Commemorazione 33° anniversario dell’arrivo della Vlora a Bari e consegna delle chiavi della città a Mario Desiati Comuni Cronaca 9 Agosto 20249 Agosto 2024 di Maria Silvia Quaranta L’8 agosto 2024, nella sala consiliare di Palazzo di città si è ricordato il 33° anniversario dell’arrivo nel porto di Bari della motonave Vlora con a bordo 20mila profughi albanesi, un evento che ha segnato la storia dell’immigrazione nel Novecento. Il sindaco Vito Leccese ha consegnato le chiavi della città di Bari a Mario Desiati, scrittore giornalista e poeta, autore di “Mare di Zucchero” (Mondadori 2014). Alla cerimonia sono intervenuti il console di Albania a Bari Artur Bardhi, l’assessore regionale Gianni Stea (che ha portato il saluto del governatore), l’assessora alle Culture Ines Pierucci, la consigliera metropolitana delegata alla Cultura Francesca Pietroforte e Gianni Di Cagno, Mimmo Magistro, Luca Turi, Alessandro Piva, Nicola Montano e Saverio D’Alonzo, testimoni dell’evento a cui anche l’attuale sindaco partecipò come giovane assessore della giunta guidata da Enrico Dalfino, oltre ai familiari del sindaco Dalfino. Un passo dell’intervento del sindaco Leccese L’8 agosto del 1991 la città di Bari accolse la motonave Vlora, immortalata dal quadro-arazzo presente in sala giunta realizzata da Duli Caja con 18.000 bottoni a rappresentare il numero di persone presenti sulla nave. Tutti gli anni si ricorda questo momento con i protagonisti di quei giorni, quei 7 caldissimi giorni vissuti freneticamente tra Palazzo di città, il porto di Bari e lo Stadio delle Vittorie. Come ha ricordato Leccese “furono giornate vissute molto intensamente. È stata l’esperienza umana più importante della mia vita. Quando noi vedemmo arrivare verso il porto di Bari la motonave Vlora questa non si vedeva perché era coperta interamente da un brulicare di umanità incredibile e impressionante”. Leccese ha voluto raccontare com’è nata l’idea di consegnare a Desiati le chiavi della città, che sono il riconoscimento che la città di Bari attribuisce a persone del mondo della cultura e delle professioni che hanno contribuito alla crescita della terra di Bari, e vengono consegnate perché si è aperto il cuore ai baresi. e quindi si diventa parte di questa comunità; per Desiati per le cose che ha raccontato e per quello che rappresenta qui per la nostra regione. “Questa delle chiavi è la prima consegna che faccio a distanza di 26 giorni dalla proclamazione, in cui posso a tutti gli effetti indossare questa fascia che mi provoca delle emozioni grandissime, ancor più in una giornata come questa che mi fa tornare indietro nel tempo, quando ero al fianco di un grande sindaco che è stato Enrico Dalfino, che ha gestito da sindaco quella emergenza umanitaria. L’idea mi è venuta partecipando alla festa patronale di San Nicola a Torre a Mare, quando il parroco ti ha citato rispetto al fatto che “i Santi più importanti arrivano dal mare a mani nude ma con il cuore colmo e pieno di miracoli”, ovviamente parlando di San Nicola che è il Santo arrivato dal mare, il Santo che unisce i popoli. Questa citazione mi ha ricordato quello che tu hai scritto in modo straordinario rispetto alla descrizione dei sentimenti dei due bambini del libro “Mare di zucchero”, sia del ragazzino albanese che arriva a Bari sia del ragazzino pugliese che vedendo le immagini dell’arrivo della Vlora si precipita a Bari per prestare soccorso, pensando di essere in qualche modo di aiuto e dare il suo contributo a questo desiderio di libertà che aveva mosso i 20.000 albanesi verso Bari”. Inoltre, alla fine del libro l’autore descrive “il grande inganno che si è consumato in quei giorni, perché alla fine quello che chiedeva Dalfino di gestire l’operazione come un’operazione di protezione civile, è stata gestita come una mera operazione di polizia finalizzata al rimpatrio con l’inganno; perché, come si ricorda nel libro, di fatto vennero imbarcati sugli aerei facendo credere loro che sarebbero stati portati nei centri di accoglienza nel Nord d’Italia. Dalfino ne uscì sconfitto, ma Bari ne uscì a testa alta, dimostrando il grande senso di accoglienza”, ha precisato Leccese. Del resto “a Bari nessuno è straniero”, come dice un motto che risale addirittura al 1200, quando il riconoscimento della cittadinanza barese andava non solo a chi era nato a Bari ma anche a chi vi era passato anche per un solo giorno. Per Ines Pierucci la storia di “Mare di zucchero” è “la storia di tutte e tutti noi. Attraverso i tuoi romanzi abbiamo tutti ritrovato il coraggio di scoprire i nostri segreti, i nostri tormenti, le nostre sofferenze, la nostra libertà con la nostra trascendenza. Con Mario, ricordo le notti a chiacchierare e quella leggerezza non solo superficiale ma quella calviniana che solleva i macigni dal cuore e ci fa planare sulle cose dall’alto, come Mario mi ha insegnato, ad innamorarmi prima della gentilezza che delle persone. E in questo momento la consegna da parte del sindaco delle chiavi della città è un cerchio che si chiude per poi riavviarne un altro, quello del futuro della letteratura delle ragazze e ragazzi di cui si prende cura Mario quando trasforma anche quella parola scritta, che non puoi fermare fino a quando non fermi la mano di chi la scrive, in una nuova storia che si tramanda di generazione in generazione. Mario a Bari è la storia della casa editrice Laterza, dei Presidi del libro, di quella letteratura che non mette d’accordo nessuno, ma ci fa discutere gentilmente e con grande consapevolezza di pensiero”. Desiati di migrazioni parla sin da “Neppure quand’è notte”, quella immigrazione che dopo qualche anno dalla caduta del Muro di Berlino avrebbe trasformato quell’evento in spartiacque della storia che ci ha riguardato da vicino. “Con la storia che commemoriamo ogni anno, celebriamo una letteratura che è fatta di verità, come una memoria che cambia, brucia, è dinamica e si trasforma nelle storie che tramandiamo a tutti noi” ha concluso la Pierucci. Il sindaco ha voluto ricordato quando in una delle sue prime missioni da parlamentare in Albania conobbe Piro Milkani, che gli raccontò, con quella profondità che è tipica degli intellettuali antiregime, che quando era bambino, sognava d’inverno di svegliarsi e trovare il mare Adriatico ghiacciato per poter raggiungere sui pattini la città di Bari e la Puglia. E questo è il senso del sogno di anelito alla libertà che si racconta nel libro, rispetto allo spirito che ha animato il protagonista Erwin. Consegna delle chiavi della città a Mario Desiati Mario Desiati, dopo aver ricevuto le chiavi della città ha commentato” Per me è molto emozionante, perché ho vissuto a Bari, ed è una parte della mia esistenza. Il collegamento con questa giornata è il “Mare di zucchero”, scritto inizialmente per i ragazzi poi è diventato un libro anche per gli adulti. Noi da pugliesi non siamo mai fino in fondo consapevoli, io questo l’ho imparato dal grande maestro Franco Cassano, che noi siamo in un posto al centro dei traffici di tutto il mondo, passano tutti dalla Puglia, e tutti quelli che passano lasciano qualcosa e lo vediamo nel paesaggio, nella lingua, dove i dialetti ricordano l’arabo, il greco antico, il francese, tutte le lingue del mondo. Bari è al centro di queste grandi connessioni: quell’8 agosto del 91 si è in qualche modo cristallizzato un qualcosa legato anche al nostro legame speciale con il popolo albanese. Gli albanesi per noi sono come fratelli, perché ci divide il mare, lo stesso male che è sempre una fonte di unione; il mare è nutrimento, il mare sono le persone che sono venute prima e dico sempre che c’è una Puglia prima e dopo il 91. La Puglia dopo il 91 è una Puglia migliore, cioè la Puglia con gli albanesi: io di questo sono molto grato; ho scritto questo libro soprattutto pensando al popolo albanese, proprio come nostri fratelli. La giornata di oggi è importante per un altro aspetto: il motivo per cui ho scritto questo libro è che non c’è futuro se non c’è memoria, cioè la memoria è fondamentale però non è facilmente trasmissibile, è molto difficile da trasmettere perché è facilmente manipolabile, i fatti però sono quelli e noi dobbiamo attenerci il più possibile ai fatti, alle cose che sono successe, a come eravamo prima e a come eravamo dopo, a chi erano i baresi e i pugliesi prima di quel 1991. La Puglia è una terra di persone che è emigrata sempre: l’8 agosto del 56 per esempio 136 italiani muoiono a Marcinelle, perché erano emigrati per il sogno di una vita migliore, ed erano quasi tutti meridionali e gran parte erano pugliesi. Noi siamo una terra che sa bene che l’uomo nasce con due gambe, ci spostiamo, non siamo come gli alberi che hanno radici, e quindi probabilmente questa memoria noi l’abbiamo anche trasferita alle generazioni che hanno accolto all’epoca quei 20.000 albanesi che erano su quella nave e le decine di migliaia di albanesi che sono venuti prima e dopo. Quindi, io mi sento parte di questa famiglia perché ho scritto una storia, ma penso che tutti noi possiamo scrivere questa storia raccontandola con la nostra esperienza ai nostri bimbi, ai nostri nipoti, ai nostri amici perché la memoria è il nostro futuro”. Foto a ricordo della mattinata Il console albanese Bardhi ha detto che il popolo albanese non smetterà mai di ringraziare i baresi, ma anche il governo locale di allora e quelli successivi, per l’accoglienza data a quella popolazione che era in difficoltà e aveva visto l’Italia come una speranza nei momenti molto difficili per l’Albania, ma anche per la città di Bari impreparata su come gestire tutta quella gente, ma che ci è riuscita ugualmente. Il Presidente della Repubblica albanese ha conferito la medaglia d’oro al merito civile alla città di Bari per i fatti del 91. In serata, alle ore 19, in largo “Sono persone 8-8-1991” (via Vito de Fano 29), a San Girolamo, alla presenza del sindaco Vito Leccese, dell’assessora Pierucci e del presidente di Arca Puglia Centrale Piero de Nicolo, si è tenuto un momento di riflessione sui valori civili e umani dell’apertura, dell’accoglienza e dell’integrazione. Per l’occasione il comitato spontaneo che si riunisce presso largo “Sono persone” ha realizzato una gigantografia (180×260 cm) del famoso scatto che testimonia lo sbarco dei 20.000 albanesi realizzato da Lorenzo Turi, allora sedicenne. Il pannello, donato al Comune di Bari, integrerà l’opera “Sono persone 8.8.1991” di Jasmine Pignatelli. A seguire si è tenuto un reading di Marco Grossi della compagnia Malalingua su letture di don Tonino Bello, con accompagnamento vocale a cappella di Monica de Giuseppe. L’iniziativa è realizzata in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese. L’opera d’arte di Jasmine Pignatelli veicola i valori dell’amicizie e dell’accoglienza, attraverso le parole tradotte in linguaggio morse pronunciate dall’allora sindaco Enrico Dalfino: “Sono Persone, persone disperate. Non possono essere rispedite indietro, noi siamo la loro unica speranza”. Le motivazioni per la consegna delle chiavi della città “A Mario Desiati, che nei suoi romanzi racconta il sud del mondo con uno sguardo poetico e acuto, al tempo stesso dolce e rude, libero da provincialismi e luoghi comuni. Desiati appartiene a quella generazione di scrittori che hanno portato alla terra di Bari e la Puglia fuori da qualsiasi cliché letterario per dar voce alle aspirazioni, funzioni, sogni universali eppure legati a luoghi e contesti del tutto particolari. La sua è una scrittura che rifugge la servilità, per seminare dubbi e domande e raccontare la complessità partendo da una condizione personale di ricerca costante di senso e di felicità, incrocia grandi questioni sociali. Le chiavi della città di Bari vogliono essere insieme il riconoscimento di uno straordinario percorso autoriale e il suggello di un legale che ha radici nella stessa terra, la nostra. la bellissima terra di Bari. Consegnare questo riconoscimento nel 33esimo anniversario dell’arrivo della Vlora è anche un omaggio al suo “Mare di zucchero”, un romanzo che racconta l’irrompere della storia delle grandi migrazioni del secondo 900 nella città di Bari, attraverso gli occhi di due ragazzi divisi da qualche chilometro di mare, da lingue e culture diverse, da vite opposte ma accomunate dall’energia inesauribile dell’adolescenza e da quel desiderio di libertà che è la molla dei grandi cambiamenti. Un romanzo di formazione e di passione, di incontro di due mondi lontani che bruciano ogni distanza nello stesso anello alla vita e alla scoperta”.