Per Mio Figlio: gara di bravura tra una cinquantenne e una settantenne, dive del cinema d’oltralpe. Dietro il noir, uno spietato scandaglio psicologico Cinema 21 Novembre 2016 di Romolo Ricapito Emmanuelle Devos “Moka” è un film del regista svizzero Fréderic Mermoud, poco conosciuto in Europa e che finora ha realizzato diversi cortometraggi e soltanto un altro film “lungo” . In Italia l’opera è distribuita col titolo più classico di “Per Mio Figlio“. Il titolo originale è riferito al colore marrone di una Mercedes del 1972, a due posti, che è al centro della trama e dei suoi intrighi. Emmanuelle Devos, 52 anni e Nathalie Bay,68 Per Mio Figlio attiene alla disperata ricerca della madre del film interpretata dalla francese Emmanuelle Devos, nel ruolo di una scrittrice (o presunta tale) che indaga su chi possa avere ucciso il figlioletto, investito da una Mercedes di quel modello e poi fuggito alla guida del veicolo senza prestargli alcun soccorso. La donna possiede un elenco dei vari possessori di quell’auto d’epoca corredati dagli indirizzi. Le sue ricerche s’incentrano su una matura donna bionda, descritta da un testimone come la guidatrice irresponsabile. La pellicola è un mix di generi. Principalmente è drammatica, ma in realtà cela profondi risvolti psicologici analizzati dalla sceneggiatura, che scandaglia alcune personalità, femminili e maschili. Infine è un noir, ma anche un giallo. Il tutto è ambientato a Evian, nota località sul Lago Lemano (molto visibile nel film) e a poca distanza dalla Svizzera. Infatti il personaggio della Devos è quello di una donna svizzera alla quale viene detto a un certo punto: “voi elvetici venite spesso da noi, oltrepassando il confine, perché qui la carne costa meno”. La presenza della sconosciuta nel piccolo paese desta curiosità, sospetto e diffidenza a fronte della presunta ospitalità degli abitanti. Il film poi pone un confronto tra due attrici abilissime :la già citata Emmanuelle Devos, 52 anni e Nathalie Bay, di 68. Nathalie Bay Nathalie Bay nel ruolo di Marlène splendida nella sua maturità, ha il ruolo di una profumiera che svolge anche funzioni di estetista e visagista nel piccolo villaggio in apparenza troppo tranquillo e sonnacchioso. La bellezza e il fascino dell’attrice più anziana sono straordinari, tanto che l’altra (la Devos) in una frase della sceneggiatura le fa i complimenti per l’aspetto fisico “che è notevole per una donna della tua età”. L’età non è però rivelata all’interno del dialogo, quindi in quest’unico punto la pellicola scade nel demenziale. Inutile dire che le due star francesi tengono banco, tanto da avere il nome affiancato sul cartellone. Ma esistono anche altri personaggi, questa volta maschili. Hèléne, ossia la Devos (ma quello usato è un nome per celare la sua identità: si chiama nella realtà del contesto ” Diane”) conosce anche un giovane pregiudicato col quale stabilisce un’intesa via via più profonda. Il ragazzo, che è uno spacciatore, è affascinato dalla maturità e dal mistero di Hèléne-Diane. Tra i due scoppia una complicità che è l’emblema dell’ istinto di trasgressione e di vendetta della donna. Poi c’è Michel, un ex compagno di Hèléne, il tipico francese intellettualoide che costituisce per la protagonista un collegamento col passato e infine un maestro di nuoto che è l’altro possessore della famigerata Mercedes d’epoca. Auto che ogni volta Hélène finge di volere comprare allo scopo di “studiare” i presunti colpevoli . Emmanuelle Devos e Nathalie Bay, Del film colpisce la tensione che però è data proprio dall’analisi delle ambigue psicologie degli interpreti, ma è anche un giallo raffinato oltre che classico. La bellezza del paesaggio del piccolo paese situato sul lago stridono con la cupezza di fondo, che però è celata da un’abile sceneggiatura, oltre che da una regia raffinata e precisa. C’è poi da osservare la recitazione flemmatica di Emmanuelle Devos che ha poco di naturalistico, ma molto di accademico. L’attrice comunque riesce con la rigidità del volto e dei sentimenti trattenuti (che le servono per ingannare sulla sua reale identità gli ignari comprimari) a dare una prova efficace, superata forse dalla Bay che, pur avendo un ruolo meno importante, incanta maggiormente lo spettatore. La colonna sonora nella prima parte e nei titoli di testa è inesistente, o quasi. Poi si ha la sorpresa di ascoltare uno splendido pezzo vintage come September in the rain di Julie London. Infine c’è spazio per i Notturni di Chopin e per Beethoven. Infatti il figlio scomparso della protagonista coltivava la passione per la musica classica e lo studio del violino. Tali musiche dunque risultano evocative della personalità del giovanissimo. C’è da aggiungere che il film è tratto da un romanzo di Tatiana de Rosnay che ha da poco pubblicato in Italia “Daphne”, biografia-romanzo di Daphne De Maurier e ha all’attivo anche La Chiave di Sara, altro romanzo portato con grande successo al cinema nel 2010. Tra gli interpreti maschili, Olivier Chantreau nel ruolo di Vincent, lo spacciatore che diventa amico di Hèléne e David Clavel nel ruolo del maestro di nuoto e compagno molto più giovane della Baye (trattasi di attore proveniente dal teatro, ambiente nel quale è molto attivo in patria).