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Il messaggio di un pellegrino armeno inciso sulla parete del Duomo di Salerno

Messaggio in lingua armena sulla porta del Duomo di Salerno
Maria Silvia Quaranta

di M. Siranush Quaranta

Firma in armeno sul documento custodito presso la Basilica di San Nicola in Bari
Firma in armeno sul documento custodito presso la Basilica di San Nicola in Bari

La presenza armena in Italia è plurisecolare. Sono molteplici i riferimenti presenti sul nostro territorio, soprattutto a partire dal Medioevo, con attestazioni di nuclei in numerose regioni dal nord al sud, tra la Toscana dove intorno all’anno 1000 erano presenti monaci basiliani, e la Puglia dove a Bari presso la Basilica di San Nicola è custodito un documento del 990 che attesta la presenza di una comunità armena con la prima firma in armeno “Io Giuseppe chierico sono testimone” (iscrizione presente nel Codice Diplomatico Barese).

Locandina del convegno
Locandina del convegno

Un importante tassello a conferma del passaggio degli armeni in terra italica è lo svelamento del messaggio in lingua armena presente sullo stipite sinistro della porta centrale della Cattedrale Metropolitana di Santa Maria degli Angeli, San Matteo e San Gregorio VII di Salerno. I risultati dello studio e della traduzione sono stati resi noti durante la conferenza “L’antica iscrizione del Duomo di Salerno: sulle tracce degli armeni a Salerno e in Italia”, tenutasi il 25 maggio presso in portico del Duomo, organizzata dall’Ufficio Cultura e Arte dell’Arcidiocesi di Salerno- Campagna-Acerno con la Fondazione Alfano I. Durante l’evento è stato presentato il pamphlet bilingue italiano-armeno che descrive il significato dell’iscrizione, con gli interventi dell’Arcieparca di Costantinopoli degli armeni Mons. Levon Zekiyan, l’Arcivescovo di Salerno-Campagna-Acerno S.E. Mons. Andrea Bellandi, il Sindaco di Salerno Vincenzo Napoli, la promotrice dell’evento la Teologa prof.ssa Lorella Parente, e il  Vicepresidente della Fondazione Alfano I Don Ugo De Rosa.

Un momento della conferenza: prof.ssa Lorella Parente, mons. Andrea Bellandi, mons. Levon Zekyan e don Ugo De Rosa
Un momento della conferenza: prof.ssa Lorella Parente, mons. Andrea Bellandi, mons. Levon Zekyan e don Ugo De Rosa

L’opuscolo curato dalla prof.ssa Parente, Direttore dell’Ufficio Cultura e Arte dell’Arcidiocesi, contiene una prefazione di S.E. Mons. Bellandi che ricorda come l’iscrizione armena del portale centrale del Duomo sia “opera probabilmente di un pellegrino devoto a Matteo- il Santo Apostolo-le cui spoglie riposano nella cattedrale medesima”. L’opera di trascrizione e traduzione si deve al professor don Matteo Crimella, docente di Sacra Scrittura presso la Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale di Milano. I successivi due capitoli sono “Segni di un cammino”, dove la prof.ssa Parente traccia un excursus storico-culturale sul popolo armeno, e “L’iscrizione armena del Duomo di Salerno” di don Crimella in cui si parla propriamente dello scritto armeno e del suo significato.

Il messaggio del pellegrino armeno in evidenza
Il messaggio del pellegrino armeno in evidenza

L’Armenia ha una storia millenaria ed è conosciuta come la prima Nazione a riconoscere la religione cristiana come religione di Stato nel 301 d. C., con la conversione del Re Tiridate III, grazie alla predicazione ed al miracolo operato sullo stesso re da San Gregorio l’illuminatore. In Italia San Gregorio è conosciuto e venerato in molte regioni come San Gregorio Armeno: a Napoli (Campania) esiste il quartiere e la chiesa a lui dedicati; a Nardò (Puglia) il 19 febbraio lo si festeggia come Santo Patrono della città e quest’anno ha visto la presenza di Sua Beatitudine Raphael Bedros XXI Minassian, Patriarca di Cilicia dei cattolici armeni. Inoltre, l’alfabeto armeno venne coniato nel 405 d.C. dal monaco, teologo e linguista Mesrop Mashots, per tradurre la Bibbia nella sua lingua madre.

Trascrizione del messaggio su pergamena
Trascrizione del messaggio su pergamena

Non si sa la data esatta in cui il pellegrino armeno incise (o fece incidere) la breve frase nel marmo dello stipite, ma è senz’altro certo che egli si trovasse al Duomo per venerare le reliquie del Santo Apostolo Matteo, custodito a Salerno già dal 954. La frase è preceduta dal segno della croce (signum crucis) molto presente nelle iscrizioni medievali ( lo si vede anche nella pergamena custodita a Bari), e la traduzione del prof Crimella risulta: “Santo Apostolo, abbi pietà dell’anima di Daniele e di me pellegrino. Amen”. In armeno così appare “Surb Aŕak’eal olormeac’ Danieli hogwoyn u im uxtaworin. Amen”. Il viandante “ha voluto lasciare un segno indelebile del proprio passaggio, rivolgendo una supplica a Matteo, il “Santo Apostolo” e pregando per l’anima di un tale di nome Daniele (presumibilmente defunto) e poi affidando sé stesso, forse in cammino verso un luogo santo” ha precisato il Prof. Crimella.

La Cattedrale di Salerno è custode da quasi due millenni di un immenso patrimonio d’arte, di storia e di cultura e si è deciso di allestire una colonnina descrittiva per permettere ai visitatori di interpetrare e comprendere meglio l’iscrizione armena, che offre un ulteriore apporto alla valorizzazione di questo luogo sacro.

Un ringraziamento va alla prof.ssa Parente per averci fatto pervenire una copia del pamphlet su questo importante lavoro di traduzione.

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