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A Bari nasce il Centro sperimentale di mediazione per la giustizia riparativa

Tavolo di presentazione del progetto giustizia riparativa
Maria Silvia Quaranta

di Maria Silvia Quaranta

D'Onchia, Bottalico, Lanzilotti, Coppola e De Vanna durante la conferenza
D’Onchia, Bottalico, Lanzilotti, Coppola e De Vanna durante la conferenza

Questa mattina presso la sala Giunta di Palazzo di città è stato presentato il progetto afferente al Centro Sperimentale di mediazione per la giustizia riparativa, predisposto dall’assessorato al Welfare e dalla Cooperativa sociale C.R.I.S.I. S.C.A.R.I Onlus. Sono intervenuti l’assessora al Welfare Francesca Bottalico, il direttore del settore Osservatorio per l’inclusione sociale e contrasto alla povertà Nicola D’Onchia assieme alla responsabile del procedimento Caterina la Rocca, la presidente della Cooperativa C.R.I.S.I. Anna Coppola e la vicepresidente Ilaria De Vanna, la rappresentante della Casa Circondariale di Bari dott.ssa Alessandra Lanzilotti, e con la presenza dei rappresentanti della Corte d’Appello di Bari, della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari, della Procura della Repubblica presso il Tribunale dei minorenni di Bari, della Questura di Bari e del dipartimento Welfare Regione Puglia.

Foto alla conclusione della rappresentazione
Foto alla conclusione della rappresentazione

Il centro sperimentale non è soltanto una sfida culturale-educativa, ma anche nella spiegazione stessa di cos’è un centro di giustizia riparativa (perché non è stato ancora definito precisamente quello che sarà secondo la legge e la riforma Cartabia). In questo momento rispetto al tavolo di coprogettazione che si è realizzato con tutte le istituzioni territoriali, nel confronto della cabina nazionale dell’ANCI, si è iniziato a costruire un modello di gestione di percorsi di giustizia riparativa anche grazie alle professionalità che saranno messe in campo e che verranno coordinate e gestite dalla cooperativa C.R.I.S.I., che in questi anni, anche se non con un centro, ha già realizzato una grossa esperienza in questa direzione. Il centro e i programmi che oggi vengono presentati, partiranno a settembre in una sede che è quella fornita dalla Cooperativa in via Amendola 120, e chiaramente collaborerà in piena sinergia con tutta la rete istituzionale. Importante è stato il settore Ripartizione, che ha lavorato velocemente per la parte procedurale, per l’approfondimento anche normativo, proprio perché è un servizio completamente nuovo, e anche per il lavoro istituzionale. Inoltre, importanti sono tutti i partner di questo progetto, tra cui il carcere minorile, la polizia locale e quella di Stato, tutte le autorità in una rete già attiva e che in realtà si allargherà sempre più anche con un protocollo sulle procedure.

“Questo servizio, questa sfida si inserisce in quella visione di Welfare portata avanti in questi anni, in termini di prevenzione perché chiaramente lavorare sulla giustizia riparativa, lavorare con gli autori dei reati significa anche non permettere che questi  possano essere reiterati e anche investire sul percorso di reinserimento sociale riparativo degli autori del reato stesso, come è stato fatto in varie sperimentazioni, ma anche lavorare sui legami con la comunità stessa” ha precisato la Bottalico. “È un po’ quello che in maniera trasversale e diffusa, hanno cercato di promuovere culturalmente tutti i servizi Welfare, come il centro di gestione dei conflitti, la casa della legalità, la rete per generare cultura non violenta, e tutta una serie di altri procedimenti. Invece, questo è in assoluto il servizio che sarà dedicato alla giustizia riparativa, in rete col Ministero di giustizia, che si è visto pienamente coinvolto”.

Il direttore del Settore Osservatorio per l’inclusione sociale e contrasto della povertà Nicola D’Onchia ha ricordato come questo servizio presenta un carattere d’innovatività, in cui l’assessorato al Welfare è stato presente per tutto il percorso di progettazione fatto in questi ultimi 2/3 mesi. Importante è stata anche la presenza della Cooperativa C.R.I.S.I. che ha risposto al bando e ha confezionato questo progetto di cui oggi si è firmata la convenzione. Durante l’approccio a questa materia tutti erano un po’ timorosi sia per il pionierismo del piano e sia perché sentendo altri Comuni e città non erano in molti ad aver iniziato questa progettualità. Dopo aver approfondito la materia ci si è resi conto che si tratta di un servizio che non ha dei limiti precisi, perché nasce all’interno del processo penale formalizzato e normato dall’ultima riforma Cartabia. È un servizio che ha necessità di essere illustrato e diffuso sul territorio, perché richiede la necessaria partecipazione degli organi giudiziari, già coinvolti dall’inizio del percorso. Si tratta realmente di un progetto sperimentale, che si inserisce a pieno titolo nel Welfare perché offre un tassello ulteriore alla giustizia riparativa che è altro rispetto alle conseguenze penali e procedurali del reato. Inoltre “è una scommessa, perché è un servizio che dipende dall’invio che gli organi giudiziari potrebbero e possono fare rispetto a questa offerta di servizio presso il Centro di giustizia riparativa” ha concluso D’Onchia.

La De Vanna si è soffermata invece sull’aspetto di tutela del benessere delle persone che parteciperanno a questo progetto. Si tratta di un lavoro che procede in parallelo con la comunità. Tutti i mediatori verranno scelti dall’Elenco del Ministero; si lavorerà per appuntamento e in modo discreto, anche per rispettare le persone che vi accedono. Alla fine del lavoro, verrà stilata una relazione sulla qualità del percorso affrontato e se si sono manifestati dei requisiti per accordi di riparazione, mettendo l’accento sulla tutela e sulla confidenzialità.

Avv. Michele Laforgia
Avv. Michele Laforgia

All’incontro era presente l’Avv. Michele Laforgia, che ha offerto il suo contributo per l’approfondimento legale sulla legge Cartabia.

Il modello di “giustizia di tipo riparativo” scaturisce da un lungo processo di evoluzione culturale e legislativa, che ha portato a rivedere il concetto stesso di giustizia come ricomposizione, in cui la mediazione diventa il principale processo attuativo. La giustizia riparativa, quindi, non sostituisce la giustizia penale ma ne integra le funzioni. In quest’ottica la sua valenza principale è soprattutto etica, con l’obiettivo di responsabilizzare il reo anche facendosi carico della sofferenza della vittima e di offrire alle vittime una forma di giustizia “altra”, legata alla violazione della dignità ed alla sfera esistenziale di cui il processo, per sua natura, non può occuparsi. Questa pratica è intesa come “qualsiasi procedimento che permette alla vittima e l’autore del reato di partecipare attivamente, se entrambi vi acconsentono liberamente, alla risoluzione delle questioni risultanti dal reato con l’aiuto di un terzo imparziale” (Direttiva 29/2012/UE). In pratica, dovrebbe rappresentare l’occasione per mezzo della quale, attraverso l’incontro e il dialogo tra le parti interessate, si può riparare il dolore degli individui e ricucire gli strappi all’interno dei legami comunitari derivanti dalla commissione di un reato. Il progetto che si intende realizzare, quindi, attiene alla gestione del Centro sperimentale, che è stato pensato come luogo di incontro tra autore e vittima del reato e, attraverso l’attività di diverse figure professionali formate alla mediazione, intende coinvolgere anche il territorio nelle fasi del percorso, costruire relazioni tra gli attori e la comunità, implementare il rapporto tra la giustizia riparativa e la coesione sociale.

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