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Guerra di Gaza-Intervista a Salem Abu Amre: penso che basti tutto questo dolore

guerra di Gaza

di Cinzia Santoro

La guerra di Gaza ha avuto e continua ad avere un impatto significativo sulla popolazione civile, sia a livello immediato che a lungo termine. La situazione è particolarmente pericolosa a causa dell’intensità del conflitto, della densità della popolazione e della vulnerabilità delle infrastrutture civili. L’elevato numero di vittime civili è una delle conseguenze più drammatiche. Molti dei feriti e dei morti sono donne, bambini e anziani, poiché non sono stati in grado di proteggersi in modo adeguato durante i bombardamenti. Il numero di feriti e la scarsità di risorse mediche spesso sovraffollano le strutture sanitarie già fragili. Abitazioni, scuole, ospedali e altre infrastrutture vitali sono state distrutte da bombardamenti e attacchi aerei. A causa di questa distruzione, non solo i cittadini sono privati di servizi essenziali come l’elettricità e l’acqua potabile, ma è anche impossibile tornare a una vita normale. Migliaia di persone sono costrette a fuggire dalle loro case per cercare rifugio in aree più sicure, spesso trovando rifugio in scuole o edifici pubblici sovraffollati. Questo fenomeno di sfollamento di massa contribuisce ulteriormente alla crisi umanitaria. La guerra a Gaza, specialmente durante i conflitti più recenti come quello del 2023, ha avuto numeri drammatici in termini di vittime, distruzione e impatti umanitari. Di seguito una panoramica dei principali numeri relativi al conflitto esploso dopo il 7 ottobre 2023.

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Vittime Civili: Diverse migliaia di civili sono stati uccisi durante il conflitto, tra cui un’alta percentuale di donne e bambini. Solo nei primi giorni del conflitto del 2023, il numero delle vittime civili era già stimato in oltre 2.000 persone.

Feriti: Decine di migliaia di persone sono state ferite. Le strutture ospedaliere, già in difficoltà, sono state sopraffatte dal numero di feriti da trattare.

Sfollati: Più di un milione di persone sono state costrette a fuggire dalle loro case per cercare rifugio in altre parti di Gaza. Questo rappresenta quasi la metà della popolazione totale della Striscia, che è di circa 2,3 milioni di abitanti.

Condizioni dei Rifugi: Molti sfollati si rifugiano in scuole, edifici pubblici o strutture dell’UNRWA (Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati Palestinesi). Le condizioni in questi rifugi sono spesso sovraffollate e precarie.

Case Distrutte: Migliaia di abitazioni sono state distrutte o gravemente danneggiate. Si stima che oltre 100.000 persone siano rimaste senza casa.

Infrastrutture Civili: Oltre alle abitazioni, sono state colpite numerose scuole, ospedali e infrastrutture critiche come centrali elettriche e impianti idrici.

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Impatto Economico

La distruzione di imprese e la perdita di posti di lavoro hanno portato a un calo drastico dell’economia locale. Si stima che i danni economici diretti e indiretti ammontino a miliardi di dollari. Il blocco imposto sulla Striscia di Gaza ha ulteriormente aggravato la crisi economica, limitando l’accesso ai beni di prima necessità e ai materiali per la ricostruzione.

Situazione Umanitaria

Quasi l’intera popolazione di Gaza dipende dall’assistenza umanitaria. Secondo le Nazioni Unite, circa 2 milioni di persone necessitano di qualche forma di aiuto umanitario, inclusi cibo, acqua, cure mediche e alloggio. La carenza di cibo e acqua potabile è acuta. Molte famiglie ricevono razioni di cibo insufficienti e l’accesso all’acqua è limitato e spesso contaminato. Gli ospedali di Gaza, già sotto pressione a causa del blocco, sono stati ulteriormente messi a dura prova. Molti operano al di sotto delle loro capacità a causa della mancanza di medicinali e attrezzature. La carenza di farmaci e la difficoltà di trasferire i feriti gravi fuori dalla Striscia hanno causato un aumento delle morti evita bili. Migliaia di bambini sono stati uccisi o feriti durante il conflitto. Il trauma psicologico subito dai bambini è immenso, con conseguenze a lungo termine sul loro sviluppo. Oltre 300.000 bambini hanno visto la loro istruzione interrotta a causa della chiusura delle scuole e della distruzione di numerosi edifici scolastici. 640 mila bambini necessitano di vaccinazioni, la poliomielite debellata in Palestina negli anni passati è tornata a colpire. I numeri della guerra a Gaza evidenziano la portata devastante del conflitto, con un impatto massiccio sulla popolazione civile e sulle infrastrutture. La situazione richiede una risposta umanitaria urgente e soluzioni politiche per prevenire ulteriori sofferenze e distruzioni in futuro.

Abbiamo contattato una famiglia palestinese sfollata da Gaza. Con noi ha parlato Salem Abu Amre.

Mi chiamo Salem Abu Amrae sono uno sfollato, ho cercato di lasciare Gaza due volte illegalmente, ma non ci sono riuscito rischiando di morire nel tentativo. Ero un contabile, ma non lo sono più. Ho fatto vari lavori a Gaza per aiutare la mia famiglia, cameriere, barman e ho anche lavorato al mercato vendendo frutta e verdura. Ho i miei genitori e siamo cinque fratelli, ma non abbiamo sorelle. Io sono il quarto tra i miei fratelli. I miei tre fratelli più grandi sono sposati e hanno figli. Ho quattordici nipoti. Dopo il 7 ottobre la mia vita è andata a pezzi, ho perso tutto durante i bombardamenti. Non ho più la mia casa, la mia vita, non ho più nulla.

Dove ti sei trasferito dopo il bombardamento della tua casa?

Ci siamo spostati in un altro edificio, ma l’hanno bombardato di nuovo. Ora vivo con la mia famiglia anzi siamo due famiglie insieme, una famiglia allargata: i miei genitori, mio fratello più giovane e io. Poi c’è il fratello più grande di me con sua moglie e i loro tre figli. Siamo circa 40 persone adesso, tutta insieme, i miei fratelli, le loro mogli e i loro figli, e anche altre famiglie sfollate.

Come si vive oggi da sfollati?

È una vita molto difficile e pericolosa. Ci scadono le bombe dall’alto e non c’è luce, abbiamo solo una piccola lampada LED che usiamo con una batteria piccola. Spesso non funziona o non è sufficiente. Vivere senza elettricità è molto difficile.

Come riuscite a procurarvi l’acqua?

L’acqua non è potabile, la facciamo bollire per cucinare e bere. Non sempre è disponibile. Facciamo lunghe code per poter accedere alle botti. È estenuante e pericoloso. Siamo stanchi, abbiamo paura e siamo umani come tutti.

Ce qualcosa che vuoi dire al mondo?

Si, penso che basti tutto questo

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