Scuola. Alcune maestre baresi “polemiche” su una frase anti-bullismo di Maria Grazia Cucinotta pronunciata nel backstage di un “corto” da lei diretto Attualità Cinema 22 Novembre 201623 Novembre 2016 di Romolo Ricapito La polemica tra Maria Grazia Cucinotta e alcune maestre o presidi scolastiche baresi. La prima, che dirige in questi giorni nel quartiere di San Pio un “corto” antibullismo (“Il Compleanno di Alice”) sostiene nel video di un dietro le quinte che i docenti, a volte per non avere responsabilità, facciano finta di non vedere. Le risposte sono partite, piccate (documentate anche da un articolo su Repubblica Bari) da parte del personale di insegnanti e dirigenti di alcuni noti istituti , che invitano l’attrice e regista (del minifilm) a farsi un giro nei plessi scolastici per verificare che così non è. La polemica è locale perché la Cucinotta gira a Bari. Chi ha ragione, chi torto? Sicuramente è bene non generalizzare, ma nemmeno ignorare il fenomeno, che davvero esiste. Probabilmente in molti casi è vero che le maestre o i loro superiori non prendono i necessari provvedimenti (o usano maniere soft per non “complicare” a loro giudizio certe situazioni) magari anche perché i genitori dei punibili protesterebbero con ogni mezzo. E così per non trasformare il tutto in un “problema” che coinvolga troppe persone e famiglie, nell’opinione degli insegnanti, sicuramente una minoranza, si cerca se non di chiudere un occhio, di ovviare al tutto con la classica frase “sono cose di ragazzi”. Inoltre c’è bullismo e bullismo. A volte basterebbe una “nota” sul registro di classe (ma la fanno ancora?). Spesso poi sono gli alunni cosiddetti “difficili” ad alimentare il bullismo (cioè quelli con alle spalle situazioni familiari a rischio) creando gruppetti di piccoli molestatori (o denigratori) a danno degli alunni più timidi, o deboli. E mentre la Rai è pronta a mandare in onda un programma proprio sul fenomeno del bullismo, l’intento di Mara Grazia Cucinotta è comunque da considerarsi lodevole. Lancio un’obiezione: forse le maestre, o le presidi che hanno protestato contro la critica “bonaria” dell’attrice, lo hanno fatto per un antico retaggio che vorrebbe le “dive” del cinema come dei personaggi lontani dalla realtà, futili e in cerca di pubblicità?