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La morte di Ismail Haniyeh: un evento che agita il Medio Oriente

di Cinzia Santoro

Nella notte tra il 30 e il 31 luglio 2024, un raid aereo israeliano ha colpito Teheran, uccidendo Ismail Haniyeh, capo dell’Ufficio Politico di Hamas. Haniyeh si trovava nella capitale iraniana per presenziare alla cerimonia di insediamento di Masoud Pezeshkian, nuovo presidente dell’Iran. L’attacco è avvenuto alle 2:00 ora locale, quando la residenza temporanea di Haniyeh è stata distrutta da un ordigno a lungo raggio, presumibilmente un missile o un drone. Nell’attacco è morta anche una delle sue guardie del corpo, mentre Ziyad al-Nakalah, segretario generale della Jihad Islamica Palestinese, che si trovava nello stesso edificio, è rimasto illeso.

Ismail Haniyeh

Il contesto dell’uccisione

Fin dall’inizio della Guerra di Gaza, le autorità israeliane avevano dichiarato pubblicamente l’intenzione di eliminare i leader di Hamas, considerati responsabili dell’attacco del 7 ottobre 2023, che ha scatenato l’attuale conflitto. La morte di Haniyeh segue di pochi mesi l’uccisione di Saleh al-Arouri a Beirut, avvenuta il 2 gennaio, e arriva poche ore dopo un altro attacco israeliano nella capitale libanese, in cui è stato ucciso Fuad Shukr, uno dei leader militari di Hezbollah.

Reazioni e possibili conseguenze

L’uccisione di Haniyeh ha provocato un’ondata di reazioni nel mondo islamico e sulla scena internazionale. Il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen, ha espresso parole di condanna, mentre la reazione più dura è arrivata dall’Iran. Durante il funerale di Haniyeh a Teheran, la Guida Suprema, ayatollah Khamenei, ha definito l’evento un “atto di terrorismo” e promesso una risposta. Anche il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha condannato l’attacco. Rimane da vedere se l’Iran agirà in ritorsione. Le opzioni sono molteplici: dalle azioni terroristiche condotte dai suoi alleati in Medio Oriente, come le milizie irachene e siriane, Hezbollah, Hamas e la Jihad Islamica Palestinese, fino a un possibile attacco missilistico su vasta scala, simile a quello avvenuto tra il 13 e il 14 aprile di quest’anno.

Cartina geografica Gaza

Il percorso politico di Haniyeh

Nato tra il 1962 e il 1963 nel campo profughi di Al-Shati nella Striscia di Gaza, Ismail Haniyeh proveniva da una famiglia palestinese sunnita originaria di Ashkelon, città da cui furono espulsi durante la Guerra d’Indipendenza Israeliana del 1947-49. Laureato in letteratura araba all’Università Islamica di Gaza nel 1987, Haniyeh partecipò attivamente alla Prima Intifada, venendo incarcerato più volte dalle autorità israeliane. In quel periodo, iniziò a collaborare con i primi leader di Hamas, guadagnandosi presto un ruolo di rilievo nel movimento.

 Nel 2006, Haniyeh fu eletto Primo Ministro dell’Autorità Nazionale Palestinese, ma la rivalità con Fatah, guidata da Mahmūd Abbās (Abu Mazen), portò a un conflitto aperto per il controllo di Gaza. Nel 2016, divenne capo dell’Ufficio Politico di Hamas, posizione che assunse ufficialmente l’anno seguente, e da allora ha guidato l’ala politica del movimento dall’esilio, prima in Turchia e poi in Qatar.

La visione politica di Haniyeh

Haniyeh ha sempre sostenuto i principi fondamentali della carta politica di Hamas, che prevedono la distruzione dello Stato di Israele, considerato illegittimo. Sebbene fosse favorevole a una convivenza religiosa in un contesto islamico, Haniyeh ha più volte ribadito il suo sostegno alle azioni militari e terroristiche di Hamas, come l’attacco del 7 ottobre 2023, che ha aggravato ulteriormente il conflitto in corso. Sul piano interno, Haniyeh sosteneva la creazione di uno stato islamico che includesse sia la maggioranza musulmana sunnita che la minoranza cristiana.

Le possibili conseguenze dell’uccisione di Ismail Haniyeh

L’uccisione del leader di Hamas ha provocato numerose reazioni a livello internazionale, in particolare nel mondo islamico. Parole di condanna sono state pronunciate da Abu Mazen, presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese e leader del partito Fatah, principale rivale politico di Hamas. Particolarmente violente è stata la reazione dei leader iraniani. Nel corso del funerale di Haniyeh, tenutosi a Tehran, la Guida Suprema iraniana, l’ayatollah Khamenei, ha definito l’evento un “atto di terrorismo” e promesso una reazione. Dure parole di condanna sono giunte anche dal presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdoğan.

Resta ora da vedere se alle minacce iraniane seguirà una ritorsione. Gli iraniani possono rispondere con un ventaglio di possibilità che vanno da azioni terroristiche tramite i loro alleati in Medio Oriente (milizie irachene e siriane, Hezbollah in Libano, Hamas e la Jihad Islamica Palestinese a Gaza) sino ad un attacco missilistico in piena regola come quello al quale abbiamo assistito nella notte compresa tra il 13 ed il 14 aprile di quest’anno.

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