Sei qui
Home > Ambiente > Apertura straordinaria a Bari del Palazzo della Banca d’Italia per le giornate FAI

Apertura straordinaria a Bari del Palazzo della Banca d’Italia per le giornate FAI

Palazzo della Banca d'Italia
Maria Silvia Quaranta

di Maria Silvia Quaranta

Logo per le giornate FAI d'autunno
Logo per le giornate FAI d’autunno

Per le Giornate FAI d’autunno del 12 e 13 ottobre a Bari è possibile visitare il Palazzo della Banca d’Italia, situato tra le vie Alberto Sordi, Quarnaro e Sabino Fiorese, tra il Teatro Petruzzelli e la Camera di Commercio,

L’edificio, costruito su quattro livelli oltre al piano interrato, colpisce per il suo maestoso ingresso: una scalinata fiancheggiata da quattro colonne che sostengono l’imponente balconata.

Nella giornata di sabato, presente il capo delegazione FAI Gioacchino Leonetti, sono stati i ragazzi delle scuole Socrate e Scacchi a fare da ciceroni ai numerosi visitatori, illustrando con competenza la storia e le bellezze architettoniche del Palazzo. 

La storia del borgo antico di Bari è abbastanza recente perché soltanto nel 1813 vennero abbattute le mura che cingevano il borgo e da quell’anno la storia della città di Bari divenne una delle più importanti non solo in Puglia ma in tutto il Mezzogiorno, questo grazie agli scambi commerciali che avvenivano lungo la costa Adriatica e con l’Oriente favoriti dalla presenza di una classe di commercianti di olio e successivamente di imprenditori e di costruttori. L’edificio si affaccia su quello che era il porto vecchio e sul lungomare Nazario Sauro e al suo interno sono presenti zone destinate a servizi e zone ad uso abitativo- tuttora qui vive il direttore della banca. La sua architettura riprende lo stile manieristico-rinascimentale come per i palazzi nobiliari civili romani.

Atrio della Banca d'Italia
Atrio della Banca d’Italia

Questa non è la prima sede della banca, infatti già nel 1863 era presente una sede in via Cairoli 80, però quando Gioacchino Murat fece costruire il nuovo quartiere si produsse una crescita della popolazione con la necessità di aumentarne i servizi. Si decise nel tempo di erigere una nuova banca e questo progetto si realizza nel 1932, in pieno periodo fascista con Araldo di Crollalanza, ai tempi ministro dei Lavori pubblici, il quale volle dare un nuovo assetto alla città partendo dal suo lungomare, passando ai palazzi che oggi sono sede dell’INPS, dei Carabinieri, dell’Aeronautica, per rendere Bari maestosa anche dal mare.  In quest’ottica i lavori per la Banca d’Italia vennero affidati a Biagio Accolti Gil, un importante architetto nel periodo fascista, posizionandola tra la Camera di Commercio e il Teatro Petruzzelli anche perché all’epoca via Cavour era uno spazio vuoto e il Palazzo garantiva una nuova prospettiva a tutta la zona assieme alla fontana alloccata in modo tale da esaltare questa prospettiva.

In quanto ai materiali usati, all’esterno troviamo la bugna che riprende il contesto manieristico, stesso materiale usato per l’Acquedotto Pugliese, mentre all’interno troviamo il marmo bianco e verde serpentino di Carrara (usato anche per la chiesa di Santa Maria Novella a Firenze).

Pannello circolare di G. Albano con l'effigie di Giano bifronte
Pannello circolare di G. Albano con l’effigie di Giano bifronte

Passando dalla prima stanza alla successiva, sul soffitto è presente una vetrata centrale dove si trovano due stemmi mantenuti da due bambini, lo stemma di Bari e quello Sabaudo ad indicare la loro unione per la costruzione del palazzo. Inoltre, sono numerosi i clipei che sono stati posizionati in tutta la zona principale del piano terra, soprattutto nel vestibolo: si tratta di 12 pannelli circolari specchiati realizzati dallo scultore Giuseppe Albano, al cui interno troviamo, tra gli altri: le cornucopie del lavoro, con spighe e una vanga, simbolo di abbondanza e dell’agricoltura pugliese soprattutto in riferimento alle riforme  attuate in questo campo da Mussolini nel ventennio fascista; il caduceo di Mercurio; il Giano bifronte, con il potere di guardare sia nel futuro che nel passato, simbolo anche della guerra, il gonfalone al vento, sia come allegoria del viaggio in mare e di Bari come porta dell’Oriente, sia lo stemma della famiglia Rucellai; Medusa, posizionata di fronte a Giano bifronte come per pietrificare e fermare la guerra; l’allegoria del lavoro, con la corona di quercia, albero sacro forte e resistente.

Vetrata del soffitto con gli stemmi di Bari e Sabaudo
Vetrata del soffitto con gli stemmi di Bari e Sabaudo

La stanza principale è quella con gli sportelli, dotati di creste semicircolari dette termali perché ricordano quelle delle terme dell’antica Roma, con i marmi giallo-verdi che si riversano sulle colonne di marmo e sul pavimento, illuminato dalla vetrata del soffitto ricco di disegni geometrici e stilizzati, dove troviamo i due stemmi di Bari e Sabaudo, mentre al centro si trova la scalinata che un tempo portava alle cassette di sicurezza e oggi conserva il tesoro di Stato.

Un altro mirabile aspetto è rappresentato dalle opere in marmo realizzate dallo scultore Gianni Remuzzi (autore dei fregi dell’Altare della Patria di Roma e alcuni lavori a Cuba). Le sue opere presenti nella sede della Banca d’Italia Bari sono gli altorilievi che si dividono in due categorie, il lavoro e le allegorie. Partendo dal lavoro troviamo spunti economici di Bari e provincia, come la raccolta dell’olio, dell’uva e la pesca. È interessante notare come in tutti i lavori i corpi dei soggetti sono scolpiti, possenti e dinamici perché durante il fascismo il lavoro era inteso come mezzo che favoriva l’economia, risollevando la situazione critica dell’Italia del primo dopoguerra; inoltre, in tutte le opere sono presenti i bambini. La rappresentazione dell’olio è la più lavorata, perché anche all’epoca era un importante prodotto esportato in tutto il mondo.

Due degli altorilievi di Gianni Remuzzi
Due degli altorilievi di Gianni Remuzzi

Le allegorie di Remuzzi fanno riferimento all’istruzione (la madre educatrice) e all’abbondanza. L’unico altorilievo che presenta la firma dell’artista è Il varo della nave.

Passando poi al piano superiore la visita parte dallo studio del direttore, e qui è stata descritta la figura del barese Niccolò Introna, economista e direttore generale della banca, di cui non si sa molto perché la sua memoria è stata cancellata dalla storia italiana.  Questo forse perché ha lavorato durante il fascismo come direttore della Banca d’Italia ma era un fervente antifascista: ha redatto circa 80.000 documenti che sono stati letti da poco dal giornalista Federico Fubini, raccogliendoli in un libro. È importante ricordare che durante il periodo dei processi contro i nazisti. Introna portò la Banca d’Italia come parte civile lesa. In questi documenti si attesta inoltre il passaggio di cassa dell’oro e delle riserve auree dalla Banca d’Italia a Mussolini: durante il ventennio fascista le riserve auree diminuirono di circa 500 tonnellate.

Sala del Consiglio della Banca d'Italia di Bari
Sala del Consiglio della Banca d’Italia di Bari

Si prosegue poi verso la Sala del Consiglio della banca, che si riunisce una volta al mese ed è costituito da 12 rappresentanti del territorio locale, scelti dal direttore, con un mandato di 6 anni.  La sala presenta un maestoso lampadario in vetro di Murano, un soffitto a cassettoni e il pavimento realizzato in battuto alla veneziana. Particolare è un orologio senza la funzione di indicare l’ora, ma in origine il quadrante presentava 12 numeri e ognuno di quei corrispondeva ad un consigliere che durante le riunioni poteva spingere il pulsante e richiamare un addetto per qualsiasi necessità.

Lascia un commento

Top