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Nicola De Matteo la coerenza dell’impegno per la cultura

di Maria Pia Latorre

Nicola De Matteo, palesino di nascita, dal 2009 al 2014 è stato Consigliere della Provincia di Bari. È co-fondatore dell’Accademia delle Culture e dei Pensieri del Mediterraneo e ideatore della Notte bianca della Poesia che, da oltre dieci anni, raccoglie a Giovinazzo e Molfetta centinaia di voci poetiche del Sud.

L’intervista

Quando hai scoperto la tua vocazione di apertura al sociale (nel tuo caso inizialmente in senso politico) e alla promozione culturale?

In verità la politica e l’impegno nella pubblica amministrazione ha avuto grande importanza nella mia vita e nella mia formazione socio-culturale. A mò di notizia confesso che c’è stato un episodio simpatico: all’età di 17 anni un partito politico della mia Palese mi convinse a fare un comizio in piazza. Non ebbi alcun timore e dissi di sì e partì – in questo modo – la mia avventura politica. Pochissimi anni dopo mi candidarono e vinsi la mia prima battaglia politica. Una storia che continua con la mia esperienza al servizio (parola oggi fin troppo sbandierata – purtroppo) delle persone e del territorio. Una delle caratteristiche che ha accompagnato virtuosamente il mio agire politico e sociale è stato (ed è) quello di non scendere a patti, anche quando un compromessopoteva determinarne una svolta positiva per la soluzione di un problema. Il racconto della mia storia e del mio impegno, alla lunga, mi ha dato ragione senza dar niente per scontato.

Nicola De Matteo

L’auto-narrazione è un benefico strumento utile sia per accogliere la propria domanda esistenziale sia per sviluppare quella relazionale, ti chiedo di provare a raccontarti in venti righe senza nascondimenti.

Poesia e narrativa sono sempre andate di pari passo con la mia vita. Ho, infatti, iniziato a scrivere già durante la scuola elementare (avrei tanti aneddoti da raccontare) e per questo è stato bellissimo camminare lungo il sentiero della mia esistenza e raccoglierne i tanti risvolti senza sentirmi custode esclusivo di verità storiche. Diversi “maestri” hanno contribuito alla mia formazione e tutti mi hanno insegnato a partire dalle mie esperienze quotidiane, compresi i tanti viaggi fatti e la tante persone incontrate. Quindi un genuino interesse per tutto ciò che mi circondava e mi circonda e mi “costringe” a narrare di situazioni reali e di fatti concretamente accaduti. Questo, forse, non mi facilita ma aiuta molto. Inoltre ha contribuito a sviluppare una equilibrata fantasia che si nota soprattutto nei racconti o nei romanzi brevi. Amo i rapporti umani e i percorsi che mi aiutano a superare le anafettività di alcuni sentimenti algidi e fanno breccia nel torpore di una quotidianità consumata tra ricordi e luoghi del cuore. Tante volte lo scrivere è davvero una pratica salvifica che mi fa superare quella timidezza che non dimostro ma che c’é. Così trovo un po’ di finitezza ed emozione nel cuore di una storia senza menzogne.

Nella tua lunga carriera come sei riuscito a compiere le scelte giuste e a superare le difficoltà nel cammino?

Le difficoltà che ho affrontato sono state tantissime (ma in questo penso di essere in buona compagnia con il 99 % del genere umano) e ho cercato di superarle grazie ad una incorreggibile vocazione alla chiarezza. In fondo devo ammettere che non sono mai stato troppo severo con me stesso. E questo aiuta, anche nelle scelte.

Come concili l’attività lavorativa e la vita privata con quella pubblica?

Mi sono interessato tanto di pubblica amministrazione nella mia vita. In fondo devo ammettere che più che la passione per la politica adoro la passione per la battaglia politica. Ovviamente per il bene comune. Infatti a me piace cercare soluzioni e non porre solo e soltanto problemi. Così nella mia attività lavorativa e così nella vita privata che vede i miei tre figli al centro delle mie quotidiane attenzioni per la loro salute, il loro benessere, il loro futuro, la loro felicità. E questo mi dà tanta forza e pazienza. In fondo è una attenzione al cuore più che alla ragione. Come dico spesso la trasformazione del cuore caratterizza la natura stessa delle anime sensibili e condiziona in maniera peculiare il suo rapporto con gli altri. Una ricerca senza paura di giudizi altrui che non scalfirebbe minimamente il percorso intrapreso ricco di autenticità e di rispetto verso la mia vita e me stesso. Ed è ciò che mi fa star bene.

Come coniughi l’attività di scrittore e poeta con quella di promotore culturale e quanto queste due realtà hanno, finora,   dialogato o sono entrate in conflitto tra loro?

Nessun conflitto, anzi. È da tempo che mi sono prefissato di fare cose che mi piacciono e che mi fanno stare bene. In pratica, in questa mia età matura, sono alla continua ricerca della felicità e questa ricerca (non spasmodica, per carità) è vita nel senso che mi fa sentire vivo e, quindi, è gioia che trasuda condivisione con i miei quotidiani interessi e impegni. Poesia e racconti sono ricchi delle mie esperienze e i grandi eventi che mi piace organizzare vanno nella direzione di approfondire le mie passioni. Su tutti quello della “Notte Bianca della Poesia” – giunta alla 13^ edizione – che è un’idea che ho avuto quando ho svolto il ruolo amministrativo di Consigliere della Provincia di Bari (oggi Città Metropolitana di Bari). Un format interessante che coinvolge poeti e associazioni che promuovono poesia. Ma è una iniziativa che non disdegna il rapporto con l’arte e la musica che, si badi bene, non sono un contorno all’attività letteraria, anzi. Inoltre i miei libri di racconti parlano di esperienze vissute personalmente e, insieme alle sillogi, mi permettono di viaggiare per essere presente lì dove vengono presentati. Così partecipo ad eventi che, oltre a incrementare la mia esperienza organizzativa, mi permettono di incontrate e conoscere sempre nuove persone. Questo è molto stimolante. Quindi nessun conflitto, ma intreccio di intessi convergenti.

Della tua vasta produzione poetica e narrativa si apprezza la precisa capacità introspettiva strettamente legata alla forte presenza di un’alterità. Quanto questo approccio risponde al bisogno di socializzare esperienze e di stringere legami e quanto è puro interesse letterario?

Beh, in parte ho risposto, soprattutto in riferimento al concetto “alto” di alterità. Comunque è meglio approfondire. Johann Wolfgang Von Goethe ha scritto: “Ogni giorno dovremmo ascoltare una piccola melodia, leggere una bella poesia, vedere una pittura squisita e, se possibile, dire delle parole sensibili”. Condivido. Mi piacerebbe aggiungere: “Incontrare belle persone”. Il che non è poco. Stringere legami e socializzare è talvolta fondamentale per stimolare non solo la propria conoscenza dell’altro, ma per provocare emozioni ed essere fonte di ispirazione e di condivisione. Infatti, quando scrivo, non dimentico mai il rapporto con chi mi leggerà (ad esempio) ed è anche per questo che in passato ho contestato la poesia criptica di difficile comprensione, pur apprezzando le fondamenta letterarie. Scrivere in maniera semplice per me ha il valore di porgere il mio pensiero usando parole per nulla difficoltose da interpretare, insomma di immediata comprensione. Nel lettore desidero provocare emozioni. A mio avviso l’uso delle parole nella poesia deve essere sapiente e accattivante. È così che catturi magicamente l’attenzione di chi legge o ascolta e lo guidi – prendendolo per mano – in quel viaggio straordinario che il tuo viaggio che a te, poeta o narratore, ti va di condividere. Infine devo esprimere un concetto a mio avviso fondamentale: la poesia appartiene alla sfera del silenzio. È questo il motivo per cui per “chiudere” la stesura dei miei libri prima di consegnarli all’editore ho bisogno di isolarmi. Non è un rito, è una necessità. Confesso, ancora una volta, che c’è una casa isolata a Montepiano di Cirigliano in Basilicata dove trovo la pace e il silenzio che mi serve per concentrarmi. Qui, a circa mille metri di altitudine, riesco a completare la stesura definitiva del testo. Quindi i rapporti umani sono davvero necessari e fanno bene a corpo e mente e sono capaci di lenire dolori profondi ed anche di galvanizzare e aprire la mente verso nuove prospettive. Poi, per me, arriva il momento in cui cerco la solitudine e il conforto del silenzio.

Come vedi il futuro per il mondo della poesia e della scrittura pugliese?

Al di là di quanto raccontano alcuni gufi seriali, devo dire che in Puglia la poesia non è messa male. Gli splendori della parola scritta oggi li incontro leggendo di giovani e interessanti autori e cerco di comprendere il loro animo umano e la loro giovinezza senza paura ma con molti timori, tra curiosità e malinconia. Io penso che le loro emozioni si ribellano quando non vengono ascoltate. Certe volte vorrei essere scrutatore provetto di quel che accade nel magma delle parole dei nostri giovani, siano essi figli, o alunni o semplici conoscenti. Spesso il rigore che a loro viene richiesto contrasta con la semplicità di sentimenti che la vita ci impone. Ecco, il futuro è nella poesia dei giovani, nei loro sguardi, nelle loro idee. Vorrei ancora udire i loro versi recitati in pubblico. Per questo ben vengano i readings, le occasioni pubbliche d’incontro, i festival di poesia, i concorsi, le antologie, i magazine. Sono contrario a quelle riunioni salottiere che mortificano e strumentalizzano e sono solo sfoggio di inutile sapienza e superiorità. Come diceva Don Milani noi adulti dobbiamo essere scrutatori dei segni del tempo e indovinare negli occhi dei ragazzi le cose belle che essi vedranno chiare domani e noi vediamo in modo confuso.

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