Nardò festeggia San Gregorio Armeno con il Patriarca di Cilicia Cultura Eventi e Tradizioni Religione 11 Febbraio 202412 Febbraio 2024 di Maria Silvia Quaranta Il 19 febbraio Nardò, in provincia di Lecce, festeggia il suo Santo Patrono, San Gregorio Armeno. La devozione per questo Santo che viene da lontano ha radici antiche, sin da quando la sua statua posta in piazza Salandra nel 1743 resistette al terribile terremoto, salvando la popolazione e fermando la devastazione. Nardò rappresenta l’unica città italiana che ha come unico Santo Patrono San Gregorio l’Illuminatore. Reliquiario d’argento di San Gregorio custodito a Nardò A Nardò verso l’VIII secolo giunge una sua reliquia, una parte dell’avambraccio, portata dai monaci armeni (basiliani) in fuga dalla persecuzione iconoclasta in atto in Oriente da parte dell’Imperatore Costantino V Copronimo. Inizialmente la reliquia era custodita in un contenitore ligneo poi rivestito d’argento ad opera del vescovo Cesare Bovio (1577-1583); venne trafugata il 5 marzo 1975, dalla chiesa di San Domenico dove era provvisoriamente custodita per i lavori che si stavano svolgendo in Cattedrale. L’attuale reliquiario è una copia dell’originale realizzata in argento, con il contributo dei fedeli, dopo il suo furto. S.E. Mons. Fernando Filograna Vescovo diocesi Nardò-Gallipoli Quest’anno le celebrazioni rivestono un tono particolare: infatti a concelebrare il solenne pontificale assieme a Sua Eccellenza Mons. Fernando Filograna, Vescovo della diocesi Nardò-Gallipoli, è stato invitato Sua Beatitudine Raphael Bedros XXI Minassian, Patriarca di Cilicia dei cattolici armeni. Sua Beatitudine Raphael Bedros XXI Minassian Patriarca di Cilicia Il 19 febbraio Sua Beatitudine Minassian e Sua Eccellenza Mons. Filograna concelebreranno nella Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta il solenne pontificale in rito armeno. Sarà la prima volta che il massimo esponente della Chiesa Gregoriana presenzierà alle celebrazioni del Santo Patrono dei neretini. San Gregorio, visse a cavallo tra il terzo e il quarto secolo d.C. Dopo essersi sposato ed aver avuto due figli, egli cercò di introdurre la religione cristiana in Armenia. Divenuto monaco, visse durante le persecuzioni del re Tiridate III nei confronti dei cristiani armeni. In seguito a questo egli venne imprigionato nella fortezza-prigione di Artashat, dove restò 13 anni. La leggenda vuole che il re armeno venisse colto da una terribile malattia, dalla quale nessun medico riusciva a guarirlo. Quando la sorella del re fece un sogno in cui si parlava dei poteri miracolosi del grande predicatore, che in quel momento era imprigionato nelle segrete, il re inizialmente rifiutò di vederlo, ma alla fine venne guarito per intercessione di Gregorio. Fu a seguito di questa guarigione che Tiridate III si convertì al cristianesimo, che dal 301 venne riconosciuta come religione di Stato. Nel 302 Gregorio diventa Patriarca d’Armenia e il principale punto di riferimento per la comunità cristiana, trascorrendo poi l’ultimo periodo della sua vita da eremita sul monte Sepouth. Il culto per San Gregorio l’Illuminatore ha superato nei secoli i confini dell’Armenia e si è diffuso in tutto il mondo, da Oriente a Occidente. Cranio del santo custodita nella chiesa di San Gregorio Armeno a Napoli Il cranio del Santo è custodito a Napoli, nella chiesa di San Gregorio Armeno, mentre la mano destra si trova nella Santa Sede di Echmiadzin (Armenia), e con essa viene benedetto ogni nuovo Katholicos (titolo patriarcale dato al Capo della chiesa armena), e la mano sinistra a Sis (Kozan, in Turchia). L’importanza del suo messaggio di evangelizzazione, ogni sforzo per favorire l’unione e il dialogo fra le chiese cristiane, il rispetto per ogni identità etnico-religiosa, rappresentano ancora oggi valori fondamentali per ogni società che si definisce multietnica e multiculturale. Reliquiario con mano destra del Santo custodito in Armenia Locandina della festa patronale