di Piero Fabris

Piero Fabris Anna Valentini in arte Tinta, il cui pseudonimo sembra richiamare il Tintoretto, famoso pittore veneziano e Tinto Brass, regista e sceneggiatore, considerato maestro del cinema erotico italiano è apparsa sul pianeta Gutenberg partecipando al concorso letterario “Carte Segrete” nel 2006 ed è stata subito inquadrata come scrittrice di genere erotico. Il suo racconto dal titolo: “Un Amore indecente” è parte di un’antologia editata da Besa nel 2007. Quella narrazione ricevette subito molta attenzione, rispecchiando realtà di donne nella confusa presa di coscienza dei limiti di certi legami affettivi con i loro compagni in” ombra.

L’anno successivo il libro dal titolo: “Lettera aperta a un Amante”, ovvero una disamina cruda e dolorosa di una donna fatta al suo amante circa la loro relazione ricevette molti consensi e riconoscimenti; il tema offriva occasioni di riflessione sui sentimenti e la sessualità, aprendo sentieri sul significato del dono e del rispetto. La scrittura della Valentini è scorrevole, a volte sottilmente ironica e i suoi testi svelano simpatiche trovate letterarie come quelle della raccolta di racconti dove affida ai colori modi di vivere e intendere l’erotismo (“L’eros: tanti colori una sola Tinta” del 2009). È del 2016 “La fine dei giochi” col quale Tinta assimila ogni racconto erotico a giochi di un tempo come la morra, l’impiccato, la trottola e il solitario, quasi un invito a immergersi in extremis in un’infanzia d’amore che recuperi la purezza e la spontaneità del relazionarsi amorevolmente.

Ma è con i romanzi: “Lasciatemi Dormire” e “La Mantide” che Anna Tinta Valentini mostra una capacità d’analisi dei comportamenti umani, inedita. Sono testi intensi, narrazioni costruite in forma semplice, ma profonda, pagine dei processi della mente raccontati con efficacia, dove storie vere e invenzioni si amalgamano con intensità e freschezza. I dialoghi coinvolgenti e diretti di molte pagine, condivise dall’autrice, sono il risultato di riverberi del nostro labirinto psicologico. Pregio o difetto, le si deve riconoscere una certa schiettezza che in versi per canzoni sa far giungere con le sue performance d’artista, dove oltre ai suoi testi a riempire la scena vi sono anche gli abiti ricercati e la gestualità, tutto ben accordato alla musica, colori in ritmi centellinati e con buona pignoleria, a tutto vantaggio dei presenti; la stessa che utilizza nell’organizzare eventi dove nulla è lasciato al caso, oppure nei suoi interventi  su giornali dove passa al setaccio ogni fotogramma della pellicola. Tinta potrebbe essere definita un’artista a tutto tondo, dove la sua creatività e la visionarietà si coniugano naturalmente, immaginando donne in menopausa come per “Una donna quasi scaduta” (2013), oppure in “Una donna fuori produzione” (2019) dove il tema della maternità in età non proprio verde è affrontato con pizzico sarcastico capace di sbarellare luoghi comuni e le paure di invecchiare.  Lavori come viaggi introspettivi, quindi!

Testi dove il dolore e l’essere si immerge ed emerge da matasse aggrovigliate su se stesse per ritrovare il bandolo vero col quale riconciliarsi e ricamare la propria esistenza negata dalle cosiddette convenzioni sociali, regole non dette, ma condizionanti! A tal proposito non possiamo non citare l’ultima fatica della Scrittrice dal titolo: “Edere. Amiche. Amanti. Donne”, pubblicato con Lulù e le sue storie, un collettivo d’artisti, più che un editore convenzionale. La storia raccontata è quella di un’adolescente alla ricerca della propria identità sessuale.

Un romanzo di formazione, la rappresentazione di un cammino di consapevolezza ambientato negli anni ottanta in una Bari chiusa nei confronti delle diversità.  Chissà cosa ha in cantiere? Il suo percorso sembra schiudersi su temi sociali.