una bambina legata con una catena di ferro e lasciata a guardare le sevizie dei suoi famigliari da parte dell’intelligence del regime criminale di Assad.
Accadeva a Douma e fu una strage brutale.

Sono Amhed Abu Ryan, perfavore aiutami ad uscire dalla Siria. Vivo nella campagna settentrionale di Homs, ho 23 anni e sono arrabbiato. Odio la Siria e quello che ci hanno fatto. Avevo una moglie, Jan e un bambino. Sono morti sotto le macerie della nostra casa. L’ amavo così tanto e ora sono solo. Eravamo felici e sognavamo di avere tanti figli. Aiutami ti prego, ho contattato tanta gente ma nessuno può aiutarmi. Non ho denaro per lasciare questo paese insanguinato. Vorrei tanto andare in Svizzera o in Canada.

E poi c’è la storia Razan Zaitouneh. Numerosi siriani pubblicano la sua foto sui social, raccontano del suo sacrificio.
Abu Yassin Al-Araki continua a scrivermi:
“Era un’ avvocata impegnata nella difesa dei diritti dei detenuti politici. Dava voce alle donne martoriate dalla brutalità del conflitto.  Un giorno nel dicembre del 2013 è stata sequestrata con le sue colleghe Nazem Hammadi,  Samira al Khalil e Wael Hammadi. Non si hanno più notizie.” Mi mostra la foto di Razan, una donna bellissima e sorridente.

E ancora mi ricordano di far sapere a tutti:
I piccoli Dima, Entisar, Najah, Alaa, Lian e Ahmed, sono tutti detenuti con il padre,  Abdul Rahman Yassin, la madre, la dottoressa Rania Al-Abbasi, e la segretaria della madre, Majdouleen Al-Qadi, arrestati dall’intelligence di Bashar Al-Assad, tra il  9 e l’11 marzo 2013.  Sono passati dieci anni dal loro arresto e nessuno sa nulla di loro fino ad oggi. 
Queste sono alcune tra le tante voci che giungono dalla Siria martoriata da una guerra fratricida e sanguinaria dove Assad Bashar, il macellaio ha venduto il popolo siriano agli interessi degli stranieri.


Nel 2012 quando l’onda della primavera araba raggiunse le città siriane, la rivoluzione gentile fu presto sostituita dai rastrellamenti degli oppositori del regime.
Assad forse non si aspettava la reazione coraggiosa del suo popolo all’ingiustizia perpetrata e decise di sventare il paese con il beneplacito di Russia, Cina e Iran. Il resto è storia.
Oggi dopo 12 anni la Siria non esiste più. La terra della bellezza, culla della cultura, è una rovina vivente.
Il 90 % dei siriani vive sotto la soglia di povertà.
3,5 milioni di siriani sono sfollati in Turchia
1 milione in Libano
700 mila in Giordania
Migliaia sono scappati in Germania e Svezia.
I bambini non conoscono la pace.
13 mila sono morti, 6000 sono bambini soldato e 3 milioni di bambini non vanno a scuola.
Voci dalla Siria, voci lontane, voci dimenticate dagli uomini e da dio. 

7 settembre 2022

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