Nuovo capolavoro al MarTA l’Orfeo e le sirene Cultura Eventi e Tradizioni 2 Aprile 20233 Aprile 2023 Dal 5 aprile il MarTa si arrichisce di un nuovo capolavoro, il gruppo scultoreo “Orfeo e le sirene”. di M. Siranush Quaranta La Tomba dell’Atleta Il Museo Archeologico di Taranto è uno scrigno che conserva nelle sue 25 sale un’immenso patrimonio. Istituito nel 1887, grazie all’archeologo Luigi Viola, occupa l’ex Convento dei frati Alcantarini (San Pasquale di Baylon). Percorrendo i suoi due piani si viene catapultati in un’altra epoca, viaggiando dal Paleolitico – attraverso la città greca, il mondo indigeno, il mondo apulo – sino alla città tardoantica e altomedievale. L’attuale direttore ad interim è il dott. Luca Mercuri – archeologo, storico dell’arte e Direttore Regionale Musei Puglia – che ha sostituito la dott.ssa Eva Degl’Innocenti, e si è già attivamente adoperato per incentivare la fama del museo; infatti a dicembre è stata inaugurata la mostra “ Athenaion: Tarentini, Messapi e altri nel Santuario di Atena a Castro”, visitabile sino al 18 giugno 2023. Sono tante le opere che si scoprono durante il percorso: dallo Zeus di Ugento, alle Veneri di Parabita, sino ai famosissimi Ori di Taranto (conosciuti in tutti il mondo). Tra tutti questi manufatti soffermiamoci su due in particolare, uno già presente e l’altro di prossima acquisizione. Nel primo caso ci riferiamo ad un ritrovamento unico nel suo genere, la Tomba dell’Atleta, alloggiata al secondo piano, con un gioco di specchi per una visione a 360 gradi. Ritrovata nel dicembre 1959, durante le fasi di scavo per la costruzione di nuovi palazzi, è straordinaria: si tratta della tomba completa di un atleta vissuto tra il 500 e il 480 a.C., morto poco più che trentenne, alto intorno al m. 1.68 e splendidamente conservato. “Orfeo e le Sirene”, esposto precedentemente al Museo dell’arte ritrovata di Roma Si rimane suggestionati, a partire dall’imponente sarcofago litico, con il coperchio costituito da due blocchi a scorrimento, in origine vivacemente colorato. Al suo esterno sono stati trovati quattro segnacoli funerari di cui tre integri: si tratta di anfore che contenevano olio ricavato dagli uliveti sacri dell’Attica e costituivano uno dei premi per le vittorie dell’Atleta nei Giochi Panatenaici (inseriti nelle celebrazioni delle Grandi Panatenee, che si tenevano ogni 4 anni in Grecia e dedicati alla dea Atena). Infatti su un lato di ognuna sono disegnate le discipline in cui l’Atleta è stato vincitore ( pancrazio – incrocio tra pugilato e lotta greco romana -, corsa con la quadriga, salto in lungo e lancio del disco che insieme erano relative al pentathlon, mentre per la quarta vittoria non abbiamo notizie perché dell’anfora ci sono solo pochi frammenti), invece l’altro lato presenta l’immagine di Atena in armi, con scudo e lancia. Tutto ciò dimostra che l’Atleta era il rampollo di una famiglia aristocratica magno-greca e considerato in vita un semi-dio. Interessante è anche quello che il suo scheletro ha rivelato: presenta una perfetta dentatura; il setto nasale non è rotto nonostante praticasse la boxe (sicuramente era un campione); i timpani sono deformati, perché era anche un nuotatore; c’è il mistero legato alla sua morte in quanto l’analisi delle ossa ha mostrato la presenza di arsenico su base alimentare (si cibava di crostacei e mitili). Alcuni pezzi dei famosi Ori di Taranto A questo eroe è stato dato il nome di fantasia di Ikkos, e il suo corredo funerario è uscito per l’ultima volta dal museo per essere esposta a Pechino, durante le Olimpiadi del 2008. A breve il MarTa si arricchirà di un nuovo favoloso pezzo, il gruppo scultoreo di Orfeo e le Sirene, tre grandi statue in terracotta del VI-V secolo a.C., trafugate proprio da Taranto negli anni ‘70. Grazie a un lavoro lungo e laborioso condotto dai Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale (TPC), dalla Procura di Taranto, coadiuvati dai colleghi americani, quest’ opera è stata restituita dal Museo Getty di Malibu (USA), ed esposta al Museo dell’Arte Salvata di Roma. Il 5 aprile 2023 il trittico ritornerà a casa, accolto dal Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ed entrerà definitivamente nel patrimonio del museo.