Sei qui
Home > Politica > Autonomia differenziata la voce ai cittadini con il referendum abrogativo

Autonomia differenziata la voce ai cittadini con il referendum abrogativo

Cinzia Santoro

di Cinzia Santoro
In questa calda estate, arroventata dai mutamenti climatici e aimè dalle morti sul lavoro, dai femminicidi, dai suicidi nelle sovraffollate carceri e dal crollo del ballatoio di una delle fatiscenti vele a Scampia, quasi a volerci ricordare lo stato decadente della politica italiana, c’è una questione assai spinosa che popola pensieri degli italiani: l’autonomia differenziata.

Roberto Calderoli

Ho provato a chiedere alla gente, giovani compresi, cosa fosse l’autonomia differenziata e le risposte sono apparse confusionarie e obnubilate. Quindi proverò a chiarire l’iter della famigerata proposta del Ministro Calderoli e della sua Lega.

L’autonomia differenziata è il riconoscimento dell’autonomia sulle materie di competenza concorrente e in tre casi di materie di competenza esclusiva dello Stato a una regione a statuto ordinario. Insieme alle competenze, le regioni possono anche trattenere il gettito fiscale, che non sarebbe più distribuito su base nazionale a seconda delle necessità collettive. Le materie legislazione concorrente comprendono i rapporti internazionali e con l’Unione europea, il commercio con l’estero, la tutela e sicurezza del lavoro, l’istruzione, le professioni, la ricerca scientifica e tecnologica, la tutela della salute, l’alimentazione, l’ordinamento sportivo, la protezione civile, il governo del territorio, i porti e gli aeroporti civili, le grandi reti di trasporto e di navigazione, la comunicazione, l’energia, la previdenza complementare e integrativa, il coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, la cultura e l’ambiente, le casse di risparmio e gli enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale. Ogni Regione finanzierà i servizi che eroga ai propri cittadini mediante le tasse prodotte nel proprio territorio, è il cosiddetto “residuo fiscale”. Che cosa vuol dire? Che le Regioni in cui si pagano più tasse, quindi quelle con più ricchezza e benessere, potranno erogare servizi ai propri cittadini di qualità maggiore, mentre le Regioni che hanno minor residuo fiscale potranno erogare ai propri cittadini servizi peggiori. Un danno ulteriore alle Regioni più povere quasi sempre quelle del Sud Italia che contribuirà ad incrementare le disuguaglianze sociali e la carenza dei servizi offerti al cittadino. Dunque italiani di serie A e altri di serie B o C con buona pace del concetto di uguaglianza espresso dalla nostra Costituzione tramite la perequazione ossia l’intervento dello stato a favore delle aree territoriali più svantaggiate per colmare i divari nell’erogazione dei servizi essenziali.

Il terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione, sottolinea come possano essere attribuite forme particolari di autonomia alle regioni a statuto ordinario, anche se l’articolo non è mai stato attuato a causa delle grandi differenze economiche e sociali tra regioni. La proposta del Carroccio particolarmente delicata e potenzialmente dannosa per le regioni più povere rappresenta la quintessenza della politica leghista basata sull’esclusione delle fasce più deboli a favore di un capitalismo libertario e della tecnica standard delle privatizzazioni, ossia privare di fondi il settore pubblico, facendo in modo che le cose non funzionino, la gente si arrabbi e consegnare il tutto al settore privato. Tecnica ormai utilizzata fin dagli anni 70, con l’autonomia differenziata si potenzierà come ad esempio nella sanità, nella scuola o nell’organizzazione della giustizia.

Dal 30 luglio è possibile firmare per il referendum abrogativo della legge che danneggia sia il sud che il nord, impoverisce il lavoro, compromette le politiche ambientali, colpisce l’istruzione e la sanità pubblica, smantella il welfare universalistico, penalizza i comuni e le aree interne, aumenta la burocrazia e complica la vita alle imprese, frena lo sviluppo. Si può anche firmare on line sulla piattaforma o sito del comitato referendario con l’utilizzo dello SPID, CIE o la CNS o nelle piazze delle varie città dove verranno allestiti gli appositi banchetti.

E mentre l’opposizione o quel che resta di una sinistra estinta prova a opporsi con il referendum, l’Italia traghetta verso la vecchia destra che mette a frutto la propria superiore tecnologia del potere e che si insedia definitivamente ai vertici delle istituzioni, vincendo le consultazioni elettorali: in Ungheria, nel Regno Unito, in Polonia, in Grecia, con il proprio punto comune nell’esorcismo del cambiamento. Una destra sovranista e nazionalista, del” prima noi “; una destra suprematista, che fomenta la paura del diverso, “sono maschio, bianco ed eterosessuale”; una destra dei padroni, del caporalato dove il disprezzo del lavoratore lo si evince nelle centinaia di morti sul lavoro. Una destra risentita che “carica gli studenti”, e impedisce alla stampa di il diritto alla libertà; una destra che consente alle associazioni” pro life” di interferire nella scelta alla salute delle donne e così via discorrendo, mentre gli italiani vegetano dinnanzi al maxi schermo degli europei o sempre più isolati in un mondo virtuale fatto di rabbia, impotenza, ignoranza e l’ultimo modello dell’I Phone.

Lascia un commento

Top