L’Arte dell’Ascolto e del Dialogo come progetto didattico in Irene Gianeselli Cultura Libri 3 Novembre 20243 Novembre 2024 di Piero Fabris Copertina del libro La scrittura di Irene Gianeselli è aulica e scorrevole. È un’intellettuale dagli interessi plurimi che ha il merito di sapersi avventurare su sentieri culturali impervi cogliendone aspetti inediti. Sembra che più il sentiero sia difficile e più la sua curiosità e caparbietà la spingano a inoltrarsi nei campi della ricerca con passione. I suoi libri, precisi e puntuali appaiono come luminose riflessioni che spianano la strada al dialogo. Il suo ingegno di studiosa instancabile è un’offerta generosa alla collettività, anzi ai silenziosi studiosi dei giusti termini con i quali si dà voce a fatti e bisogni interiori. Un impegno, quello della Gianeselli che è frutto di rara sensibilità e senso calibrato della realtà. I suoi progetti culturali sono alimento per la coscienza critica e lei non trascura alcuna forma artistica pur di raggiungere il Nous delle questioni e condividerle con altri in incontri lasciando solchi per semi di fluorescenza. Colgo l’occasione, la data del 2 novembre, anniversario dell’omicidio di Pier Paolo Pasolini, avvenuto nel 1975 per rimandare al suo ultimo saggio intitolato: “Pasolini Maestro Ribelle” (2024, Les Flâneurs), col quale dopo i cento anni dalla nascita del poeta, regista, sceneggiatore, drammaturgo (5-3-1922; 5-3-2022) ha dato alle stampe un lavoro che si scosta dalla pessima retorica di troppi, i quali finirono per vivisezionarlo, svuotarlo e fecero del suo pensiero cenere da buttar negli occhi. Nel saggio della Gianeselli ben si evidenzia l’intento pedagogico dell’autore del “Manifesto per un nuovo teatro” in cui il Pasolini sostiene che il pubblico deve essere consapevole e deve ragionare con la propria testa; un teatro innovativo, un teatro, appunto di Parola che deve provocare e coinvolgere lo spettatore. Teatro per capire non distrarre. Teatro come strumento politico per afferrare il senso delle cose, per dissolvere la chiacchiera, il gesto, l’urlo fine a se stesso offesa e banalizzazione dello strumento comunicativo. In Pasolini il teatro si fa “rito culturale”, fulcro della partecipazione attiva sia dell’ATTO-re consapevole dell’invenzione teatrale, sia dello spettatore dotato di spirito critico. Pasolini, l’intellettuale scomodo e versatile è tra i maggiori intellettuali del Novecento, fu attento osservatore dei mutamenti disumanizzanti della società italiana dal secondo dopo guerra alla metà degli anni Settanta. È il protagonista di accesi dibattiti sul consumismo, abitudine contagiosa che trasforma in bruti, stupidi automi! Gli fu facile identificare in molti dei protagonisti del mitico ’68 dei “figli di papà”, sempre bravi a far “salotto di piazza” rivoluzionari a colpi di slogan che li faceva sentire valorosi guerrieri, eroi della rivoluzione, attori del teatrino del “sacro teppismo”, erede della tradizione risorgimentale. . Ma torniamo a Irene Gianeselli al suo romanzo: “Il movimento del ritorno” (2021) dove le vite dei protagonisti sono un esempio di possibilità per riflettere sull’improvviso cambiamento dell’essere travolto o avvolto silenziosamente dall’esperienza che può soffocare i sogni, annichilendone la visione, oppure alimentarne la consapevolezza che trasforma l’immaginazione restituendo alla coscienza una visione diversa, meno gassosa più pragmatica. E “Lo spazio intorno” (2015)? Appare come una razionalizzazione degli effetti esterni che l’esistenza delle singolarità lasciano impattandosi col mondo. Qual è il nostro significato, in un arco di tempo in cui gli atti sembrano finzioni di un’opera teatrale? Il pensiero si schiude su arie che preludono a meraviglia e poi la fuga da certi schemi soffocanti e condizionanti per rispetto della propria originalità che vuol essere incontro di voci, cioè di presenze per ritornare a un assolo che è etica, lirica dell’essere, il coraggio della libertà. E Irene Gianeselli similmente a Pier Paolo Pasolini si impegna per una didattica dell’Ascolto che si ribella al conformismo e promuove il dialogo come una “preghiera di novembre” (2017) seme per ritrovare l’umanità, corrente di talenti in sintonia verso un mondo che rispetti tutte le alterità. Irene Gianeselli IRENE GIANESELLI (1997) è Ph.D.Student dell’Università di Bari Aldo Moro. Dal 2023 è tra i membri di ESRA – trasformative and Emancipatory Adult Education Network. Si è diplomata in pianoforte al Conservatorio di Bari dopo la laurea in Magistrale in scienza dello Spettacolo e della produzione multimediale (UniBa). E’ giornalista, critica cinematografica del SNCCI, regista e attrice. I suoi cortometraggi sono stati premiati in Festival nazionali e internazionali. E’ autrice di monografie e articoli pubblicati su riviste scientifiche di settore. 3 novembre 2024
Come sei sempre Piero l’articolo è stupendo hai la rara capacità di approfondire l’argomento e di regalare una visione completa sul tema e in questo caso sull’autrice Rispondi