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La solitudine di Gaza e del popolo palestinese

gaza, bambino ferito

di Cinzia Santoro

In medio oriente lo Stato di Israele è da sempre considerato l’alter ego degli States. Gli Stati Uniti sostennero il nascente stato ebraico fin dall’inizio, per le crescenti pressioni sul Congresso da parte degli ebrei americani, ma il legame si rinsaldò solo negli anni della guerra fredda. Perché? La Storia ci consegna la verità tra le righe degli eventi: i padri fondatori dello Stato di Israele furono Ben Gurion polacco e Theodor Herzl ungherese, quest’ultimo teorizzatore del sionismo o nazionalismo ebraico. Dunque lo Stato di Israele fu fortemente voluto dagli ebrei dell’Europa Orientale con il sostegno dell’Unione Sovietica e della Francia. E fu proprio il sospetto che Israele potesse finire sotto la protezione sovietica che spinse Truman al riconoscimento. Negli anni successivi i rapporti tra l’Unione Sovietica e Israele si deteriorarono in quanto, il primo cercò l’alleanza con i paesi non allineati che sostenevano il nazionalismo pan-arabo, come l’Egitto e la Siria, paesi notoriamente nemici dello stato sionista. E fu in quel frangente che l’amicizia tra i gli Stati Uniti e Israele si cementò con la condivisione dell’orientamento politico e strategico. Nel 1968 con l’ingresso dei neo conservatori all’interno del Partito Repubblicano ci fu la legittimazione della terra promessa in un’unità di intenti di tipo ideologico, confessionale e valoriale. Questi gruppi di ispirazione calvinista e protestante riconobbero nello Stato di Israele il diritto degli ebrei alla loro terra, così come era avvenuto negli Stati Uniti, fondare uno stato su valori biblici. Israele viene ancora oggi visto dagli ebrei americani come l’avanguardia per la propria missione messianica di esportazione della democrazia che si oppone al fondamentalismo.

La rivista online ebraica Mosaic, di proprietà del Tikvah Fund, lo descrive bene:

“Il primo fattore di sostegno evangelico è una guerra culturale che ha lo scopo di spazzare via il sostegno all’etica della modernità, mentre il secondo è il sostegno assoluto al moderno stato di Israele, che invita ebrei e cristiani a essere solidali. Il secondo fattore potrebbe essere più positivo e duraturo. Questa è la causa del moderno stato di Israele: una causa che annovera alcuni cristiani devoti, soprattutto protestanti evangelici, tra i suoi più fervidi sostenitori americani e che lega la fede dei cristiani praticanti e degli ebrei attraverso una devozione riguardo al fondamento divino della patria ebraica.”

I fedeli di queste congregazioni evangeliche addirittura festeggiano il Giorno dell’Indipendenza di Israele che è il 14 maggio con lo stesso fervore del Giorno dell’Indipendenza il 4 luglio. Hanno esultato quando Trump ha spostato l’ambasciata americana a Gerusalemme e guardato altrove quando i coloni si insediavano in Cisgiordania in barba alle risoluzioni dell’Onu. Le donazioni annuali delle chiese evangeliche a Israele è di circa $ 175 a $ 200 milioni all’anno. E’ chiaro che una solida comunità di evangelici sostiene con fermezza inflessibile lo stato di Israele, e questo è dimostrato dai sondaggi:

L’82% degli evangelici americani crede che “Israele è stato dato da Dio agli ebrei”, dato pervenuto in uno studio del Pew Forum 2013

Il 77% degli evangelici sopra i 65 anni è d’accordo con l’affermazione: “Sostieni l’esistenza, la sicurezza e la prosperità di Israele?”

Il 62 % degli evangelici più anziani ha risposto di no alla domanda se la nascita di Israele nel 1948 abbia causato un’ingiustizia ai palestinesi,

 Il 49% ha affermato che Israele non è ingiusto nei confronti dei palestinesi.

Il resto della storia la leggiamo in questi giorni di morte e sopraffazione di civili inermi che devono essere de-nazificati, così come ha dichiarato Netanyau all’indomani dell’attacco delle milizie Al Aqsa. Peccato che i 3648 bambini uccisi a Gaza e i 1100 piccoli feriti in trenta giorni di bombardamento continuo non siano nazisti e che circa il 2% della popolazione totale della Striscia di Gaza è diventata vittima diretta di questa aggressione, sia uccisa che ferita. In media, dall’inizio dell’aggressione, gli ospedali della Striscia di Gaza hanno accolto un ferito ogni minuto e 15 morti ogni ora. Il numero medio tra i bambini è di 6 uccisi all’ora e tra le donne è di 5 all’ora. Il 70% della popolazione della Striscia di Gaza è stata sfollata con la forza dalle proprie case a causa di bombardamenti e incursioni. Nella Striscia di Gaza sono state bombardate 30mila tonnellate di esplosivo, con una media di 82 tonnellate per chilometro quadrato. Metà degli ospedali nella Striscia di Gaza e il 62% dei centri di assistenza primaria sono fermi e sono di fatto fuori servizio.  Il 50% delle unità abitative nella Striscia di Gaza sono state danneggiate da bombardamenti e raid. Il 10% delle unità abitative nella Striscia di Gaza sono state completamente demolite o sono diventate inabitabili.  Il 33% delle scuole nella Striscia di Gaza sono  state danneggiate dai bombardamenti e circa il 9% di esse erano fuori servizio.  Il 14% delle moschee nella Striscia di Gaza sono state danneggiate e il 5% sono state completamente demolite.

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