Bari raccontata attraverso la sua storia artistico- antropologica Arte Cultura Storia 5 Novembre 20245 Novembre 2024 di Maria Silvia Quarantafoto Francesco Guida Santa Teresa dei maschi Ieri 4 febbraio si è chiusa l’esposizione antologica della pittrice-illustratrice Nancy Gesario presso il Museo dei pigmenti colorati di Santa Teresa dei Maschi, diretto da Miguel Gomez. L’evento si è concluso ospitando l’incontro cui hanno partecipato oltre alla pittrice, il prof. Nicola Cutino, i poeti F. Paolo Lepore e Mario Boezio, Nicola Mascellaro, che ha lavorato presso La Gazzetta del Mezzogiorno come responsabile dell’archivio di documentazione. Si è voluta percorrere la storia di Bari attraverso i vari aspetti artistico- archeologici e antropologici. Dopo l’introduzione di Nancy Gesario, che ha brevemente ricordato come è arrivata ad esporre a Santa Teresa dei Maschi, quale vincitrice nel 2019 del Concorso Notti Sacre dell’Arte dal tema “Mediterraneo, terra d’accoglienza”, con il lavoro “La vita non ha frontiere-Dono indissolubile”, si sono alternate le letture di poesie inerenti i temi dei quadri esposti di F. Paolo Lepore (in arte Peter Pan) e di Mario Boezio. Il prof. Nicola Cutino citando un antico minuetto ha così presentato Bari “Ora che il cielo e il mare sono pieni di splendore vieni con me a cantare sul lungomare, vieni con me; cantano pur le stelle l’eterna loro canzone, il mare è pieno di fiammelle ed è una sublime visione. O Bari la regina sei del mare, chi ti vede mai ti può dimenticare…”. Nel descrivere Bari è importante la metodologia storica, per raccontare in modo obiettivo attraverso i documenti, come fa Nicola Mascellaro, che espone i fatti reali approfonditi e non romanzati o affrescati. Tanto c’è da dire su Bari e il prof. Cutino ha voluto partire proprio da Santa Teresa dei Maschi, spazio che ha ospitato la mostra pittorica della Gesario. Il prof. Nicola Cutino Questo luogo è tuttora una chiesa, non è sconsacrata, a croce greca cioè l’asse verticale uguale a quello orizzontale, con la cupola centrale e non come si vede normalmente sul presbiterio. Così come la si vede oggi è del 1690 e venne dedicata a San Giuseppe e Santa Teresa d’Avila; è chiamata dei Maschi perché si opponeva ad un’altra chiesa, scomparsa nel 1931 che si trovava di fronte al porto, Santa Teresa delle Donne, e lì avevano il convento annesso le Carmelitane (oggi sono ospitate tra via De Rossi e Corso Italia). La chiesa è un esempio unico di stile architettonico tardorinascimentale con richiami al barocco. All’esterno le due colonne laterali del portale, le lesene con capitelli ionici, hanno la funzione di abbellimento slanciandola. Una sua caratteristica è che l’esterno della cupola è visibile in tutto il centro storico: è a sesto acuto, quasi a punta, e sopra termina con una lanterna. Importante anche l’interno con le tele di due importanti artisti meridionali, Andrea Miglionico e Nicola Gliri. Le cappelle sono completate da nicchie con sculture e da tre paliotti, coperture di legno intarsiato con giochi prospettici ante litteram. I Carmelitani iniziarono la costruzione del loro monastero nel 1671 e la chiesa venne eretta verso il 1690. Il loro convento è lì vicino, esiste tuttora ed è ora la sede della Biblioteca De Gemmis. Con la soppressione degli ordini religiosi a metà 800, anche quest’ordine dovette abbandonare il proprio convento, che nel tempo è stato utilizzato in molti modi (carcere, luogo di recupero delle ragazze che venivano rieducate, le cosiddette oblate). Bari è città di chiese e monasteri: il centro storico ne ha oltre 45, alcune scomparse, altre devono venire alla luce; una trentina sono in parte visitabili e in parte sotterranee e tra queste 9 sono bizantine (sotto il Museo Simi; nel Castello normanno-svevo ve ne sono due e una cappella fatta costruire da Bona Sforza; sotto la chiesa del Carmine; San Marco dei Veneziani, e così via). Per Bari sono importanti anche San Gregorio Armeno, di oltre cento anni più vecchio della Basilica di San Nicola; i colonnati che corrispondono ad una delle quattro chiese distrutte per costruire la Basilica nicolaiana, custoditi nel forno Fiore. Interno della chiesa – museo Ritornando vicino a Santa Teresa dei Maschi si può vedere un San Nicola con un bambino, un coppiere, che richiama uno dei miracoli del Santo post-mortem (il Santo salva un bambino barese dai saraceni che l’avevano rapito e portato in Oriente, dove il sultano lo usava come coppiere di corte, riconsegnandolo ai genitori), ed era il segnale che in quella zona era presente un’osteria. Ma Bari si estende anche sotto: un millennio fa, ai tempi di Normanni, il piano stradale ossia quello di calpestio, non era l’attuale, ma era 4- 8 metri più in basso; per questo motivo sono presenti gli ipogei, ma non esiste un camminamento sotterraneo, perché molti tratti sono stati letteralmente sbarrati. A Barivecchia esistono i sottani, molte case entrando presentano dei gradini proprio perché in passato il piano era più in basso. Una curiosità riguarda anche la Cattedrale: le fondamenta sono minate dall’acqua e per prevenire danni alcuni architetti le hanno isolate (con le trivellazioni hanno scavato finché non hanno trovato della roccia; qui si sono fermati e sono state fatte iniezioni di cemento liquido), creando una barriera di cemento armato. Sotto la Biblioteca De Gemmis, si trovano costruzioni a dimostrazione che Bari era circondata da mura – come la muraglia che circondava tutta la città – e da muricini più interni che dividevano, oggi non visibili, i quartieri: il quartiere dei veneziani ( corrisponde a San Marco), il quartiere degli arabi ( alle spalle della Cattedrale), la zona lombarda (molti milanesi seguirono la regina Bona Sforza quando venne a Bari e qui rimasero, e a loro fa riferimento l’Arco delle Meraviglie o Arco dei Meravigli, dove i Meravigli erano la più importante famiglia milanese). Nicola Cutino, Nancy Gesario, Nicola Mascellaro e Mario Boezio Tante sono le bellezze, le tradizioni, i racconti che fanno parte della storia dell’antico centro barese, e tutte meritano di essere ascoltate perché sono la memoria storica di una città e dei suoi abitanti. L’incontro di ieri sera con il prof. Cutino ha voluto tracciare un percorso artistico-archeologico attorno alla Chiesa di Santa Teresa dei Maschi, che ha appassionato la platea chiudendo in modo magistrale la mostra di Nancy Gesario.